Lo shopping del Cavaliere

31 Ago 2010

C’è una vecchia pubblicità che il tormentone politico ha di nuovo reso attuale. Aveva per protagonista Sofia Loren, e si chiudeva con un suo ammiccante invito: “Accattateville, accattateville..”. Ecco, è quello che Berlusconi sta facendo.

C’è una vecchia pubblicità che il tormentone politico ha di nuovo reso attuale. Aveva per protagonista Sofia Loren, e si chiudeva con un suo ammiccante invito: “Accattateville, accattateville..”. Ecco, è quello che Berlusconi sta facendo, con una campagna acquisti che gestisce direttamente, secondo una logica aziendal-militare, per riportare a casa ogni figliol prodigo che si è lasciato sedurre da Fini.  Naturalmente, all’esterno, questo si cerca di non farlo apparire Si sparge camomilla. E la Lega dà una mano, dopo che ha posto il veto all’ingresso dell’Udc nel governo, concedendo in cambio di congelare il ricorso alle elezioni anticipate. Anzi, Bossi ha messo in campo i suoi “mediatori”. E a questo punto le abbiamo viste tutte: anche la “diplomazia padana”. Magari affidata alle semplificazioni dialettiche del ministro Calderoli, quello che portava un maiale al guinzaglio a Lodi, per inquinare il sito prescelto per l’edificazione della moschea.

Come che sia, se si tratta di fare shopping, non c’è nessuno che possa sopravanzare il Cavaliere. Lui ha tutto per gli acquisti. Posti, prebende, lusinghe, minacce. Con cui provare a convincere i finiani più tiepidi, ancora restii al distacco definitivo dal Pdl, i peones del gruppo misto, preoccupati di non trovare più una candidatura, e, possibilmente, visto che la strada al partito di Casini è sbarrata da Bossi, qualche parlamentare Udc che si muove a zig zag , sensibile al richiamo berlusconiano. Il problema non è tanto garantirsi una maggioranza come che sia quando, a metà settembre, verranno in votazione, in Parlamento, i famosi cinque punti programmatici. In questa occasione, è probabile che gli stessi finiani non gli facciano mancare i loro voti. Ma il Cavaliere guarda al “dopo”: a risolvere la sua battaglia con la giustizia prima che la Corte costituzionale, il 14 dicembre, possa fargli cadere lo scudo del “legittimo impedimento”. In tempi rapidi, deve, dunque, essergli garantito un altro scudo, rimettendo mano al “processo breve”, altrimenti rischia la condanna per il caso David Mills, la “mente” delle sue società off shore. Pazienza se, per evitare il processo a Berlusconi, si provocherà la morte prematura di migliaia e migliaia di altri processi.

Batti e ribatti, dopo tante complicazioni politiche, la conclusione è sempre la stessa: come garantire gli interessi del premier. I suoi avvocati si stanno spremendo il cervello per vedere se ci sono altre soluzioni tecniche, altrettanto convenienti ma meno traumatiche, tali da avere un più facile iter parlamentare. Lui  non è convinto, però, di questo tira e molla per garantirsi il voto dei finiani. Detesta il “traditore” Fini, ma sospetta di complotti anche altrove. Diffida di Tremonti , teme di essersi messo troppo nelle mani della Lega. Ha sempre nel cassetto il pistolone delle elezioni anticipate, per la primavera prossima. Ma potrebbe essere un’arma che spara a salve: se anche il centrodestra dovesse vincere, cosa tutt’altro che sicura al Senato, la Lega ne uscirebbe più forte e il Pdl  ben più debole. Dai suoi  pasdaran, vengono dichiarazioni bellicose. Però, malgrado tutta la mitologia sul Cavaliere coraggioso, lui non ama gli azzardi. Preferisce correre quando è sicuro di vincere facile. E  oggi s’accorge di non avere più un’invincibile armata. Ci rifletta il centrosinistra.

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