Che vergogna

29 Lug 2010

Sandra Bonsanti, legata da parentela e amicizia a Giuliano Ferrara, gli scrive sulla libertà d’informazione. La famiglia, Mario, il nonno che spiegò cosa sia un giornale e come la sua vita sia così legata alla verità. A partire dal caso Fusani.

Caro Giuliano,

ti scrivo queste due righe col cuore oppresso da tristezza e sgomento. So che la mia pena è del tutto personale e che non cambierà nulla degli atteggiamenti che ti contraddistinguono in questa fase della nostra storia. Eppure non posso fare a meno di rivolgermi a te, nel nome di un’antica parentela e amicizia. Ieri sera, leggendo i resoconti della conferenza stampa di Verdini (e vedendoti al Tg1, acceso solo per seguire come avrebbero dato la notizia) ho pensato a Giovanni, tuo zio, e a Mario, tuo nonno. Agli amici ho mandato un sms per dire: per fortuna che Giovanni non c’è più….

Tuo nonno. Mentre aggredivi diffamandola Claudia Fusani, colpevole solo di fare domande, quelle “vere”, ho pensato alla vita giornalistica di Mario, interrotta brutalmente dal regime fascista e poi destinata a proseguire quasi clandestinamente con Giovanni Amendola alla vigilia del suo assassinio. Alla fine della guerra, proprio per ricordare Amendola, Mario Ferrara raccontò in uno splendido intervento (poi pubblicato sul Mondo di Pannunzio) cosa fosse un giornale e come la sua vita sia legata inscindibilmente con la verità: i guasti che i diffusori d’inganni possono produrre sono gravi e possono portare alla fine della libertà.

Da quello che capisco, tu preferisci ai liberali scomodi e minoritari di allora gli spiriti piduisti, preferiresti la compagnia di fratelli nella P2 come Calvi o Sindona o Gelli. O Silvio Berlusconi.

Giovanni tu lo hai conosciuto bene. Sapeva anche essere impulsivo secondo il temperamento focoso di voi Ferrara. Ma aggredire una giornalista che sta facendo il suo mestiere, diffamarla sulla base di insinuazioni volgari, Dio, che pena… Che vergogna, caro Giuliano.

Tu, di liberale non hai assolutamente niente, non sai cosa significhi libertà se non quella che è cara al tuo capo e cioé la libertà d’insulto e di fare quello che piace e serve a se stessi.

Penso alle cose che diceva tuo padre, che pure non veniva da una scuola di libero pensiero. Penso ai tanti amici che si riunivano in via dell’Orso, penso sì a un pezzo della mia vita e soffro per te. Sbaglio, non ho alcun titolo per sentirmi così offesa e scusa questa intrusione nella tua vita. Cercherò di non farlo più.

Sandra

La solidarietà di LeG a Claudia Fusani

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