Dopo il Consiglio dei ministri che ha discusso delle modifiche dell’articolo 41 e 118 della Costituzione, Berlusconi va al Quirinale per proporre al capo dello stato la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’Attuazione del Federalismo. E sì che aveva promesso “un governo di 12 ministri, di cui 4 donne“. Oggi sono 23, con quest’ultima proposta salirebbero a 24. Qualcuno nella Rete se ne è accorto: il Popolo della Libertà si riserva però sempre la libertà di fare quel che gli pare…
Bulimia di potere.i famosi numeri. e che numeri!
la cosa triste , enormente triste, è che dopo tutti i numeri sparati ,per rubare assenso e continuare eternamente a rubarlo , in una campagna( di gerra) elettorale continua, quando “la gente” si accorgerà di quel “corpo”, ne rimarrà accecata dalla rabbia.allora stravincere risulterà perdente e quello stesso popolo accecato,cercherà un altro corpo per continuare ad accecarsi meglio, facendo finta di cambiare come nel 94.a meno che ci sia qualcuno che finalmente farà sentire che il numero ha una sua essenza senza possibilità di trucco o tradimento.una sua qualità di speranze a nutrire gli italiani, fare i numeri, non darli , così il loro voto.
pure un ladrone condannato per falso in bilancio e finanziamento illecito.
ops! pardon: il falso in bilancio non è più reato e il finanziamento illecito è prescritto.
un uomo di specchiata onestà come il presidente del consiglio
Snellezza a parte, anche Prodi aveva aumentato i dicasteri. Poi, Berlusconi, aveva stigmatizzato la pletora e ‘promesso’ (così come sa promettere lui) che li avrebbe ridotti per mantenere bassi i costi della politica.
Ma conosciamo il personaggio e ora non ci meravigliamo più di tanto: se ci meravigliamo è finzione, anzi, quasi un gioco dei ruoli in cui cadiamo scioccamente.
Ma mi preme invece far notare che il meccanismo della pletora politica appartiene a tutta la politica, di qualsiasi colore sia.
Il potere politico crea dipendenza; è il potere dei cretini (credo), perchè il politico crede che il rispetto che si tributa alla sua carica sia in realtà tributato alla persona (e oggi che le istituzioni hanno un gran mal di pancia, è sufficiente che uno abbia una minuscola carica per credersi un dio).
Il politico non sa dimettersi, non sa rinunciare alla piccola/grande vanità, alla presunzione di essere qualcuno.
Questo, ahimè, sia a destra che a sinistra che al centro.
Ho ammirato moltissimo quel presidente di provincia uscente, che, durante le nuove elezioni, alla domanda su che cosa avrebbe ora fatto, ha risposto: Già oggi sono stato dal mio preside per riprendere il mio lavoro.
Quello era un Vero Uomo, che ha un suo lavoro, una identità, un vero posto nella società.
Silvana