Sparare a zero sulla Costituzione

16 Giu 2010

Dimostrando di avere poca dimestichezza con i testi di legge, il Cavaliere attacca pm e Consulta “perché sono di sinistra” e bocciano le leggi fatte dal governo di centrodestra. In verità, la decisione sulla legittimità di una legge spetta a un giudice, non al pm

Vuol riformare la Costituzione. “Vaste programme!”, avrebbe commentato il generale De Gaulle. E un proposito che, in condizioni normali, si potrebbe persino condividere. Certamente, la Costituzione vigente bisognerebbe innanzitutto conoscerla per benino. E se si riveste un ruolo costituzionale, c’è l’aggravante. Direbbe un comico d’oggi: se non la sai, salla! Il presidente del Consiglio ha rimesso il disco della Costituzione che non gli conferirebbe alcun potere. Non sa come fare, non può governare, si lamenta; e minaccia o promette di andare in quiescenza.

Ignaro di legge, il dottore in legge Silvio Berlusconi sostiene che i “pm di sinistra” (intesi come i magistrati della pubblica accusa che tifano, si presume, per Che Guevara) non gradiscono le leggi approvate dal centrodestra e “fanno ricorso alla Corte Costituzionale” che, manco a ripeterlo, è composta in maggioranza da giudici di sinistra”.

Per Berlusconi, il meccanismo è semplice: il pm “comunista” parla al giudice comunista della Corte e la Corte abroga la legge. Fosse così, ci saremmo già da tempo liberati di Berlusconi, abrogandolo con una velocissima procedura. Infatti, così non funziona. Il presidente del Consiglio avrebbe bisogno di una “ripassata”. Magari invitando a cena i giudici costituzionali Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano.

Il fatto è che l’abrogazione di una legge può avverarsi secondo differenti percorsi. Intanto, una legge successiva può modificare una legge vigente. E questo lo fa il potere legislativo, cioè il Parlamento. Poi, esiste la possibilità di dichiarare incostituzionale un provvedimento legislativo: e qui ci sono due strade, il referendum abrogativo (Berlusconi ne dovrebbe sapere qualcosa dal momento che un voto popolare nel 2006 bocciò, giustamente, una pessima riforma della seconda parte della Costituzione) o la decisione di sollevare una questione di legittimità costituzionale nel corso di un processo. Il diritto di compiere questo passo spetta a una delle parti in causa o al pubblico ministero.

Ma attenzione: la legge 87 del 1953 specifica che la decisione sulla “non manifesta infondatezza” della questione di legittimità spetta non già al pm bensì al giudice di quel processo, che può respingerla o accoglierla. E solo a questo punto la decisione passa alla Consulta. Ne consegue che non sono i “pm” ad avere in mano il pallino, come sostiene il Cavaliere che sogna la pensione. In questo nuovo status di pensionato, tra i viali di Villa Certosa e l’occhio vigile ai nipotini sgambettanti tra i cactus, Berlusconi potrebbe, finalmente, studiare Costituzione e leggi correlate.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.