Perché votare: la naturale partecipazione alla convivenza sociale

08 Giugno 2024

Niccolò Nisivoccia Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Open Days at the European Parliament in Strasbourg

Perché votare, a queste elezioni? Ma per lo stesso motivo per cui occorre votare sempre, in tutte le occasioni in cui siamo chiamati a farlo: perché il fatto stesso di vivere dentro una società ci impone di partecipare alle sue sorti. E l’esercizio del diritto di voto è la forma minima di partecipazione politica alla quale dobbiamo sentirci chiamati dalla convivenza sociale.

Nessuno può sentirsi costretto all’impegno politico attivo, o sentirsene imputare la mancata assunzione: questo è ovvio. Ma la partecipazione è un’altra cosa: è l’assunzione di una responsabilità individuale. E cos’è la politica, se non una dimensione collettiva dell’esistenza a partire da una responsabilità individuale? Non esiste responsabilità collettiva e politica, in altri termini, che non sia in primo luogo individuale e personale: perché alla fine tutto si tiene, o dovrebbe tenersi, in un solo respiro.

Che ci piaccia o no, del resto, tutto ciò che facciamo contiene implicazioni politiche. Ogni faccenda umana, dicono i versi di una celebre poesia di Wisława Szymborska, “ha una valenza politica”: anche “ciò di cui parli”, scrive Wisława Szymborska, così come “ciò di cui taci”, e quindi le nostre parole come i nostri silenzi, i nostri gesti come le nostre omissioni. La nostra stessa vita, insomma, e perfino il nostro stesso corpo – tutto è politico: anche “i tuoi occhi”, o “la tua pelle”. E tanto vale prenderne atto, allora. Tanto vale partecipare direttamente e consapevolmente, senza cercare alibi né nascondigli; senza delegare ad altri la responsabilità che ci spetta. 

La Storia fa sempre il suo corso, in ogni caso. Com’è ovvio e giusto che sia. Non si nasconde, la Storia: non cerca vie di fuga né le consente, ed è inevitabile che provochi dolore e sofferenze. Perché mai dovremmo credere di poter andarne esenti, noi? O di non procurarne? “Innocenza”, che bella parola: ma è solo un suono, un soffio d’aria, una rima. Nessuno è innocente, nella battaglia; ed è semmai vile chi pretenda di esserlo osservandola da fuori.

Esistono poi mille ragioni anche per votare in un certo senso anziché in un altro. Ma questo è già un altro discorso.

Nato a Milano nel 1973. Avvocato e scrittore. Svolge attività di docenza presso l’Università degli Studi Milano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore e di relatore in convegni e seminari.

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