7 ottobre, La via Maestra: insieme, in tanti, per la Costituzione

Questo contenuto fa parte di uno speciale Via Maestra

di Maria Paola Patuelli, Circolo Libertà e Giustizia Ravenna

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Memorabile. Una parola che sabato nel tardo pomeriggio, mentre ascoltavamo le ultime battute dell’intervento di Maurizio Landini, segretario della Cgil, risuonavano nella nostra memoria. Era il commento sintetico ed efficace che Paul Ginsborg, un intellettuale pubblico, come lui si definiva, e del quale sentiamo molto la mancanza, pronunciava ogni volta che andava bene una nostra mobilitazione.

Esempi. In piazza San Giovanni gremita di girotondi che provenivano da tutta Italia, il 15 ottobre 2002. Fu una risposta enorme – eravamo un milione – all’allarme lanciato da Francesco Saverio Borrelli, RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE. In pericolo era l’indipendenza della Magistratura, forte era lo sconcerto per bavagli annunciati, e attuati, alla stampa, per il disprezzo manifestato in più occasioni dal governo di Berlusconi per la Costituzione. Perché il disprezzo? Perché i poteri, la Costituzione, li vuole “limitare e controllare”, e perché ogni persona, ovunque si trovi, in una fabbrica, in una scuola, in un ospedale, ha diritti, scritti in Costituzione, e doveri di solidarietà.

Tanti altri furono i giorni che definimmo memorabili. Nella primavera del 2003, al Circo Massimo, in tre milioni, con la CGIL, per difendere lo Statuto dei diritti dei lavoratori. Memorabile la mobilitazione referendaria che facemmo, con il referendum del 2006, per difendere la Costituzione dalla aggressione berlusconiana. Memorabile, nell’ottobre del 2013, la grandiosa manifestazione promossa da Libertà e giustizia, a Roma, sul tema La Strada Maestra, la Costituzione. Eravamo centinaia di migliaia. Memorabili e entusiasmanti, anche allora i discorsi, nel palco in piazza del Popolo, di Sandra Bonsanti, di Gustavo Zagrebelsky, di Alessandro Pace, di Lorenza Carlassare, di Stefano Rodotà. Ricordo che Zagrebelsky, in un breve incontro prima di salire sul palco ci disse “Non ci faremo spiaggiare”.

E per noi, a Ravenna, memorabile una serata per difendere di nuovo la Costituzione da una aggressione renziana, nel novembre del 2016. Sullo stesso palco Lorenza Carlassare, Maurizio Landini, Tomaso Montanari. Sala del Pala Congressi strapiena. Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e la FIOM CGIL di Ravenna promossero la serata. Cultura e lavoro insieme, per la Costituzione. Carlassare e Rodotà non sono più con noi. Sentiamo molto la loro mancanza. Ma non siamo soli. Intellettuali pubblici di grande valore lavorano con noi, con scrupolosa sapienza, e non solo nella aule universitarie.

Non segnalo altri momenti memorabili, dopo quella serata del 2016, se non l’importante manifestazione per la pace del 5 novembre 2022, a Roma. Anzi, spesso ci assillava un interrogativo. Cos’altro deve accadere, perché si venga richiamati a una diretta e visibile partecipazione noi, donne e uomini, appartenenti al “popolo sovrano”, un “popolo” che si vede sottrarre ogni giorno diritti sociali e civili? Ci stavano spiaggiando? Ci facciamo spiaggiare? Un interrogativo che si pongono, da anni, associazioni, laiche e cattoliche, comitati, reti di volontariato, intellettuali pubblici, con iniziative, assemblee, convegni, pubblicazioni.

Oggi, un nuovo interrogativo. Cosa ha scosso una scena pubblica troppo ripiegata su se stessa o impegnata in rituali inefficaci, incapace di reagire con forza a minacce crescenti e aggressive, che indeboliscono la tenuta democratica? Forse, è stato l’esito delle elezioni politiche del settembre 2022, vinte da una minoranza, con una legge elettorale incostituzionale – grave colpa anche di forze politiche che ora sono in minoranza -, che toglie forza alla rappresentanza e induce all’astensionismo? La vittoria di chi aveva in programma nuovi violenti stravolgimenti costituzionali e riforme che aumentano le disuguaglianze, è stata per noi un disastro, un doloroso disastro.

Allora, forse e finalmente, un risveglio, che ha portato il più grande sindacato italiano, la CGIL, e più di 100 associazioni, a dire “facciamoci sentire”. Con un Manifesto di ragioni e proposte che non sono solo dei NO, ma che sono la sintesi della Costituzione. E ritorna il grande motto del 2013, con una minima modifica, La Via Maestra, ed una importante aggiunta, Insieme per la Costituzione.

All’inizio del viaggio verso Roma, molte e molti di noi, di varie associazioni, Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna, Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della Provincia di Ravenna, Salviamo la Costituzione, Libertà e Giustizia, Libera, nel bus 7, con un simpatico e bravo giovane della CGIL che ci coordinava, dal nome importante, Michelangelo, eravamo di animo lieto, con la grande attesa, e speranza, di una grandissima partecipazione. Ma i nostri smartphone ci raggiungono con una notizia tragica, la guerra fra palestinesi e israeliani sta esplodendo. Terrorismo o guerra? Alternativa in ogni caso tragica. Ma, con amiche insieme in viaggio, ragioniamo e concludiamo. È un nuovo, tremendo, capitolo della terza guerra mondiale in corso. Chi impugna le armi ha ragioni opposte, ma le armi parlano tutte la stessa lingua. Una lingua vecchia che mai ha risolto nulla.

Avere poi visto, a Roma, tante bandiere della pace e striscioni contro la guerra, ci ha confermato che a piazza San Giovanni sono arrivate tutte le ragioni per le quali con ostinazione da più di venti anni ci stiamo impegnando. Inoltre, nel nostro bus 7, una presenza ci parla di quanto il nostro mondo e le nostre buone ragioni si siano, nel tempo, allargate, arricchite. Eravamo insieme a molti lavoratori della CGIL, immigrati di varia provenienza, che portavano orgogliosamente bandiere, berretti, magliette rosse. Nel nostro bus 7 il mondo c’era, le generazioni c’erano.

Quante donne e uomini hanno risposto alla chiamata, sabato 7 ottobre? Camminando nel corteo, ci pareva di essere in un numero sconfinato. Una umanità allegra e pacata, spesso ironica. Oggi sentiamo di parole sessiste contro Meloni. Un deprecabile caso isolato, non certo la cultura che si respirava nella nostra piazza. Nessuna situazione difficile o concitata. Un rabbia detta con forza ma calma. Una appassionata partecipazione ha accompagnato i discorsi dal palco. Abbiamo potuto ascoltare direttamente molti interventi, non tutti, tanto lungo era il nostro corteo. Applausi intensi a don Ciotti, con la Costituzione contro la povertà e per la giustizia, a Giuseppe De Marzo, giustizia sociale e ambientale debbono procedere insieme, a Gustavo Zagrebelsky, di nuovo in piazza con noi, ai giovani studenti, al sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che evoca un nuovo referendum popolare per fermare l’autonomia differenziata, se sarà necessario. Musica per le nostre orecchie. , molto applaudito. Condanna Hamas, ma chiede l’autodeterminazione per il popolo palestinese. Chiede con nettezza il salario minimo, molto presente nelle parole d’ordine dei cortei. Ed è sollecitato più volte e in vari momenti “Sciopero generale!”, che Landini non esclude.

Eravamo duecentomila, come abbiamo letto in molti commenti? Non saprei. Abbiamo esperienza di molte manifestazioni a Roma. L’impressione del bus 7 è che fossimo in numero maggiore, e non di poco. In ogni caso, era una piazza non solo sociale, ma politica, molto politica. Un messaggio di forte sintonia fra “popolo sovrano”, che è tale se non si sottrae alla partecipazione, e associazioni che lo hanno convocato in piazza. Moltissime associazioni. Finalmente. Prova tangibile che non sono “spiaggiate”, ma si muovono, vive. Una politica che – è l’impegno di chi era sul palco e di chi era in piazza – non può concludersi in piazza San Giovanni, come è accaduto troppo spesso in un passato non lontano.

Anche in Romagna abbiamo lavorato e lavoriamo per questo. 35 associazioni hanno dato vita al Comitato romagnolo La Via Maestra. Vedremo nelle prossime settimane e mesi se saremo all’altezza del messaggio politico di sabato 7 ottobre. E se i partiti di opposizione e le Istituzioni che hanno appoggiato il Manifesto La Via Maestra lavoreranno con noi, e come, nella via intrapresa.

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