La Costituzione è ancora un bene comune o no ?

07 Feb 2019

Il referendum che ha bocciato le modifiche della Costituzione targate Renzi è del 4 dicembre 2016, eppure sono in arrivo nuove proposte di modifica. E’ un virus che colpisce chi entra a palazzo Chigi? L’Italia è in recessione, il governo dovrebbe dedicarsi a questo grave problema, invece pensa a modificare la Costituzione. Presentare le modifiche separatamente, o come attuative, non riesce a nascondere la logica che le lega, puntando a modificare l’assetto istituzionale definito dalla Costituzione, con il rischio di aprire ad altri, più pesanti rivolgimenti.

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Referendum propositivo. Potrebbe essere un arricchimento della partecipazione dei cittadini ma la legge proposta, anche se migliorata, non riesce a nascondere il peccato originale: la contrapposizione tra democrazia rappresentativa (il parlamento) e diretta (il referendum). Altro sarebbe costruire una sinergia, ma il nucleo forte è l’opposto.

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Riduzione dei parlamentari. La riduzione è motivata solo con la diminuzione dei costi, mentre il punto principale è il ruolo di rappresentanza che il parlamento deve svolgere. Senza dimenticare che la maggioranza giallo verde ha la responsabilità di avere usato decreti e voti di fiducia come i predecessori e per di più di avere costretto deputati e senatori a votare la legge di bilancio senza conoscerla e poterla modificare. Il governo aveva aperto un aspro conflitto con la Commissione Europea sulla legge di bilancio e all’improvviso ha deciso un repentino dietro front, cambiandola in profondità per adeguarla all’accordo con la CE, costringendo il parlamento a votare il nuovo testo senza leggerlo né modificarlo, a scatola chiusa. Certo, i parlamentari hanno subito il diktat del governo perchè in realtà sono sostanzialmente nominati dall’alto e non rispondono del loro operato ai cittadini.

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Per questo la priorità da affrontare, prima di parlare di modifiche della Costituzione, è la legge elettorale, che dovrebbe essere rivoluzionata, restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i loro rappresentanti in parlamento. Per la Camera a Cagliari ha votato solo il 15 % e questo squaderna la contraddizione tra proposte come il referendum propositivo, che dovrebbe fare partecipare i cittadini, e una legge elettorale che invece con certezza li allontana dal voto.

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La riduzione del numero dei parlamentari alzerebbe anche la soglia elettorale, facendo strage delle formazioni più piccole, riducendo rappresentanza e qualità. Obbligo di mandato per i parlamentari, modifica della Costituzione che toglierebbe loro la possibilità di decidere come votare.

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Decentramento di poteri e soldi alle Regioni. Interpretando l’articolo 116 nel modo peggiore il decentramento di poteri e soldi alle Regioni targato Lega può compromettere diritti costituzionali fondamentali come il diritto all’istruzione, alla salute, al lavoro, alla previdenza, ecc.

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Non è un mistero che la richiesta di maggiori poteri mira a riportare soldi nelle aree più ricche togliendoli inevitabilmente a quelle che più ne hanno bisogno. I diritti costituzionali diventerebbero così diversi da regione e a regione. E’ grave che si parli di decentramento senza prima avere definito cosa sono e come vengono garantiti i diritti fondamentali delle persone in tutto il territorio nazionale.

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Per di più è stata fatta una trattativa separata del governo con le singole regioni, senza coinvolgere le altre e le leggi attuative degli accordi non potrebbero essere modificate dal parlamento ma solo approvate a scatola chiusa. Senza dimenticare che queste leggi potrebbero essere modificate solo con l’accordo delle regioni interessate, né potrebbero essere sottoposte a referendum abrogativo. Così parte del bilancio dello stato e del personale passerebbero alle Regioni, prefigurando ad esempio sanità e scuola diverse da regione a regione, mettendo in crisi questi ed altri capisaldi dell’unità nazionale.

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Ce n’è abbastanza per denunciare che la Costituzione è sotto tiro. E’ evidente che c’è un disegno di insieme e che tuttora vengono sottovalutati gli effetti sconvolgenti che potrebbe avere. Dopo modifiche di questo spessore nessuno si dovrà meravigliare se qualcuno rilancerà il presidenzialismo e a quel punto il tentativo di snaturare la nostra Costituzione farà un salto senza ritorno.

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Profezia negativa? Meglio pensarci ora, prima che sia tardi. Le energie che si sono mobilitate per il referendum del 2016 debbono riprendere l’iniziativa con una richiesta di fondo: fermatevi, cambiare la Costituzione è un atto grave. In ogni caso ai cittadini va garantito il diritto di votare con il referendum previsto dall’articolo 138. Nel 2011 la modifica dell’articolo 81 è stata approvata con i 2/3 dei parlamentari proprio per impedire il referendum, non deve ripetersi.

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www.jobsnews.it, 1 febbraio 2019

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