Libertà e Giustizia sa benissimo quali sono le coordinate su cui muoversi:
1. Attenzione alle minacce al vivere civile, come noi lo concepiamo, sui singoli temi che ci stanno a cuore
2. Sostegno a coloro che nella società civile e nella società politica operano secondo la nostra visione della buona politica e della “vita buona”.
3. Attenzione, tuttavia, a non confondere LeG con nessuna forza, partito, movimento politico. Non siamo quinte colonne o fiancheggiatori. Dunque nessuna “benedizione” ufficiale a questo o quello.
4. Invece, possibilità di indicare, nelle elezioni – penso soprattutto a quelle amministrtive prossime -, candidati che ci sembrano vicini alle nostre posizioni sui problemi che rientrano nella nostra vocazione, senza per questo “affiliarci” a nessuno.
5. Piena libertà per ciascuno di noi di fare le proprie scelte e, quindi, di partecipare alla vita politica in senso stretto, purchè questo non impegni LeG e le posizioni in quell’ambito siano rigorosamente ascrivibili ai singoli che le assumono e non all’Associazione.
Mi permetto di aggiungere: il referendum si è svolto e si è concluso con il nostro grande impegno e con un esito soddisfacente. Abbiamo dato un notevole contributo. Tuttavia, mi pare che dobbiamo evitare ogni trionfalismo. L’esito è dipeso forse più e soprattutto dagli errori altrui. Abbiamo le nostre ragioni d’esistere che abbiamo fatto valere ma non gonfiamoci oltre misura. Siamo un granello di senape e non di più.
(*) Il testo è stato letto all’assemblea dei soci di Libertà a Giustizia, che si è tenuta a Bologna l’11 marzo scorso.