La nomina di Greco divide il Csm, sede è vacante da novembre

15 Aprile 2016

Liana Milella

 

 Roma. Pomeriggio di fuoco al Csm. Tra la scelta del procuratore di Milano, l’ufficio inquirente più in vista d’Italia, e la mossa del vice presidente Giovanni Legnini sulle intercettazioni che studia un manuale di comportamento per tutti gli uffici e “ruba la scena” al governo e a chi vuole una nuova legge a tutti i costi. Legnini bacchetta anche i giornalisti per «le frequenti e indebite divulgazioni di conversazioni estranee ai temi di indagine e relative alla vita privata di cittadini spesso neanche indagati».

Legnini spezza una giornata in cui domina Milano. Dal “primo” voto della quinta commissione – decide gli incarichi direttivi, la presiede Lucio Aschettino della sinistra di Area – dopo ben 5 mesi dalla pensione, volutamente anticipata, dell’ex capo Edmondo Bruti Liberati. Dopo 180 giorni, dopo discussioni infinite tra le correnti, la commissione si divide in tre pezzi. Francesco Greco, l’attuale procuratore aggiunto noto esperto di reati economici, conquista tre voti, quelli di Aschettino e del collega di corrente Valerio Fracassi, e quello dell’avvocato Paola Balducci, tra i laici del centrosinistra. La relatrice Elisabetta Alberti Casellati, ex senatrice di Forza Italia, sceglie come suo candidato Giovanni Melillo, oggi capo di gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando, ex procuratore aggiunto a Napoli e toga di Area. Casellati lo sceglie in segno di «discontinuità » rispetto a una gestione tutta milanese (Borrelli, D’Ambrosio, Bruti). Accade così che Melillo, presentato come la carta vincente del governo, incassa invece i voti dell’opposizione. E siamo al terzo candidato, Alberto Nobili, oggi semplice pm a Milano dopo 8 anni di guida dell’Antimafia lasciata per limiti di tempo. Lo vota Claudio Galoppi di Magistratura indipendente. A sorpresa, si astiene Massimo Forciniti, di Unicost, dopo un intervento del capogruppo Luca Palamara che invitava a scegliere «il candidato di qualità e a non negare la storia giudiziaria del Paese», interpretato come un assist per Greco, ma anche quello di Saro Spina, sempre Unicost, che opta per Nobili. In commissione Piergiorgio Morosini, Fabio Napoleone, Nicola Clivio, tutti di Area, parlano per Greco.

A questo punto la partita è nelle mani di Unicost. Parlano i numeri. Al Csm sono in 26. I 7 di Area votano per Greco, per lui il “davighiano” Aldo Morgigni, sicuri Balducci e il costituzionalista Renato Balduzzi, come il grillino Alessio Zaccaria. Per Greco anche il presidente Legnini, che di solito non vota. Dubbioso l’ex sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani, che lo ha detto in commissione. Se 4 dei 5 consiglieri di Unicost votano per Greco, sarà lui il procuratore di Milano. Perché a Nobili andrebbero i 6 voti di Mi, forse quelli dei 3 laici del centrodestra, se dovessero lasciare Melillo, forse quello del presidente della Cassazione Giovanni Canzio che, stando a Radio Csm, preferirebbe un procuratore di rottura rispetto alla gestione di Bruti Liberati. Imprevedibile il voto del pg della Suprema Corte Pasquale Ciccolo. Plenum decisivo tra una settimana.

Intanto Legnini si smarca sulle intercettazioni. Passa la sua proposta di affidare alla settima commissione il compito di trasformare in un’ordinanza valida per tutti gli uffici il contenuto delle scelte già fatte da Roma (Pignatone), Torino (Spataro) e Napoli (Colangelo) in altrettanti testi sull’uso delle telefonate. Plauso generale dalla politica (da Ferranti a Casson, passando per Malan). A questo punto, se il Csm dirama davvero una direttiva per tutte le procure, Renzi e i suoi possono anche rinunciare a una legge. Pulite, ha ottenuto tre voti. Un voto a testa per Giovanni Melillo (in alto) e Alberto Nobili.

 

Repubblica, 15 aprile 2016

 

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