Le dichiarazioni di Gustavo Zagrebelsky (pubblicate in questo sito) sono inequivocabili. Acquistano valore ulteriore se lette il giorno dopo che il Senato – con il voto di 179 avventurieri (solo così possono essere chiamati, se riteniamo di essere cittadini italiani che rispettano e osservano la Costituzione del 1948 ANCORA VIGENTE) – ha fatto passare lo stravolgimento dell’ordinamento repubblicano disciplinato dalla seconda parte della regola fondamentale dell’Italia democratica.
Gli appelli alla riflessione, condivisibili in toto, non bastano più. Soprattutto non bastano se destinati a chi non ha voluto sentire – laddove aveva ed ha il potere di decisione “in rappresentanza” del popolo italiano – quale vitale valore democratico sta per essere cancellato con la “controriforma” della Costituzione. Zagrebelsky, dice in finale quello che tutti noi cittadini dobbiamo ascoltare e abbiamo il dovere di tradurre in azioni concrete di opposizione a questo disegno eversivo:
“I TEMPI DELL’IMPEGNO VERRANNO QUANDO SARANNO CHIAMATI I CITTADINI A ESPRIMERSI, SARANNO DURI E IMMINENTI. ALLORA SARÀ UN’ALTRA STORIA”.
Un’altra storia va avviata adesso, da noi cittadini coinvolgendo i concittadini che ancora non capiscono, per disinformazione e falsificazione della realtà, quale pericolo tutti noi stiamo correndo se quel disegno di legge costituzionale, scritto da incompetenti, ignoranti ma soprattutto “esecutori di progetti altrui”, diventasse la “nuova” Costituzione.
Abbiamo tutti un dovere: difendere la democrazia.Occorre far capire e coinvolgere l’unico soggetto legittimato a decidere se questa “controriforma” ha titolo a cambiare lo Stato democratico in cui viviamo: questo soggetto si chiama popolo sovrano, come sempre ricorda l’art. 1 della Costituzione del 1948. Un saluto a tutti
15 Ottobre 2015
Illustre Silvia Manderino,
noto che è arrivata anche lei, con troppo, troppo ritardo, alla conclusione che “gli appelli non bastano più”, come ho ripetuto enne volte anche a lei!
Un ritardo talmente largo che ormai non saranno più sufficienti neppure i referendum.
E il renzismo trionferà nonostante tutto il nostro strenuo, ma troppo tardivo impegno: difficile rimettere il dentifricio dentro il tubetto!
Troppi sono gli armamenti mass-mediatici a disposizione del PdC, troppi quelli al seguito , tante le pseudoriforme “portate a casa” in una frenesia del fare “purchessia” da offrire in pasto, con la riconosciuta sua ablità comunicativa propagandistica, a quella parte maggioritaria della Cittadinanza molto vulnerabile al plagio mediatico del potere costituito, e spostare consensi all’azione del governo.
E’ facilmente immaginabile la sua sarcastica ironia nel definire “gufi, frenatori, conservatori, parrucconi” e similia da ogni schermo o twit che sia.
E non può essre la piccola parte della Cittadinanza sensibile alla qualità della democrazia, ai diritti, alla conservazione dello Spirito Originale ed Autentico della Costituzione a fermare il rullo compressore: in democrazia uno vale uno e Razzi vale quanto Rubbia sia in Senato che nelle urne del referendum. Ma di premi Nobel ne abbiamo 2 e di Razzi milioni.
Difendere la democrazia significa difendere con azioni concrete ed efficaci i diritti dei cittadini calpestati dalle centinaia di migliaia di provvedimenti illegali emessi ogni anno dai pubblici poteri e contestare duramente le idee malsane messe in circolazione dai privilegiati e dai servi dell’oligarchia criminale che ha realizzato la Repubblica del privilegio e del malaffare. L’idea che allontanare dalle pubbliche istituzioni incompententi e corrotti sia complicato (Alfonso Sabella a Piazzapulita del 15.10) e quell’altra che predica l’incensurabilità dell’attività giurisdizionale (presidenti Ciampi e Napolitano, CSM) sono due delle molte tesi fuorvianti, sostenute non sempre in buona fede, che favoriscono la Repubblica del privilegio e del malaffare.
Sig. Palese,
esiste una cruda realtà che rende difficile e complicato “…allontanare dalle pubbliche istituzioni incompententi e corrotti.. “: l’occupazione del Parlamento, luogo-istituzione da cui tutto discende, di una larga mediocrità di “corrotti e corruttibili nella disponibilità del miglior offerente”!
Mentre il rigore morale e culturale, occupante normale e natuirale della istituzione principe di ogni democrazia, è stato emarginato dalla politica e dalle istituzioni e costretto a vagolare per piazzette e teatri nel tentativo di mantere in vita il proprio seme.
E ci siamo lasciati sfuggire di mano, disgraziati, la possibilità di invertire questa grave anomalia, giacchè ancora nel dic. 14, I. Diamanti pubblicava un’indagine demoscopica della Demos, che rilevava come il 97% della Cittadinanza disprezzava la casta e rifiutava la sua offerta politica e il 95% non aveva alcuna fiducia nel Parlamento: sarebbe bastata una risata, o meglio un peto, per cancellarla da presente e futuro della Repubblica!
97% ormai corroso dalla spregiudicatezza e dall’abilità comunicativa e propagandistica del PdC, verso la vulnerabilità di larga parte della Cittadinanza al plagio mediatico del potere.
E ci resta solo l’irrazionale speranza che il futuro smentisca le nostre razionali paure!
In un moderno Paese democratico, quale noi riteniamo che l’Italia debba continuare ad essere nonostante i continuati attacchi eversivi della controriforma tentata invano da Berlusconi nel 2006 e da Renzi e Verdini adesso – nell’orgia di hybris cui abbiamo assistito increduli -, si impone che il contrasto sia regolato da razionali e ragionevoli percorsi, già previsti – tra l’altro – dall’art 138, secondo comma, della Costituzione repubblicana del ’48.
E la decisa e inequivoca posizione assunta da Zagrebelsky esprime proprio questo concetto. Qualsiasi altro percorso, quale quello di “chiamata alle armi” (ancorché metaforica), suggerisce imprudentemente una soluzione simile a quella di chi commette un crimine per contrastare un altro crimine.
La mobilitazione propugnata da Zagrebelsky, e di cui già molte organizzazioni di un vasto popolo di diverse estrazioini poltiche e culturali, oltre naturalmente a LeG, si stanno facendo promotrici, è il percorso corretto perché un popolo indignato e offeso espunga gli eversori à la Gelli fuori dalla scena politica.
Sig Palinuro,
il prof. Zag ha detto anche questo:
“La Costituzione vive dunque non sospesa tra le nuvole delle buone intenzioni, ma immersa nei conflitti sociali.
La sua vitalità non coincide con la quiete, ma con l’azione.
Il pericolo non sono le controversie in suo nome, ma l’assenza di controversie.
Una Costituzione come la nostra, per non morire, deve suscitare passioni e, con le passioni, anche i contrasti.
Deve mobilitare”
E non credo che perdere “in modo c
E personalmente non ho mai suggeriro azioni con “forconi e bastoni”, ma soltanto l'”esercizio della Sovranità Popolare” nei limiti e nelle forme, anche se ai loro estremi, della Costituzione.
E non credo che perdere dopo “…un percorso corretto…” formalmente perfetto, attenui la sofferenza. Perchè sicuramente lei saprà che solo una minoranza della Cittadinanza è capace di sintesi e analisi autonome ed in grado di difendersi dal plagio mediatico del potere e dall’efficacia comunicativa del PdC.
Caro Barbieri,
credo si stia dicendo la stessa cosa. Anch’io so bene cosa siano concetti come lotta di classe e conflitto sociale e come questi – e le azioni conseguenti – siano indice di vitalità di una società non lobotomizzata, mai sopprimibili, sempre auspicabili.
E l’azione che Zagrebelsky ed altri propongono tende proprio a svegliare l’intelligenza e la coscienza critica di un popolo in gran parte mediaticamente plagiato dal “potere e dall’efficacia comunicativa del PdC”, usando la leva del conflitto sociale finalizzato al recupero di quei pesi e contrappesi – presenti nella Costituzione repubblicana del ’48 – che il testo Boschi-Verdini (tra burocratese e italianese) ha devastato e che invece noi sappiamo essere indispensabili per garantire essenziali diritti di rappresentanza e di cittadinanza.