Chi si nasconde dietro l’’Is

25 Giugno 2015

La costernazione è universale — ma non porta a nulla. Indignarsi denunciare, lanciare appelli…. Tutto ciò non serve a cambiare le cose. L’’IS avanza, si fa beffe della coalizione internazionale che dovrebbe combatterlo. E continua ad attirare volontari a migliaia. Secondo quanto ha rivelato ai primi di giugno un giornale svizzero, quest’’organizzazione criminale disporrebbe di una droga rara, una sostanza psicotropa

 La costernazione è universale — ma non porta a nulla. Indignarsi denunciare, lanciare appelli…. Tutto ciò non serve a cambiare le cose. L’’IS avanza, si fa beffe della coalizione internazionale che dovrebbe combatterlo. E continua ad attirare volontari a migliaia. Secondo quanto ha rivelato ai primi di giugno un giornale svizzero, quest’’organizzazione criminale disporrebbe di una droga rara, una sostanza psicotropa particolarmente pericolosa per l’equilibrio mentale, denominata Captagon: una pillola che ha il potere di vincere la stanchezza, sopprimere la paura e minimizzare la morte, consentendo oltretutto a chi l’’assume eccezionali prestazioni sessuali. Prodotta in Bulgaria, è vietata ovunque nel mondo, ma l’’Is sarebbe riuscita a procurarsela e ne farebbe uso per gli attentati suicidi. Siamo dunque lontani dallo spirito di sacrificio ispirato all’’amore di Allah.
 Siamo in milioni — musulmani o non musulmani, laici, umanisti, persone semplici o colte — a non riuscire a comprendere come mai l’’Is continui ad avanzare, a occupare città e controllare frontiere. E a saccheggiare banche, vendere al mercato nero il petrolio iracheno, distruggere musei, uccidere donne e bambini senza incontrare quasi nessuna resistenza. In Iraq ha occupato Ramadi, in Siria si è impadronito di Palmira. Il destino del mondo arabo è appeso alla crudeltà di quegli uomini. Dove si fermeranno, se il loro scopo dichiarato è quello di instaurare lo «Stato islamico» dovunque nel mondo arabo? L’’alibi è l’’Islam, la tragedia è la sua interpretazione. C’’è chi li aiuta con armamenti e denaro: qualche anonimo che si cela dietro a qualche Stato che ha interesse alla disgregazione e al caos nel mondo arabo. Si è parlato spesso dei miliardari dell’’Arabia Saudita e del Qatar, ma senza prove concrete. Gli Stati negano qualsiasi partecipazione a questi aiuti. Ma allora chi finanzia, chi inquadra, chi arma quell’’esercito?
 Molti giovani, nel Maghreb ma anche in Europa, abbandonano i loro studi, le loro famiglie, per scambiare il proprio istinto di vita con un istinto di morte. Spesso sono giovani convertiti, musulmani plagiati, o anche ragazzi istruiti e colti, magari con un lavoro che permetterebbe loro di vivere bene. E invece si impegnano a occhi chiusi, mentalmente trasformati da un lavaggio dei cervelli, svuotati per essere poi riempiti di formule prefabbricate, di cliché che funzionano come richiami venuti dal cielo — immagini shock che passano velocissime su uno schermo impedendo qualunque riflessione o idea di igiene culturale, mentale o fisica. È l’’orrore in tempo reale, che fa uso delle tecniche più efficaci.
 C’’è da augurarsi che l’’Onu intraprenda un lavoro di indagine per individuare chi finanzia l’IS e le sue orde barbare e a favorire l’’avanzata in Siria, in Iraq o in Libia. A giudicare dal suo arsenale e dai mezzi finanziari il movimento non può essere nato dal nulla. Come è noto, alla testa di quelle truppe vi sono ufficiali del deposto regime di Saddam Hussein, e una parte di quell’’esercito che George W. Bush fece l’’errore di smantellare dopo aver occupato Bagdad.
 Ma l’’indagine e il giudizio non sono nei geni di quella società delle nazioni, obbligata com’’è a non indisporre nessuno. In ogni caso, i bimbi colpiti dalle bombe siriane, siano esse lanciate da Bashar o dalle bande di Al Nosra o dell’’Is, non si aspettano più nulla da questo «marchingegno » che costa molti miliardi.
 Benché il Pentagono affermi il contrario, i bombardamenti degli alleati non hanno alcun effetto dissuasivo. Il mondo sta pagando per la politica troppo prudente di Obama e degli europei. Si doveva intervenire in Siria fin dal primo giorno, quando i soldati di Bashar spararono sui manifestanti pacifici. Colpire fin dall’’agosto 2013, quando Bashar fece uso di armi chimiche. Lo si è lasciato fare, e tutti hanno continuato a ripetere: meglio un dittatore come Bashar che un regime islamista. Ma Bashar è tuttora al suo posto. Siamo nel caos, con o senza Bashar — esattamente come in Libia, con o senza Gheddafi. Non dimentichiamo che Bashar e il suo amico e consigliere occulto Putin hanno favorito l’’emergere degli estremisti dell’’Is. Oggi questi “jihadisti” criminali avanzano e si fanno beffe del mondo civile. Perché allora non proclamare ufficialmente che non esiste più nessuna grande potenza, che non c’’è più diritto né giustizia, che la barbarie ha vinto e che dobbiamo sottometterci ai suoi orrori? Fu così che il fascismo e il nazismo incominciarono a pianificare i loro crimini; e all’’epoca nessuno osava credere che quei sistemi avrebbero gasato milioni di esseri umani.

(Traduzione di Elisabetta Horvat)


la Repubblica, 25 giugno 2015



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