Roma. La resa dei conti nel Pd parte dalla Liguria ?
«I primi dati parlano di un risultato che sarebbe ingiusto archiviare solo come una somma di vicende locali. Non è questione di resa dei conti, ma di come si tiene assieme e si rilancia un progetto comune».
Renzi è in frenata?
« Io la campagna l’ho fatta per il successo del Pd — assicura Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem —. Colpiscono l’astensione mai così alta e le conseguenze delle divisioni a sinistra. Serve una riflessione seria, che deve partire da Renzi».
Il risultato di Pastorino può favorire la nascita di un nuovo partito a sinistra?
«Io penso a un Pd largo, che costruisce dei ponti con quanto di buono vive fuori da noi. Guai a spezzare il filo anche con chi è critico, ma vuole una sinistra solida e unita».
Renzi rischia di pagare un prezzo nel nome di De Luca?
«Affermare che il centro è virtuoso e la malattia è tutta in periferia sarebbe come dire che il maratoneta è in forma anche se ha le gambe fratturate. È saltato il quadro di fondo. Che cos’è un partito? Come si seleziona la rappresentanza? Benissimo dare applicazione all’articolo 49 della Carta, ma se non si parte da una rivoluzione di princìpi e metodi la denuncia di Saviano rischia di diventare, anche per il Pd, una sentenza senza appello».
La lista Bindi degli «impresentabili» ha influenzato il risultato in Campania?
«In Campania si è prodotto un pasticcio e onestà vorrebbe che lo si riconoscesse. Ma vincerà De Luca e bisognerà trovare presto una soluzione».
Per la Bindi il Pd ha smarrito il senso delle istituzioni.
«Tempistica e metodo seguiti pongono dubbi seri, ma nei suoi confronti sono state usate parole irricevibili. Minacce e insulti lasciamoli ad altri».
De Luca nella lista dell’Antimafia avvicina la scissione?
«La scissione non è il mio obiettivo».
Guerini non farà rappresaglie, ma chiede una riflessione sulla lealtà…
«Ho stima di Lorenzo e spero non abbia usato neppure per paradosso il termine rappresaglia. Comunque sono io a chiedere un chiarimento su cosa intendiamo per lealtà. Chiedo a Renzi quel confronto sull’idea di partito che finora è mancato. Il Pd è anche la mia casa e vorrei non essere considerato un viaggiatore in transito».
Bersani spera che torni il «vostro» Pd.
«Io non voglio tornare al Pd di ieri, lavoro per un Pd ancorato alle ragioni di una sinistra innovativa. Ma se ci troviamo in questa condizione qualche domanda dobbiamo farcela».
Con Renzi che vuole smantellare la minoranza, diventa arduo per la vecchia «ditta» scalare il Nazareno.
«La vecchia ditta non esiste più e io non soffro di nostalgia. Temo che evocare la ditta di prima sia un modo per guardare la realtà a occhi chiusi».
Renzi potrebbe avere la tentazione di votare, anche per rottamare definitivamente i «gufi» della sinistra?
«Ci sono parole come rottamazione o gufi che riconsegnerei alle promozioni automobilistiche e alle riserve naturali. Vorrei che il governo restasse in sella per fare buone riforme, mettendosi dalla parte di chi è rimasto indietro. Un po’ più di sinistra e un po’ meno partito della Nazione».
Il Corriere della Sera, 1 giugno 2015