Meno poteri ai presidi, salvata la figura dei supplenti

22 Aprile 2015

Roma. Forse alla fine avrà ragione la maestra Monica, insegnante precaria di matematica alle elementari, nelle Graduatorie a esaurimento, quindi prossima all’assunzione, ma molto dubbiosa: «La riforma della scuola è un tale caos che quasi vorrei che a settembre rimanesse tutto uguale, almeno non dovrei continuare a sperare di essere assunta per poi sottostare ad un preside tiranno».

Roma. Forse alla fine avrà ragione la maestra Monica, insegnante precaria di matematica alle elementari, nelle Graduatorie a esaurimento, quindi prossima all’’assunzione, ma molto dubbiosa: «La riforma della scuola è un tale caos che quasi vorrei che a settembre rimanesse tutto uguale, almeno non dovrei continuare a sperare di essere assunta per poi sottostare ad un preside tiranno». Ecco i due punti più controversi della Buona scuola: assunzioni dei precari e poteri dei dirigenti scolastici. Chi viene assunto dal primo settembre 2015? E davvero i presidi si trasformeranno in padri-padroni dal potere assoluto?
Le due questioni agitano moltissimo i prof, precari e non, preoccupano i sindacati che hanno proclamato uno sciopero unitario per il 5 maggio e i parlamentari da giorni ne discutono in commissione Cultura alla Camera dove sono stati presentati oltre 2 mila emendamenti al disegno di legge. E pure il premier Matteo Renzi non deve essere più così convinto della sua BuonasScuola visto che, dopo oltre 5 ore di discussione con i suoi compagni di partito, ha deciso di fare una retromarcia proprio su due tra i temi più contestati della riforma dando l’’ok agli emendamenti del Pd.
Le assunzioni
Non cambia il numero: 100.701 i prof da stabilizzare dal primo settembre 2015. Ma Renzi aveva promesso: «Basta precari, stop alla supplentite». Non sarà così. Gli assunti provengono dalle Gae, ma lì mancano i prof di alcune classi di concorso (matematica ad esempio): il governo per coprire quei posti dovrà necessariamente rifare i contratti a tempo determinato a tutti quei supplenti annuali che da anni colmano la lacuna. Passo indietro dunque sull’’articolo 12 della Buona scuola che vietava contratti a tempo determinato di durata complessiva superiore ai 36 mesi. Il Pd sta studiando una norma ponte per far continuare a lavorare quei prof non inclusi nelle stabilizzazioni anche il prossimo anno scolastico. «Poi — spiega Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito — nel concorso nazionale del 2016 avranno una “quota riservata” con un punteggio per il servizio svolto». Restano fuori, per ora, gli idonei al concorso 2012: «Sono idonei, non vincitori», disse Renzi. Ma Forza Italia (oltre 200 emendamenti presentati) li vuole assumere («siamo certi di immettere dei professionisti», Elena Centemero) e Sel (200 emendamenti) pensa ad un piano assunzionale pluriennale «che cancelli tutto il precariato, non i precari» (Giancarlo Giordano). Il Movimento 5 Stelle (quasi 700 emendamenti) punta ad assumere 300 mila insegnanti in 4 anni: «Ma bisogna legare le assunzioni — dice Gianluca Vacca — al reale fabbisogno delle scuole: nella Buona Scuola di Renzi si assumono prof che non si sa cosa andranno a fare».
Il ruolo dei presidi
Altra questione sono i dirigenti scolastici. Da «sindaci» con superpoteri come li voleva Renzi tornano a essere più legati al consiglio d’’istituto: il Pd ridimensiona il loro potere sottoponendone le decisioni al voto dei docenti e pensa a rafforzarne la valutazione, «troppo blanda» anche per Forza Italia. Il preside sarà affiancato da una squadra di 3 prof, scelti dal collegio docenti e non più dal dirigente. Tolta infine al governo la delega sulla riforma degli organi collegiali: verrà discussa e votata dal Parlamento.
Gli scioperi
Sorridono i sindacati. Ma le prime aperture non bastano: «Se Renzi si ostina a non voler ascoltare la scuola, gli rispediremo le sue lettere» dice Rino Di Meglio, Gilda. Anief e Cobas scioperano già il 24 aprile. Mentre allo sciopero del 5 maggio si aggiunge il Codacons: «I provvedimenti del governo rischiano di creare distorsioni abnormi a danno di studenti e insegnanti». Intanto il governo ha collegato il ddl al Def per accelerare i tempi già strettissimi e ieri sono stati riaperti i termini per la presentazione di nuovi emendamenti: tempo fino a 24 ore dopo l’’approvazione del Def prevista giovedì. Ma il M5S parla di «ghigliottina» e «anomalia antidemocratica»: «Alla commissione Bilancio sono già all’’opera per dichiarare inammissibili gli emendamenti che avrebbero richiesto risorse aggiuntive, la Giunta per il regolamento si esprima su questa procedura».

Il Corriere della sera, 22 aprile 2015

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