Emanuele Macaluso «Il partito vive alla giornata, senza un’idea»

22 Aprile 2015

Roma. «Sarà colpa della mia vecchiaia…». Ha compiuto 91 anni da un mese, Emanuele Macaluso. «Sì, e quando vedo centinaia di persone che muoiono in mare riesco a pensare solo a questo». Intanto, Renzi ha fatto sostituire i membri Pd in commissione per la legge elettorale. «Ha sbagliato! Ma che mi importa! Ci si concentra sulla legge elettorale, mentre tutto dovrebbe essere dedicato alla tragedia nel Mediterraneo».

Roma. «Sarà colpa della mia vecchiaia…».
Ha compiuto 91 anni da un mese, Emanuele Macaluso.
«Sì, e quando vedo centinaia di persone che muoiono in mare riesco a pensare solo a questo».
Intanto, Renzi ha fatto sostituire i membri Pd in commissione per la legge elettorale.
«Ha sbagliato! Ma che mi importa! Ci si concentra sulla legge elettorale, mentre tutto dovrebbe essere dedicato alla tragedia nel Mediterraneo».
Facendo cosa?
«Anche andando fra la gente a discuterne, perché siamo di fronte a un fatto epocale. Su questo la sinistra, non solo quella italiana, sta perdendo la faccia». Macaluso è a Sesto San Giovanni, presenta il suo libro «Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo». È stato nel Pci, dal 1951, nella Cgil, direttore dell’ Unità e del Riformista . Al Pd non si è mai iscritto.
Renzi non le piace.
«La sua qualità è di essere un riformatore in velocità. Ma oggi il Pd mi sembra un partito che vive alla giornata. Politique d’’abord , politica innanzitutto, come diceva Nenni. Mai una prospettiva, un’’idea per far camminare la società».
Ci sono molti casi locali nel Pd.
«De Luca condannato e candidato in Campania, sindaci veneti che si tolgono la fascia per l’’arrivo degli immigrati: allineati con la Lega. Se un partito non ha cultura, identità, valori e regole, può succedere qualunque cosa».
Lei è d’accordo con la minoranza del Pd?
«Per niente. È la minoranza degli emendamenti. Il Pd non ha una cultura politica di riferimento e la minoranza non ne propone una alternativa: dovrebbe fare una battaglia per stabilire cosa è oggi il Pd».
L’’era Renzi è stata preparata da ciò che è accaduto prima?
«Se penso alla campagna elettorale di Bersani nel 2013, non ricordo accenni alla politica internazionale. Eppure la sinistra si è sempre distinta per i suoi rapporti con il mondo».
E prima di Bersani?
«Dopo la svolta di Occhetto, la tensione di tutti è stata di andare al governo: D’Alema, Veltroni, Turco, perfino Mussi. Ma per fare cosa?».
Le riforme di Renzi: c’’è qualcosa di sinistra?
«Ho molte riserve sulla riforma elettorale. Sulla riforma del lavoro penso che la Cgil avrebbe dovuto proporre un suo progetto, anziché dire sempre no. Ripeto, però: oggi sarebbe di sinistra occuparsi delle stragi nel Mediterraneo».
Lo fa la sinistra di altri Paesi?
«La crisi è di tutto il socialismo, europeo e mondiale. L’’ultimo atto importante fu il documento sul Terzo mondo di Willy Brandt, del 1980. Poi ognuno si è ripiegato sui casi nazionali. È rimasto il Papa a occuparsi di questi temi».
Cosa racconta il suo libro su Togliatti?
«Che la Costituzione italiana esiste perché ci fu Togliatti: svolta di Salerno, Repubblica e Costituente come punti di unità fra le forze della Resistenza. La linea fondamentale del Pci fu la difesa della Costituzione».
E poi?
«Dopo la crisi del ‘92 fu totalmente cancellata la memoria della Prima Repubblica. Antipolitica, populismo, caduta della cultura politica sono il frutto della distruzione del passato. Ma una sinistra con una strategia è necessaria allo sviluppo del Paese».

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