Palermo. «Sono sconcertata E purtroppo non da ora Anche per questo sono in silenzio ormai da diverso tempo. Dobbiamo ammetterlo, è più onesto: prendiamo atto che c’è parte della società che ha fatto della legalità una convenienza e io con questa antimafia delle apparenze non voglio avere nulla a che fare». Rita Borsellino è amareggiata e addolorata È consapevole che l’arresto di Roberto Helg è un altro durissimo colpo all’immagine del movimento antimafia.
Prima l’indagine per mafia a carico di Montante,ora l’arresto dì Helg. Che sta succedendo?
«Dare giudizi personali è sempre molto difficile, ma questa è una valanga che crea sconcerto nell’opinione pubblica. Ed è una realtà che purtroppo potrebbe spingere a buttare l’acqua sporca con tutto il bambino.E questo sarebbe pericolosissimo».
Ma cosa c’è che non funziona sotto le bandiere dell’antimafia?
«Il movimento antimafia è nato spontaneamente in Sicilia sull’onda emotiva delle stragi del 92.
C’è tanta gente che si è messa in gioco, che ha sacrificato il suo tempo e il suo lavoro per educare alla legalità i bambini, iragazzi. E purtroppo, per quanto sia doloroso dirlo, evidentemente c’è altra gente che all’ombra di questa bandiera ha costruito i propri interessi».
Helg sicuramente lo avrete avuto accanto in tante occasioni a parlare di lotta alla mafia e alla corruzione, di ribellione al racket e legalità. Un grande bluff?
«All’inizio non era così. Purtroppo con il passare degli anni questa parola, legalità, è diventata solo una parola di cui riempirsi la bocca Io penso a chi pronuncia questa parola a proprio uso e consumo in convegni e interviste e a chi invece ha immolato al profondissimo concetto del rispetto della legge la propria vita. E lo ha fatto in profonda solitudine. Ecco, ai nostri ragazzi dobbiamo dire che gli unici esempi da seguire purtroppo sono quelli che non ci sono più».
Lei sembra aver fatto un passo indietro, perché ha fatto la scelta del silenzio da qualche tempo a questa parte?
«Io continuo a fare quello che faccio da moltissimi anni ormai, vado in giro per le scuole, lavoro con i ragazzi. Con quegli stessi ragazzi che, evidentemente a ragione, sono diffidenti verso chi ci rappresenta, verso la politica, le istituzioni. Io stessa mi rifugio in questa nuova generazione. Al resto, all’antimafia che appare, ho ormai rinunciato con grande amarezza». Cosa c’è da fare «Ci vorrebbe un sussulto di consapevolezza, un po’ di dignità, un rigurgito di senso di responsabilità. Dobbiamo essere noi i primi ad isolare questa gente».
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