Estratto dell’intervento del Senatore Walter Tocci all’incontro pubblico organizzato dal Circolo di Libertà e Giustizia di Modena sulla Riforma Costituzionale del 29 settembre 2014
Per farsi un’idea della Costituzione bisogna leggerla tutta d’un fiato e ci si accorge subito di una grande differenza tra la prima e la seconda parte. La prima, quella voluta dai padri costituenti semplice, comprensibile, invece la seconda con uno stile diverso, un linguaggio difficile. Questa frattura nel linguaggio è ancora più presente nella riforma attuale. Lo stile di scrittura applicato dagli attuali riformatori è di chi guarda all’esistente e non al futuro.
La riforma in discussione in parlamento non si può definire una riforma ma bensì una revisione, perché mette il sigillo a quello che è successo negli ultimi 20 anni. Infatti in queste ultime decadi si è ridotta sempre di più la partecipazione democratica dei cittadini, anzi con il Porcellum è stata negata ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, abitudine confermata dalla Legge Del Rio sulle province. Infatti questo provvedimento non ha abolito le province ma ha delegato alle segreterie di partito la scelta dei consiglieri e dei Presidenti di Area Vasta ex provincia.
Quindi con questa revisione costituzionale i cittadini non scelgono gli eletti e di conseguenza può considerarsi solo una conservazione dell’esistente.
Inoltre il combinato disposto della legge elettorale e della riforma costituzionale ci annuncia scenari in cui una maggioranza risicata può affrontare e decidere temi che riguardano diritti fondamentali quali informazione, servizi segreti, libertà religiose fino addirittura a riscrivere la stessa legge elettorale.
Una notizia falsa diffusa per giustificare la riforma è che le leggi devono essere veloci. Ma il problema vero non è la velocità delle leggi, ma la qualità delle stesse. Tutte le leggi sbagliate in Italia sono state approvate velocemente: dalle leggi ad personam, al porcellum, al pareggio in bilancio fino all’errore degli esodati.
Anche per quanto riguarda l’articolo V della Costituzione, il rapporto tra stato e regioni, le competenze sono state separate e ciò determinerà un aumento del contenzioso però salva le apparenze perché si crea il senato delle regioni.
Ormai il vuoto che si è venuto a creare dopo la fine dei partiti ideologici è stato riempito dall’ideologia dell’uomo solo al comando supportato anche dalla politica economica europea.
E’ necessario, quindi, creare nuovi modelli di partiti, secondo il modello presentato da Barca.
In conclusione, i riformatori di oggi cambiano la Costituzione per confermare lo status quo, invece più che cambiarla è indispensabile attuarla.
La nostra Costituzione è inattuale e non applicata perché chi la scrisse aveva una visione eccentrica rispetto alla situazione politica contingente. Erano esuli, ex prigionieri che immaginarono una feconda inattualità della carta costituzionale per trasformare l’esistente. Invece la nostra generazione non ha l’ispirazione per cambiare la Carta.
Oggi i veri movimenti costituzionali quelli più belli, più ispirati sono sempre quelli partiti dal basso come il referendum sull’acqua pubblica, le azioni a difesa del territorio oppure il referendum contro la riforma costituzionale di Berlusconi.
La principale riforma della costituzione è quindi lasciarla così come è, attuandola.
* L’autore è avvocato e coordinatore del circolo LeG di Modena