Ancora sulla porcata numero 2

25 Luglio 2011

Nessuno tra i frequentatori del Parlamento in questo periodo pensa che la riforma dell’ “architettura costituzionale” elaborata dal ministro Calderoli, sarà davvero legge nei prossimi mesi. In verità, il nostro riformatore di Lorenzago brancola nel buio. Eppure sarebbe doveroso e semplice ricordarsi dei progetti già elaborati e studiati da autorevoli giuristi e politici, per avviare, e forse approvare, una seria e davvero epocale riforma dell’architettura istituzionale

Nessuno tra i frequentatori del Parlamento in questo periodo pensa che la riforma dell’ “architettura costituzionale” elaborata dal ministro Calderoli, sarà davvero legge nei prossimi mesi. Il progetto è contraddittorio, incoerente, confuso (e molte delle ipotesi presentate oggi, furono già bocciate nel referendum confermativo del 2006). Ad esempio, dice Berlusconi, secondo lo schema di riforma “sarà il primo ministro a sciogliere le Camere”. Mentre nel ddl costituzionale si sostiene che “il Presidente della repubblica può sciogliere la Camera (…) anche su richiesta del primo ministro”. Non è la stessa cosa! Il Capo dello Stato “può”…. Cioè l’opinione  del premier non è vincolante. Ma è inutile inoltrarci nell’esame di un progetto-farsa. La riforma è “uno specchietto per le allodole” – nella felice immagine del costituzionalista Michele Ainis – è una bozza “abborracciata, dove non mancano le follie costituzionali”. “Insomma, se la musica è questa, fateci un piacere: spegnete il giradischi”.
In verità, il nostro riformatore di Lorenzago brancola nel buio. Eppure sarebbe doveroso e semplice ricordarsi dei progetti già elaborati e studiati da autorevoli giuristi e politici, per avviare, e forse approvare, una seria e davvero epocale riforma dell’architettura istituzionale. Ma una ipotesi simile non rientra nei disegni dell’attuale governo. Vediamo qui un esempio.
All’idea del ‘parlamento razionalizzato’ si è dedicato per anni e anni, fino all’ultimo momento della sua vita di costituzionalista e di politico, Leopoldo Elia (senatore del partito Popolare), che fu anche ministro per le Riforme istituzionali nel governo Ciampi (1993-94). Oggi questa ipotesi di lavoro è di grande attualità, anzi c’è una drammatica esigenza di ‘razionalizzazione’, davanti al degrado del sistema parlamentare, con le Camere in balìa dei cosiddetti ‘responsabili’ eletti in liste bloccate e con una maggioranza che gode di un premio in seggi spropositato e inimmaginabile in qualsiasi democrazia occidentale, anzi “senza precedenti in nessuna democrazia” (Sartori). Deputati e senatori nominati non possono certo esercitare liberamente la funzione di controllo del Parlamento verso gli atti del governo e nei confronti del capo dell’esecutivo e anche la funzione legislativa viene umiliata.
Proprio in queste settimane si discute nel Pd e negli altri partiti di opposizione della riforma elettorale, con l’obiettivo di cancellare il nefasto ‘Porcellum’ per via referendaria o attraverso nuove norme  approvate dalle Camere. E naturalmente la legge sul metodo di voto è la chiave fondamentale per giungere alla ‘razionalizzazione’ del sistema parlamentare.
Pochi giorni prima della sua scomparsa (il 5 ottobre 2008) Elia in una intervista pubblicata sulla rivista di politica “Arel” affermava chiaramente che “il problema  più grande per l’Italia, oltre alla legge elettorale, è la capacità di formare due
forze politiche democratiche, capaci di esprimere(…) seri programmi e di superare il carattere di partiti personali, che purtroppo ci perseguita dal 1994”. Quindi, suggeriva Elia, per far funzionare un Parlamento ‘razionalizzato’, sarebbe anche necessario “attuare l’articolo 49 della Costituzione che impone il metodo democratico dentro i partiti e nella competizione tra i partiti”. Purtroppo siamo ancora molto lontani nell’attuazione di questi progetti. Anzi forse può essere perfino troppo tardi per rinnovare davvero i partiti (senza eliminarli), in questa fase travolti dall’onda della sfiducia e della diffidenza degli elettori.
In un meccanismo ‘razionalizzato’ ci sta perfino il rafforzamento dell’esecutivo, ma si deve “lasciare aperta la possibilità di un cambiamento del premier in corso di legislatura” (anche se, nella fisiologia del sistema, sarebbe meglio evitare tale eventualità, secondo Elia). Magari con l’introduzione della sfiducia costruttiva (c’è in Germania, Spagna, Belgio). Inoltre si può prevedere di dare al premier il potere di proporre al Capo dello stato la revoca dei ministri, e la possibilità di porre -si badi bene- “entro certi limiti, la questione di fiducia, perché troppe questioni di fiducia rischiano di espropriare il potere legislativo del Parlamento”. Appunto: è esattamente la questione centrale di questi tempi con il premier Berlusconi che impone la fiducia per poter governare e tenere unita a forza la sua maggioranza di…. responsabili.
Chi negli ultimi anni ha compiuto un’ampia riflessione  sulle idee e i progetti istituzionali di Elia sul Parlamento ‘razionalizzato’, è Luciano Violante, già presidente della Camera e ora responsabile del Pd per i problemi dello Stato. Il quale già nel 2008 in un intervento alla ‘Fondazione ItalianiEuropei’ sosteneva che un “regime parlamentare ‘razionalizzato’ richiede una legge elettorale adeguata. E quella attuale non lo è (…) è necessaria una profonda correzione(…) le modifiche dovrebbero restituire ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti”. A questo fine “non sarebbe male” riflettere sul ritorno alla legge Mattarella, con alcuni cambiamenti (per esempio l’abolizione del cosiddetto scorporo).
Proprio in questi giorni il Pd ha approvato in Direzione il progetto di riforma elettorale (collegi uninominali e sistema maggioritario a doppio turno, con recupero proporzionale), che in forma di articolato di legge verrà presentato fra un paio di settimane in Parlamento, con l’obiettivo di avviare la discussione in autunno. In questo modo finalmente si riprenderà il lavoro, appunto per modernizzare e ‘razionalizzare’ le istituzioni: se non ci si riuscirà “il nostro paese muore” (Violante). *
La democrazia italiana deve contrastare l’indebolimento progressivo del Parlamento, in gran misura provocato dal ‘Porcellum’ che, con la lista bloccata, lega i singoli parlamentari al capo della  coalizione vincente (e dell’esecutivo) in un vincolo di dipendenza, pena la non ricandidatura alle elezioni successive. E poi è necessario porre limiti alla volontà della maggioranza ‘eletta dal popolo’ (che però deve esercitarla nel rispetto della Costituzione), rendere effettiva la responsabilità del governo di fronte al Parlamento, e ricordare che ci si deve attenere al rispetto reciproco tra le istituzioni, soprattutto se si ricoprono cariche al vertice dello Stato.
Ma di tutto questo non c’è traccia nella cosiddetta riforma di Calderoli.

* Il presidente Zagrebelsky, nel testo dell’appello “Per cambiare davvero. Elezioni, partiti, partecipazione“, scrive in proposito: …Il rischio che si corre, a mantenere la legge vigente così com’è o a prospettare ora nuove soluzioni legislative farraginose e del tutto prive di possibilità di successo (come quella ventilata in sede PD, di un sistema maggioritario a doppio turno con recupero proporzionale e “diritto di tribuna”: cosa allettante per il pubblico!) è molto elevato…

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