MILANO – E adesso, dopo che la Cassazione gli ha confermato per la prima volta una sentenza definitiva di condanna e gli ha inflitto 4 anni per frode fiscale, che succede a Silvio Berlusconi?
Incandidabile
Intanto succede che alle prossime elezioni, in qualunque data si tengano presto o tardi, il capo del Pdl non potrà candidarsi: l’articolo 1 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, varato dal governo Monti come testo unico sull’incandidabilità, prevede infatti che «non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni» e la frode fiscale è tra questi. Questa incandidabilità opera «indipendentemente» dalla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici, differente istituto che la Cassazione ha ordinato alla Corte d’appello di Milano di ricalcolare fra 1 anno e 3 anni e per la quale occorreranno alcuni mesi di tempo. Quanto dura questa incandidabilità? «Anche in assenza della pena accessoria, non è inferiore a 6 anni» dice la legge anticorruzione Monti, che la fa decorrere «dalla data del passaggio in giudicato della sentenza». Cioè da ieri. Per Berlusconi significa che, qualora il governo cadesse e si andasse a elezioni, non potrebbe candidarsi per farsi rieleggere in Parlamento alla testa del suo partito.
Fuori dal Senato
Ma c’è di più. Quando la condanna sopravviene mentre il condannato è parlamentare (il caso appunto del senatore Berlusconi), il decreto Monti prevede che «la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione», quello secondo il quale «ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità»: significa che in Senato esploderà la questione politica di un voto che, dopo una istruttoria, potrà o meno fare decadere da parlamentare Berlusconi già da subito, appena il pm comunicherà la condanna all’assemblea.
Via i passaporti
Appena la Procura metterà in esecuzione la pena principale (cioè i 4 anni di reclusione meno i 3 anni condonati dall’indulto del 2006, dunque 1 anno residuo), la prima conseguenza sarà pratica e non trascurabile per una persona come l’ex premier con tanti interessi all’estero. La questura che ha rilasciato il passaporto ordinario chiederà a Berlusconi di restituirlo. E poiché Berlusconi come ex premier dispone anche di un passaporto diplomatico, per il ritiro di questo secondo documento dovrà attivarsi non la struttura che fa capo al ministero dell’Interno Alfano, ma quella che fa capo al ministro degli Esteri Bonino.
Niente carcere
Appena la cancelleria della Cassazione invierà a Milano entro pochi giorni l’estratto del verdetto, la Procura metterà in esecuzione la pena residua di 1 anno. In carcere? No. Come per qualunque altro condannato definitivo, la Procura emetterà l’ordine di esecuzione della pena e contemporaneamente l’ordine di sospensione per 30 giorni. Perché per 30 giorni? Perché in base alla legge Simeone-Saraceni del 1998 in questo lasso di tempo Berlusconi potrà scegliere se chiedere la misura alternativa dell’«affidamento in prova ai servizi sociali» oppure della «detenzione domiciliare». Ma siccome ci si trova nel periodo estivo di sospensione feriale dei termini di legge fino al 15 settembre, i 30 giorni di tempo partiranno soltanto da dopo l’ultima notifica a Berlusconi e ai suoi legali successiva al 16 settembre: dunque è ragionevolmente intorno al 16 ottobre che Berlusconi dovrà fare la sua scelta.
1/ Servizi sociali
Se chiederà di essere affidato ai servizi sociali, la sua istanza sarà valutata dal Tribunale di sorveglianza, che potrà accoglierla o respingerla dopo aver soppesato la disponibilità a un percorso rieducativo manifestata dal condannato. L’iter di questa valutazione può avere tempi molto variabili, da pochi mesi a un anno.
2/ Domiciliari
Se invece allo scadere dei 30 giorni Berlusconi (come dichiarato in una intervista a Libero ) non vorrà sottoporsi a questa procedura e dunque non vorrà chiedere il beneficio di essere ammesso ai servizi sociali, non andrà comunque in carcere ma agli arresti domiciliari: sia perché ha più di 70 anni, sia perché mesi fa, nel caso del direttore de il Giornale Alessandro Sallusti, il procuratore milanese Edmondo Bruti Liberati ha interpretato una norma della legge svuotacarceri Alfano-Severino in modo tale da collocare ai domiciliari anche il condannato che (con pene da espiare sino a 18 mesi) non chieda misure alternative.
Prescrizioni
In entrambi i casi, il Tribunale di sorveglianza impartirà le prescrizioni alle quali il condannato dovrà attenersi, a sua volta prospettando ai giudici le proprie esigenze di vita. È ad esempio scontato che, fin quando non dovesse essere dichiarato decaduto da senatore, qualunque Tribunale di sorveglianza autorizzerà la richiesta di Berlusconi di lasciare i servizi sociali o uscire dai domiciliari per recarsi a una seduta parlamentare; mentre di volta in volta verrebbero valutate altre richieste, magari di natura politica ma non strettamente parlamentare.