La flessibilità in Europa significa cambiare lavoro, non perderlo.
Cioè salario minimo di disoccupazione e riprofessionalizzazione con corsi di formazione seri e orientati alla politica industriale del paese. Il governo invece pensa che flessibilità voglia dire licenziare
La flessibilità in Europa significa cambiare lavoro, non perderlo.
Cioè salario minimo di disoccupazione e riprofessionalizzazione con corsi di formazione seri e orientati alla politica industriale del paese.
Con questi due strumenti, lo Stato accompagna il lavoratore da un settore in declino ad uno in espansione che ha deciso di sostenere, senza mai lasciarlo solo.
Queste tutele costano, ma si possono trovare i fondi con un serio piano di lotta all’evasione e di tassazione equilibrata dei patrimoni più consistenti.
Ma da questo orecchio il Governo non ci sente.
E pensa invece che flessibilità sia licenziare.
Abbandonando migliaia di lavoratori con le loro famiglie ad una precarietà, che è spesso l’anticamera di nuove povertà.
Questa non è una riforma, ma solo ignobile apologia di precariato.