L’happening della Lega Nord a Pontida era atteso almeno quanto lo era stato il discorso di Gianfranco Fini lo scorso settembre a Mirabello. Tutti lì a cogliere la virgola, l’aggettivo, una parola, un gesto, la pernacchia o l’insulto che cambiasse il corso delle vicende politiche italiane d’inizio millennio. Chi con speranza, chi con timore. Il matematico inglese Alan Turing, una delle menti più brillanti del Novecento, scrisse che “lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo a causa di una valanga o la sua salvezza”. Vedremo presto se nell’intervento di Umberto Bossi c’era l’aggettivo decisivo, l’elettrone killer del governo di Berlusconi. Nell’attesa, ci sono comunque connessioni logiche seppure deboli tra fatti che, senza apparentemente nulla aver da spartire l’un con l’altro, ci dicono qualcosa di quanto sta accadendo in casa della Lega.
Prima connessione. Domenica Mario Borghezio, il leghista che sembra la macchietta del leghista-tipo anche se fa l’eurodeputato, urla ai microfoni di Pontida: “Dell’Italia non me ne frega un cazzo, se-ce-ssio- ne, se-ce-ssio-ne”. Poi leggi che il Censis ha appena presentato una ricerca sulla “crescente sregolazione delle pulsioni” degli italiani partendo dalla constatazione che negli ultimi cinque anni è stato segnalato un aumento del 35 per cento delle minacce e delle ingiurie, del 26 delle lesioni e delle percosse, del 20 dei reati sessuali. La fotografia dell’istituto è desolante: il 46,4 per cento dei nostri concittadini ritiene che sia giusto difendersi anche superando i limiti del finora consentito, sempre e comunque. E capisci che Borghezio non urla per ingraziarsi una sparuta minoranza.
Seconda connessione. Domenica pomeriggio RaiTre ha trasmesso un film di Mario Missiroli del 1963, “La bella di Lodi”, tratto da un racconto di Alberto Arbasino. La storia d’amore tra una ragazza ricca e spiccia e un meccanico spiantato con la voglia di sfondare viene seguita da Lodi a Modena e Bologna lungo il primo tratto dell’Autostrada del Sole, davanti alle pompe di benzina dell’Agip, nei motel in costruzione e negli autogrill con servizio ai tavoli. Padania ante litteram, addirittura Padania Felix nei ricordi di qualcuno. A Pontida nelle stesse ore Umberto Bossi ha chiesto al governo meno tasse per i “ceti produttivi del Nord” e quattro ministeri in Lombardia per marcare l’autonomia da quella che il leader della Lega chiama spesso “Bass’Italia”. Sì, Bassa Italia: in una scena nel film la bella lodigiana interpretata da Stefania Sandrelli usava le due stesse parole. Con una smorfia. E capisci che cinquant’anni di unità d’Italia hanno migliorato solo un po’ d’italiani, alti o bassi che siano, mica tutti.
Terza connessione. Domenica su Repubblica Curzio Maltese ha spiegato che il tramonto di Berlusconi coincide con il declino, almeno sul piano dell’influenza sociale e politica, delle reti Mediaset e con la crescita del peso comunicativo e relazionale di Internet. Crescita che chi ci governa non sa né catalogare, né tantomeno controllare. Tutto vero, per fortuna. C’è infatti da chiedersi cosa sarebbe successo alle amministrative e ai referendum se la penetrazione della banda larga fissa non fosse appena del 22 per cento, quasi cinque punti sotto la media europea come ha rilevato pochi giorni fa il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò. Non c’è allora da stupirsi se Bossi, Maroni, Calderoli e gli altri leader leghisti abbiano chiesto di tutto dal prato di Pontida – meno pressione fiscale (come se al governo ci fossero altri, mica loro), fine delle missioni di pace, insediamento dei dicasteri nella Villa Reale di Monza, stop alla magistratura “che è a favore dei clandestini” – ma non abbiano fatto un cenno all’urgenza di modernizzare l’infrastruttura IT del paese, a cominciare dall’”Alta Italia”. E capisci che Bossi e i suoi pensano che la Rete veloce per tutti sia soprattutto un pericoloso boomerang: più chance per le aziende, sì, ma anche più pericolosa consapevolezza per i cittadini che non si affidano sempre al leader carismatico.
Connessioni logiche, forse solo coincidenze. Ma se tre indizi fanno una prova, allora possiamo dire che la Lega è confusa e ha paura. Che sia questa la novità della politica italiana?