Laicità che unisce

24 Luglio 2009

Lettera aperta ai candidati alla Segreteria del Partito Democratico. Finalmente la laicità entra nella discussione del futuro Partito Democratico. Tutti voi candidati ne parlate. E noi di Libertà e Giustizia di Roma vi prendiamo sul serio, visto che consideriamo questo tema elemento imprescindibile di democrazia, coesione e giustizia sociale.
Nel nostro Paese, il concetto di laicità è in sofferenza.Viene strumentalmente frainteso come ateismo o, peggio ancora, come ostilità verso le religioni e la Chiesa Cattolica in particolare.
Non è così. Anzi, molti sostenitori della laicità si dichiarano credenti.
Ecco perché bisogna insistere per far sapere con chiarezza che la laicità è esattamente il contrario: ovvero la convivenza tra orientamenti religiosi, la cui pubblica pratica è tutelata dallo Stato, purché non contraria alle sue leggi.
Allora perché questa diffusa domanda di “Stato laico”?
La nostra analisi vede la causa maggiore di questo bisogno nell’ingerenza della Chiesa Cattolica, che nel nostro Paese è andata crescendo nel tempo per mancanza – da parte dello Stato e delle Istituzioni che lo rappresentano – di precisi richiami al rispetto degli “ambiti concordatari”.
Come è noto – dopo periodi di influenza indiretta della Chiesa Cattolica tramite il partito della Democrazia Cristiana – assistiamo ad un protagonismo del Vaticano inedito.
Alcuni suoi alti rappresentanti non esitano a rivendicare un ruolo diretto, da attori politici, non solo per ottenere delle leggi “ad hoc”, ma anche per chiedere ai cittadini – italiani, non di altri Stati – di non rispettare le norme ritenute contrarie ai principi professati.
Questo progressivo “sconfinamento” è stato incoraggiato da una sudditanza culturale di gran parte del ceto politico di sinistra – meno nell’Ulivo e maggiormente nel PD – che ha spesso pensato di poter acquisire preziose quote di consenso tra l’elettorato cattolico tradizionale, lasciando fare o persino presentandosi come difensori del “diritto di parola della Chiesa”.
Se vogliamo che questa distorsione si risolva, occorre che le forze riformiste – e in particolare il PD – rispondano sullo stesso piano – culturale – alle sollecitazione del Vaticano, definendo valori, tutele e doveri che intendono promuovere, per un nuovo progetto di comunità nazionale.
In questo contesto, il PD deve indicare un modello di Stato capace di recuperare il deficit di laicità, iniziando a riaffermare il primato delle sue leggi, in primis dalla Costituzione, per riappropriarsi della sovranità che nel tempo ha ceduto; e presidiare con amichevole fermezza i “confini lateranensi” per evitare escursioni vaticane e – in prospettiva – di altre religioni.
Lo Stato deve quindi tutelare la libera e pubblica professione di qualsiasi religione.
Ma, al contempo, deve valutare i comportamenti richiesti dall’osservanza delle varie dottrine, affinché non siano in contrasto con la normativa, né tanto meno lesivi dei diritti dei cittadini, mediante l’abuso dell’ “obiezione di coscienza”.
Noi pensiamo che non vi sia stata sufficiente chiarezza nell’indicare i rispettivi ambiti tra prescrizioni religiose e prescrizioni di legge, ma che invece le troppe concessioni alla Chiesa Cattolica abbiano acuito l’annoso problema delle interferenze cattoliche nei rapporti Stato-Chiesa, che si pensava avviato ad una faticosa ma progressiva soluzione.
Il “Manifesto dei Valori” del PD – nell’intento di cercare una mediazione – finisce per assumere una “non posizione” avvolta in una cortina di vaghezza.
Infatti, parla di laicità “ ….


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