SPECIALE PD, VERSO IL CONGRESSO // “Quello che dobbiamo fare è ricostruire una identità, sarà un nuovo giorno è noi lo vivremo”. Per farlo appieno servono fiducia, regole, l’uguaglianza, merito e qualità. Alleanze, certo. Ma mai più le vecchie e rissose coalizioni che hanno caratterizzato il centrosinistra in passato. Dario Franceschini, per la presentazione del suo programma, sceglie una scenografia sobria e chiude citando padre Turoldo e “il giorno nuovo da vivere” (sulle note di “Better days” di Springsteen). Dal podio in plexiglas trasparente Franceschini disegna la sua idea del Pd del futuro (“che trova la sintesi e che sa scegliere e decidere”). Che sarà aperto, solido (“senza rispolverare i modelli di 50 anni fa”), laico e radicato sul territorio. Che non teme le primarie e che saprà rinnovare i gruppi dirigenti senza scadere “nel nuovismo scelto dall’alto”. Lo ascolta una folta platea nella sala dell’acquario romano di piazza Fanti a Roma. Il suo ingresso è accompagnato dalle note di ‘Domani’, la canzone pro Abruzzo cantata da numerosi artisti italiani. Poi, dopo l’introduzione di Michela De Biasi, giovane consigliere della 16esima circoscrizione di Roma, il candidato segretario prende la parola. E inizia parlando della crisi economica e di valori.
Definendo la sfida dei riformisti e dei democratici, che è quella “di fissare una gerarchia di valori alternativi” alla destra. Sfida non facile, davanti alle pulsioni conservatrici e xenofobe che agitano l’europa. Italia compresa, “dove la ricetta della destra è una versione riveduta e corretta di Dio, Patria e Famiglia”. Attacca il governo, Franceschini. L’idea, scandisce, che dalla crisi possa uscire un’Italia migliore di prima e non, come dice Berlusconi, “identica al passato”. Proprio lui che “nel 1994 rappresentava una illusoria proposta di cambiamento oggi è solo di protezione e conservazione”.
IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO
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