Nessuna rilevanza penale. Con queste parole i giudici della Procura di Roma chiudono la vicenda delle dichiarazioni rese spontaneamente dal premier Silvio Berlusconi contro i Ds sulla vicenda Unipol. Il caso dunque non ha rilevanza penale. Durante una puntata di Porta a Porta, Berlusconi aveva fatto illazioni sul possibile coinvolgimento dei leader del centrosinistra nella scalata di Unipol alla Bnl. “Non sono semplici tifosi”, aveva ammiccato alla presenza di Fausto Bertinotti che, prontamente, aveva invitato il premier a recarsi dai giudici. Detto fatto. Il giorno dopo, era il 13 gennaio, Berlusconi rivelò al capo della Procura romana quanto aveva appreso, disse, dal finanziere Tarak ben Ammar sulla cena tra il presidente delle Generali Antoine Bernheim, e i leader del centrosinistra D’Alema, Prodi, Rutelli e Veltroni. Il premier avanzò il sospetto che l’appuntamento era stato voluto dagli uomini politici per fare pressioni sul presidente della compagnia assicuratrice affinché vendesse all’Unipol la sua quota azionaria di Bnl. I giudici non smentiscono l’appuntamento, come per altro hanno già fatto i quattro invitati, ma ritengono che l’incontro, di per sé, non costituisce alcun reato e non c’è motivo per avviare un’indagine penale. “Il presidente del Consiglio – si legge in una nota diffusa dal procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara – in data 12 gennaio 2006 ha chiesto di essere sentito quale persona informata sui fatti, in merito a circostanze collegate alla vicenda Bnl, già oggetto di indagine da parte della procura della Repubblica.
Durante l’audizione, il presidente del Consiglio ha riferito di incontri tra esponenti politici ed il presidente delle Generali Bernheim, incontri che avrebbero avuto ad oggetto la vicenda Unipol e la cessione delle quote della Bnl detenute dalle Generali e dei quali avrebbe avuto notizia in via indiretta. Ma come già riferito dall’onorevole Berlusconi, l’incontro è apparso sin dall’inizio privo di rilevanza penale”. L’archiviazione arriva a poche ore dall’ultimo exploit del presidente del Consiglio. Tornato sulla vicenda, aveva paragonato i leader della sinistra ai “furbetti del botteghino” parafrasando una frase storica di Ricucci intercettata dalla Guardia di finanza. Poi, rispondendo ad una domanda di Skytv, aveva aggiunto che dai giudici tornerebbe per difendere la sua credibilità: “L’ho fatto e lo rifarei”.
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