Ora che queste provvidenziali intercettazioni ci hanno messo di fronte a un terrificante specchio, l’università italiana non può distogliere lo sguardo. Noi professori non possiamo minimizzare, o rimuovere. Perché non c’è dubbio che gli onesti siano più dei corrotti: ma questa maggioranza non si comporta come l’esemplare Philip Laroma Jezzi. Per pigrizia, quieto vivere, convenienza o paura essa tace, non denuncia, subisce: in un silenzio che è un colpevole assenso.
Questa storia, questa pazzesca umiliazione collettiva deve segnare il riscatto. Ogni singola università e il Miur devono costituirsi parte civile nei processi che probabilmente si celebreranno: per far capire senza equivoci che le vittime non sono solo i meritevoli umiliati ed esclusi, ma tutta la comunità universitaria. Nella sua immagine, certo: ma prima, e assai più profondamente, nel suo stesso fondamento, che è l’onestà intellettuale, primo presupposto della ricerca e della formazione dei più giovani.
Parlando alla Costituente il 22 aprile 1947, il fisico Antonio Pignedoli sostenne la necessità di includere (come avvenne) la promozione della ricerca tra i compiti della Repubblica per fermare «il doloroso andarsene degli scienziati italiani», che «se ne vanno dall’Italia per ragioni di trattamento, per ragioni proprio inerenti alla possibilità di vivere: dovrà finire dunque questo esodo!». Per farlo finalmente finire ci vogliono le risorse, e questo dipende dalla politica. Ma non è meno importante la giustizia: che dipende solo da noi.
Repubblica, 27 settembre 2017
Bravo Montanari!
Per una volta siamo d’accordo anche con la CGIL:
http://www.huffingtonpost.it/francesco-sinopoli/usciamo-dalleterna-emergenza-luniversita-ha-bisogno-di-risorse-e-interventi-strutturali_a_23227221/