LETTERA APERTA: Caro Enrico Rossi, spiegami perché vuoi l’autostrada Tirrenica

10 Feb 2017

Tomaso Montanari

Caro presidente Rossi, caro Enrico, ti scrivo pubblicamente per chiederti di aiutarmi a capire perché sei deciso a costruire l’ Autostrada Tirrenica.

I cittadini e le amministrazioni comunali (di ogni colore politico) delle città e dei territori tra Talamone e Ansedonia stanno chiedendo a gran voce di non farlo, e io trovo che le loro ragioni siano fondate.

Essi argomentano che il tragitto insiste caparbiamente su quell’area di Albinia, a fortissimo rischio idrogeologico, che cinque anni fu devastata dalla terribile alluvione che tutti ricordiamo. Poco più a sud, l’ autostrada lambirebbe la meravigliosa laguna di Orbetello: un ecosistema delicato, e già provatissimo.

E poi sventrerebbe, letteralmente, la frazione di Orbetello Scalo: in cui dovrebbero essere abbattuti molti edifici che contengono civili abitazioni e negozi.

Ancora: fanno notare che l’introduzione di un pedaggio, e ancor più la profonda lacerazione del territorio provocata da un tracciato autostradale largamente non attraversabile, finirebbero per mettere in ginocchio le uniche economie che tirano questa parte di Maremma, e cioè l’agricoltura e il turismo. Aggiungiamo la ciliegina sulla torta: lo scempio di un paesaggio ancora da favola.

Sia chiaro: i cittadini della costa non dicono «fatela altrove, non nel nostro cortile». Nella fattispecie non suggeriscono affatto di riportare il tracciato nell’interno della Maremma, dove sarebbe altrettanto devastante. No: dicono la cosa più banale, semplice e onesta del mondo: «quella autostrada non serve a nessuno, se non a chi la costruirà».

Provo a farti sorridere: Federico Zeri diceva che le mostre sono come la merda, che fa bene a chi la fa, non a chi la guarda. Ecco, non vorrei che anche questa autostrada facesse bene solo a chi la fa. Essa non serve perché nessuna pressione di traffico lo richiede (e anzi un impegno europeo impone di trasferire su rotaia buona parte anche di quello che c’è oggi), e non serve perché comunque i suoi eventuali tronconi non arriverebbero mai a Livorno, e dunque non sarebbero parte di una vera rete autostradale.

E, bada, i cittadini maremmani non dicono di lasciare tutto così: dicono che esiste un progetto dell’Anas per mettere in sicurezza l’Aurelia (che ne ha certamente bisogno), e chiedono a gran voce di attuarlo. Non chiedono di non fare: chiedono di fare la cosa giusta.

Non dicono no: dicono sì. Ma dicono sì a ciò che serve al territorio: non a ciò che si serve di esso. Accanto a queste ragioni naturalmente ne esistono molte altre, di tipo tecnico, amministrativo, giuridico: quelle che i nostri concittadini faranno valere nei tribunali della Repubblica per bloccare ciò che ritengono un’ aggressione alla loro stessa vita.

Ma io qua vorrei una risposta politica, una risposta del Rossi che si sta candidando (con ottimi argomenti) a guidare il Partito Democratico e dunque il Paese. Non credi, caro presidente, che sia tempo di uscire dall’ epoca delle Grandi Opere imposte a territori fragili e ai loro abitanti, che non le vogliono? I fatti tragici del terremoto, così vicino a noi, non ci insegnano forse che l’ unica opera di cui abbiamo davvero bisogno è la cura, e non già lo stravolgimento, del territorio?

Il futuro è, in questo periodo, una categoria decisamente abusata dagli slogan politici. Ma qualunque cosa sarà il nostro comune futuro non credi che debba tenersi alla larga da un modello di sviluppo insostenbile che fa perno sul cemento inutile, sugli interessi privati, sul centralismo delle decisioni?

la Repubblica Firenze,  9 Febbraio 2017

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