“Riconsegnare le istituzioni ai cittadini”, la risposta di Morra (M5S) a Libertà e Giustizia

14 Lug 2016

 Care amiche ed amici di Libertà e Giustizia,

rispondendo su sollecitazione di alcuni di voi che ho la fortuna di conoscere personalmente, comprendo e condivido in toto lo spirito con cui ci avete rivolto una lettera intrisa di profondi convincimenti democratici, apprezzandoci per come noi del Movimento 5 Stelle stiamo affrontando la battaglia per il No al referendum sulle riforme costituzionali e, contemporaneamente, esortandoci a profondere lo stesso impegno nel contrastare la legge elettorale Italicum, essendo parte fondamentale del “combinato disposto” contro cui tutti i democratici si stanno battendo.

Voi ci scrivete “pensiamo che sia fondamentale che il movimento politico che oggi riscuote il consenso della maggioranza degli italiani denunci ora nel modo più esplicito e fattivo il cosiddetto Italicum: una legge elettorale intrinsecamente antidemocratica, e davvero pericolosa se combinata alla revisione costituzionale”. E non avete tutti i torti, anzi.

Tuttavia uno sforzo ulteriore di analisi finalizzata alla verità consisterebbe nel riconoscere che questa stessa legge elettorale, ipermaggioritaria e con gli stessi, più accentuati, difetti di costituzionalità ravvisati dalla Consulta nel Porcellum, per come si evince nella sentenza della stessa n. 1/2014, essendo “intrinsecamente antidemocratica” non può che essere pericolosa per la democrazia a prescindere, sacrificando, in nome di un feticcio, la “governabilità”, il vero fondamento della democrazia, la partecipazione dei cives alla cosa pubblica!

Perché in democrazia si vince quando si con-vince, cioè quando, attraverso argomentazione e dibattito, si porta l’altro sulle proprie posizioni in virtù dell’esercizio della razionalità a difesa del bene comune, e non quando si impone, magari con brutalità, la propria asserzione, sfuggendo il confronto ed ottenendo ragione con i numeri e non con le idee, gli argomenti.

Quando si è sviluppato, prima in Commissione e poi in Aula, il dibattito sull’Italicum, tutti i nostri interventi sono stati ispirati a far comprendere quanto fosse distante la nostra idea di democrazia dalla concezione propria di chi, neppure legittimato a farlo -essendo espressione di un Parlamento nato da una legge elettorale palesemente anticostituzionale-, costruiva una legge elettorale volta manifestamente a far vincere la propria parte cinicamente, attraverso meccanismi evidentemente fraudolenti a danno dell’elettore (premio di maggioranza abnorme, compressione fortissima del diritto dell’elettore di scegliere i propri rappresentanti parlamentari attraverso il meccanismo delle liste bloccate, pluricandidature). Al contrario, la nostra proposta di legge elettorale, oggetto di tanta ironia da parte di soloni della scienza politica ad usum delphini, costruita in rete grazie al contributo di decine di migliaia di cittadini, metteva al centro l’elettore -e dunque la rappresentanza-, poichè noi reputiamo che lo Stato esista per il cittadino, essendo un’aberrazione il contrario.

Ricordo l’intervento in aula del Senatore Micheloni, esponente della minoranza dem che avvertiva i suoi colleghi di partitocrazia che una tal legge, paradossalmente per chi la proponeva, poteva favorire proprio il demonio politico, cioè il Movimento 5 Stelle, nato per spazzare via appunto la partitocrazia. Ricordo di esser stato colpito da quell’intervento, per la lucidità dell’analisi complessiva e per la fondatezza di tantissime valutazioni.

Ma ricordo anche che il senatore Micheloni -così come tantissimi suoi colleghi di partito-, quando a fine aprile del 2015 Renzi, non pago di aver promosso lui, in qualità di capo dell’esecutivo, il ddl Italicum, ha posto finanche la questione di fiducia per l’approvazione definitiva della legge stessa, imponendo al Parlamento tutto -e in particolare alla sua maggioranza- un ricatto vero e proprio, “o me e l’Italicum, o tutti a casa!”, non ha tratto le conseguenze politiche e morali di questa scelta abominevole per la sensibilità dei veri democratici.

Tutti coloro che, pur non avendo votato quella fiducia, hanno poi continuato a votare per il governo renziano, hanno di fatto cancellato, con l’ennesimo colpo di spugna, la violenza che l’esecutivo aveva inferto al Parlamento (complice un certo inquilino del Quirinale). Ricordo che solo Mussolini e De Gasperi avevano posto la questione di fiducia sulla legge elettorale, e Renzi non si è voluto sottrarre a questi accostamenti…

Ora, premesso che un governo che dovesse vedere ridiscutere dal Parlamento una legge elettorale da esso stesso imposta alla propria maggioranza attraverso voto di fiducia dovrebbe immediatamente dimettersi, qualora questo dovesse verificarsi -e me lo auguro- la base della discussione parlamentare non potrebbe che essere una proposta di legge elettorale che escluda in maniera radicale quelle oscenità anti-democratiche che viziavano la legge ora non più buona: c’è il “Democratellum”, la nostra proposta, da quella si cominci a ragionare, non per salvare un regime partitocratico e corrotto, ma per riconsegnare le istituzioni ai cittadini.

E, come abbiamo sempre ripetuto, approvata una legge elettorale che restituisca lo Stato ai cittadini, mandato a casa uno dei più tronfi e autocratici rappresentanti della partitocrazia prona a lobbies e grande finanza, si torni a votare.

Sperando di aver chiarito la posizione di chi ha a cuore le ragioni della democrazia e non della vittoria a qualunque costo della sua parte politica, attendo fiducioso un vostro riscontro, auspicando che questo dialogo si possa sviluppare in una dimensione pubblica, che coinvolga sempre più persone convinte della necessità suprema di battersi per la democrazia.

(*) Nicola Morra è portavoce al Senato del M5S nella XVII Legislatura.


La lettera di Morra è la risposta a quella inviata al Movimento 5 Stelle e pubblicata su La Repubblica il 23 giugno 2016 con il titolo: Libertà e Giustizia al M5S “Rischio dittature personali disinnescate l’Italicum”

Libertà e Giustizia al M5S: “Rischio dittature personali disinnescate l’ Italicum”

del Consiglio di Presidenza

Care amiche e cari amici del Movimento 5 Stelle, lo straordinario risultato del voto amministrativo attribuisce al vostro Movimento una grande responsabilità: dare un contributo decisivo alla principale battaglia democratica che aspetta il Paese, cioè il referendum costituzionale del prossimo ottobre. Sappiamo bene che la posizione del Movimento è un netto No al metodo e al merito di questo stravolgimento dei meccanismi della nostra democrazia: ma crediamo che in questi giorni sia necessaria una mobilitazione straordinaria, nelle piazze e sulla rete, per raccogliere le firme che servono a configurare il referendum come un’ opposizione popolare ad una revisione costituzionale divisiva e imposta da un parlamento delegittimato. Subito dopo, e da qui fino ad ottobre, è ancora più necessario che nel discorso pubblico, e in particolare nella comunicazione televisiva (a partire da quella trasmessa da ciò che vorremmo ancora chiamare ‘servizio pubblico’), le ragioni del No abbiano lo stesso spazio degli argomenti del governo: e in questo il ruolo del Movimento appare cruciale.

Soprattutto, pensiamo che sia fondamentale che il movimento politico che oggi riscuote il consenso della maggioranza degli italiani denunci ora nel modo più esplicito e fattivo il cosiddetto Italicum: una legge elettorale intrinsecamente antidemocratica, e davvero pericolosa se combinata alla revisione costituzionale.

Ci sembra particolarmente importante che ad opporsi a questa nuova ‘legge truffa’ sia chi, in teoria, potrebbe oggi trarne più vantaggio per la propria parte. Perché proprio questo è il punto: le leggi elettorali, e le riforme della Costituzione, non si possono cucire addosso alle volatili maggioranze del momento, ma devono guardare lontano, garantire la rappresentanza di tutti, essere inclusive ed aperte.

Noi crediamo che l’ Italicum e la revisione costituzionale mettano sul tavolo della democrazia italiana una pistola carica. E non importa chi la potrebbe usare: quella pistola va disarmata e subito gettata via, senza tentennamenti e tentazioni.

Parlando in Costituente il 6 marzo del 1947, Lelio Basso notava come la forza e la legittimazione dei partiti avessero finalmente «ucciso le dittature personali alla Giolitti». Noi pensiamo che la Costituzione sia troppo importante per ridurla, appunto, ad una questione personale: e la forza e la legittimazione del vostro Movimento possono oggi dimostrare che in Italia – per citare una bella canzone – «la gente, quando è il momento di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sa benissimo cosa fare». Dopo che il Presidente del Consiglio ha tentato di trasformare il referendum sulla Costituzione di tutti gli italiani in un plebiscito sulla sua persona e sul suo governo, è vitale che il primo partito d’ Italia sappia, al contrario, guardare all’ interesse della Repubblica: mostrando senso di responsabilità, lungimiranza e amore per le istituzioni e il bene comune dei cittadini.

Il Consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia (Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Roberta De Monticelli, Paul Ginsborg, Tomaso Montanari, Elisabetta Rubini, Nadia Urbinati e Gustavo Zagrebelsky)


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