Da dove cominciamo? Da dove vuole, tanto in Italia non c’è una cosa che sia a posto!”. Siamo a casa del professor Giovanni Sartori, politologo e padre della Scienza politica in Italia, a parlare di riforme costituzionali e legge elettorale che, secondo molti, sbilanceranno il sistema democratico a favore dell’esecutivo.
Professore, perché non c’è nulla che sia a posto?
Tutto il sistema oggi è fondato su errori e incompetenza. Abbiamo un Parlamento eletto con quell’obbrobrio del Porcellum che adesso riforma la Costituzione. Abbiamo un presidente del Consiglio che non ha vinto le elezioni, ha semplicemente vinto le primarie del suo partito. Poi ha vinto le elezioni europee, ma questo naturalmente non c’entra nulla: non si può fare un’estensione per analogia! Le primarie sono state usate come legittimazione e poi anche le Europee. Ma non va bene. Aggiungo una cosa che ho più volte scritto: l’articolo 67 della Costituzione prevede l’assenza di vincolo di mandato, un concetto che Grillo e il Movimento 5 Stelle non conoscono. La rappresentanza di diritto pubblico prevede che ogni membro del Parlamento non rappresenta i suoi elettori, ma la Nazione. Altrimenti torniamo alla rappresentanza di diritto privato, come nel Medioevo.
Ha detto che voterà No al referendum sulla riforma del Senato. I costituzionalisti hanno sottolineato come leda il principio di rappresentatività, dato che i senatori non saranno eletti ma mantengono competenze come la revisione costituzionale; eleggono i giudici della Consulta e il presidente della Repubblica.
Il problema vero sono le competenze, non l’elezione diretta: in molti sistemi c’è una Camera delle Regioni. Così però è un caos. I nostri futuri senatori non dovrebbero avere voce in capitolo sulla revisione costituzionale. E nemmeno l’immunità. Senza contare che i nostri cento arrivano dalla peggior classe politica di cui l’Italia disponga: basta guardare gli scandali e le inchieste della magistratura sui consiglieri regionali.
Il combinato disposto di Italicum e nuovo Senato cosa produce?
Il Porcellum era fatto su misura per Berlusconi con un premio di maggioranza oltre ogni misura. La famosa legge truffa del 1953, truffa non era perché il premio scattava per chi la maggioranza del 50 per cento dei voti l’aveva già raggiunta. Mentre sistemi come il Porcellum e l’Italicum trasformano una minoranza in una maggioranza. Sono sempre stato favorevole ai premi di maggioranza, a patto che servano a rafforzare la maggioranza, non a crearla.
Cosa si potrebbe fare?
Sono sempre stato favorevole al doppio turno, a patto di vietare le coalizioni: nel mio progetto ogni partito si presenta da solo. Questo garantisce una selezione vera: ogni forza politica presenta il suo candidato migliore, quello che più garantisce l’accesso al secondo turno. È un modo per dare una preferenza (le tanto osteggiate preferenze, che poi sono rientrate dalla finestra nell’Italicum!) che però in questo modo non sarebbe manipolabile. Il maggior difetto dell’Italicum sta nel premio di maggioranza: chi raggiunge il 40 per cento dei voti lo ottiene, prendendo 340 seggi, cioè il 55 per cento del totale.
Perché non ridurre il numero dei parlamentari o non abolire il Senato tout-court?
Perché sarebbe una modifica radicale, una vera rivoluzione, più difficile da far passare. Peraltro, ormai i sistemi monocamerali sono molto diffusi, il bicameralismo era figlio di un altro momento storico. Ma per fare una riforma del sistema così radicale bisogna studiare, avere competenze: invece i politici oggi passano il tempo in televisione. E quando non sono in onda si preparano per la successiva apparizione. Non è tanto che non lavorano, è che lavorano su cosa e come rispondere quando vanno in tv.
Qual è il suo giudizio sull’operato di Renzi?
È svelto, furbo, agile. Uno con i riflessi prontissimi. Però imbroglia le carte su tutto: un conto sono le promesse elettorali, un altro camuffare la realtà. Chi governa non può fare solo propaganda, deve rispondere del proprio operato: non è una cosa accettabile da parte di un premier.
Il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2016
Con poche, succinte e chiarissime parole, senza l’enfasi, l’aggressività e la spocchia degli agit-prop, dei fanatici e dei mestatori stupidi e in malafede, Giovanni Sartori chiarisce il pensiero di tutti coloro i quali andranno a votare NO. E speriamo lo chiarisca anche a chi, in buona fede, ha le idee confuse dalla propaganda renziana – incidentalmente, mai s’era visto un governo che prende posizione in materia referendaria.
Saremo in minoranza, molto probabilmente, a meno di uno scatto d’orgoglio e di sopravvenuto spirito critico. Il che non dovrebbe stupire giacché – come sapevano bene i banchieri fiorentini del ’500 (non quelli odierni, alla Verdini e Boschi) – è sempre la moneta cattiva che scaccia quella buona.
Purtroppo sapevamo già tutto!
Manca un suggerimento operativo funzionale al cambiamento. Che non può essere il referendum.
Negli anni ’50 il mondo era ben diverso da oggi, quindi la ‘legge truffa’ fu chiaramente percepita come il tentativo di bloccare l’opposizione, che di fatto era il partito comunista.
Oggi il mondo è interconnesso e serve una certa rapidità legislativa, quindi una maggioranza coesa e stabile.
Cosa irraggiungibile con un sistema proporzionale, che crea almeno un ‘Ghino di Tacco’.
Sono favorevole anche io al doppio turno alla francese, ma è troppo difficile da far passare nel contesto attuale, quindi il male minore mi sembra l’Italicum.
Che certamente evita la paralisi, ma soprattutto attribuisce a chi vince l’onere della realizzazione in proprio del programma elettorale, senza i soliti alibi delle coalizioni.
Quanto al senato, pur essendo il linea di principio d’accordo con Sartori, ritengo tuttavia che la riforma proposta dovrebbe passare. Non mi convince l’argomentazione della ‘peggiore classe politica’, altrimenti si dovrebbe commissariare anche il parlamento per la quantità di inquisiti. E’ un bene che i nuovi senatori abbiano poteri limitati e soprattutto che non diano la fiducia.
Per il resto mi sembra che alla base delle argomentazioni di Sartori ci sia la consueta antipatia verso Renzi, che forse in due anni ha fatto troppe cose rispetto alla consueta placida inoperosità del Parlamento.
Il professore dice quello che pensa, Antonio Ferretti. Non e’ candidato a niente e non rappresenta nessun partito. Libero di dire quel che vuole . Si lo so che voi “rosicate” quando si critica il renzuccio nazionalpopolare.
Con tutto il rispetto per il prof. Sartori, rilevo che l’affermazione “”……. non ha vinto le elezioni ma solo le primarie……” la colpa non è di Renzi ma di tutti i parlamentari che non sono stati in grado, o non hanno voluto, esprimere un presidente del consiglio. Certo Renzi è stato molto abile a cogliere al volo l’occasione basandola sulla sua maggioranza all’interno del PD ottenendo, dopo le consultazioni presidenziali, il via libera dal Parlamento. Bene o male il suo governo sta facendo qualcosa che gli altri non hanno fatto o non avevano intenzione di fare perché legati al gioco degli accordi politici. Sarà il tempo, che è un galantuomo, a dire se Renzi ha operato bene o meno. Vero è che tra mille difficoltà ha portato l’Italia fuori dalla recessione, molti giovani hanno trovato lavoro e, lentamente, l’Italia si avvia a tornare una nazione “normale”.
Piergiorgio Caione – “…la colpa non è di Renzi…” come contestazione alle tesi di Sartori c’entra come i cavoli a merenda. Potrebbe anche esser possibile (ma da verificare…) che non sia “colpa” sua, ma rimane il fatto incontrovertibile che non ha vinto le elezioni. Quindi la tesi di Sartori è inattaccabile. Punto.
Poi, la Sua affermazione che il governo Renzi stia “bene o male” facendo quel che serve al Paese è, appunto, una Sua affermazione e come tale contestabile: non ha portato il Paese fuori dalla recessione; i numeri sull’occupazione sono molto ambigui e certamente destinati a crollare quando, scaduto il bonus per le aziende, assisteremo a pesanti ridimensionamenti; il combinato disposto dell’Italicum e della “riforma” costituzionale (non prevista dalla carta vigente, che non casualmente parla solo di “revisione – comprende Lei la differenza?) ci porterà ad essere, potenzialmente, un Paese esposto alle avventure di un italico Pinochet. Su questo particolare aspetto, Sartori è stato molto – forse troppo – prudente, ma il tema è stato trattato perfino ad nauseam da parte di tantissimi altri illustri costituzionalisti, su questo e in tanti altri siti.
Condivido quanto detto dal Prof. Sartori nell’intervista e se il premier Renzi su qualcosa ha tenuto una posizione condivisibile ( unioni civili ,migranti ) sul resto molto importante per il paese si è dimostrato frettoloso e incompetente raccogliendo maggioranze discutibili pur di fare passare ciò che a lui piace.
Credo che il vero problema sia quello dei contrappesi a un esecutivo che disporrebbe non solo di un premio di maggioranza eccessivo rispetto al quorum che lo fa scattare, ma di parlamentari sostanzialmente nominati da un segretario di partito che è anche capo di un governo e che si è già venuto costituendo una rete di potere reale a maglie sempre vieppiù strette. Un cesarismo senza nemmeno Cesare è quanto di peggio ci si possa augurare. Ma che il Paese se lo sia meritato come in altri casi e in altre epoche? Un’occasione per smentire questa desolata domanda è offerta dal referendum indetto per ottenere un’investitura da statista che francamente l’astuto rignanese e la sua cricca davvero non meritano. Per questo almeno bisognerebbe impegnarsi.
Non si può non concordare su quanto espresso dal professor Sartori. ma credo che molti sorvolino i punti importanti …” Ma per fare una riforma del sistema così radicale bisogna studiare, avere competenze: invece i politici oggi passano il tempo in televisione. E quando non sono in onda si preparano per la successiva apparizione. Non è tanto che non lavorano, è che lavorano su cosa e come rispondere quando vanno in tv”. TRa loro ,dove sta il possibile sostituto di Renzi ? Il quale è comunque giudicato così : “È svelto, furbo, agile. Uno con i riflessi prontissimi. ” Che se fa una riforma confusa ,almeno muove le acque ..l’ abolizione tout court “sarebbe una modifica radicale, una vera rivoluzione, più difficile da far passare.” ,almeno per ora .
Perché la questione non sarebbe certo finita lì . Sartori bene argomenta , ma chi usa l’ intervista tirandola da tutte le parti fa solo il giochetto delle tre carte.
“La rappresentanza di diritto pubblico prevede che ogni membro del Parlamento non rappresenta i suoi elettori, ma la Nazione.”
“…ai premi di maggioranza, a patto che servano a rafforzare la maggioranza, non a crearla.”
Condivido.
CHE SI LEGGA LA COSTITUZIONE E I 60 ANNI DI REPUBBLICA PARLAMENTARE!! Nessun presidente del Consiglio é passato per le elezioni. Non Monti, Non Letta, non Fanfani, Moro, Segni, eccetera eccetera!