La bomba mediatica di Silvio. “In tv fino alla par condicio” e ritorna la Struttura Delta

18 Dic 2012

«Dobbiamo saturare la tv prima che scatti la par condicio». L’ordine è partito da Arcore nei giorni scorsi, nelle lunghe riunioni di pianificazione della campagna elettorale del Cavaliere. Presenza massiccia, anzitutto sul network di famiglia. Con la mobilitazione di tutti i direttori dell’informazione e i manager del Biscione, invitati attorno al tavolo di villa San Martino per coordinare la campagna, da Fedele Confalonieri a Mauro Crippa (direttore generale
dell’informazione del gruppo), fino a Giovanni Toti (Tg4 e Studio Aperto) e Mario Giordano (Tgcom24). Il tempo scorre velocissimo, la legge impone 45 giorni di par condicio prima delle elezioni: se si votasse il 17 febbraio la tagliola scatterebbe ai primi di gennaio. Sono questi dunque gli unici giorni per «saturare» la tv e risalire nei sondaggi. E l’effetto già si vede. Alessandra Ghisleri ha consegnato ieri la nuova rilevazione che dà il Pdl in
crescita di tre punti, al 17,4 per cento.
L’occupazione in video è dunque partita, con il Tg5 che rimanda ai “successi” del governo Berlusconi, il Tg4 che dilaga con l’integrale della presentazione del libro di Vespa, e poi la Telefonata di Belpietro, Barbara D’Urso e le due ore di finta “intervista” a Canale cinque, ieri sera è arrivata Quinta Colonna di Del Debbio. Proprio durante l’intervista a Rete4, registrata nel salotto di Arcore, il Cavaliere ha lanciato i nuovi slogan. A partire dal «patto del parlamentare », ovvero una serie di regole che chi sarà nelle sue liste dovrà rispettare, tra cui «l’impegno per non più di due legislature a partire proprio da quella del 2013». Sempre riguardo alle candidature, il leader del Pdl ha promesso che l’80% saranno persone
«estranee alla politica», mentre soltanto il 20% degli attuali parlamentari troveranno posto in lista. E soltanto «i giovani capaci e dediti agli impegni parlamentari».
Nella campagna in tv la Rai, ovviamente, farà la sua parte e già stasera Berlusconi tornerà nel salotto bianco di Bruno Vespa. Un diluvio che suscitato le proteste di Libertà e Giustizia, di Giorgio Merlo, Vincenzo Vita e Beppe Giulietti. Tutti chiedono che l’Autorità sulle garanzie nelle comunicazioni — ora presieduta dal montiano Angelo Cardani — si decida a battere un colpo. «È una polemica pretestuosa — replica Paolo Bonaiuti — perché nell’ultimo anno Berlusconi in tv non c’è mai andato». Nello staff del Cavaliere, pur di farlo apparire, sono anche disposti a correre dei rischi. Ci sarebbe infatti in agenda una clamorosa epifania a Servizio Pubblico di Michele Santoro. Nella fossa dei leoni. «Ci sono contatti in corso», ammettono a palazzo Grazioli.
Ma ci sono altre due novità nella campagna elettorale per «Silvio premier ». La prima è che, seppur a malincuore, stavolta Berlusconi farà a meno degli amati manifesti 6 X 3. Anche per le affissioni a pagamento scatta infatti un divieto nel mese precedente al voto. Al momento non sono stati prenotati spazi: la programmazione delle affissioni va fatta
di quindici giorni in quindici giorni e il tempo per una efficace campagna di manifesti non c’è più. L’arma segreta è invece un’altra, il lato 2.0 di B., quello che parlerà ai 30 milioni di italiani che navigano sul web. Lo sbarco sulla Rete è di proporzioni “americane” e non a caso il Cavaliere si è rivolto riservatamente, per una consulenza, proprio a quel Michael Slaby che ha coordinato la campagna sui social media di Barack Obama. Twitter, Facebook, Google+, i blog, i siti dei giornali, tutti i territori saranno battuti palmo a palmo da una «Task
Force Digitale» messa in piedi dal responsabile Antonio Palmieri. Al momento Berlusconi può contare su duemila “volontari”, cento per ogni regione, che hanno il compito di rendere virali sul Web le proposte lanciate in tv. E di entrare nelle libere discussioni on-line per sostenere il verbo del Capo con argomenti confezionati nella fucina di palazzo Grazioli. Un’interazione micidiale tra vecchi e nuovi media.

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