Chi ha paura dell’uomo nero?

26 Mar 2012

Il 24 marzo a Torino, Agende Rosse ha organizzato un dibattito sulla legalità, con la partecipazione di Salvatore Borsellino, il magistrato Nino Di Matteo, in collegamento da Milano il giornalista Loris Mazzetti

“Rendere la magistratura sempre più burocratizzata, pavida, più attenta a non disturbare le azioni dei potenti: questo è il vero obiettivo del progetto di legge di riforma costituzionale della giustizia”
                                                              Nino Di Matteo

Sabato 24 marzo a Torino, il movimento delle Agende Rosse ha organizzato un dibattito sulla legalità, con la partecipazione di Salvatore Borsellino (fondatore del movimento), il magistrato Nino Di Matteo, in collegamento da Milano il giornalista Loris Mazzetti che con Di Matteo ha raccolto in un bel libro dal titolo “Assedio alla toga” (edizioni Aliberti) le testimonianze del magistrato sul difficile percorso della lotta alla mafia.
Un dibattito iniziato con l’intervento di Salvatore Borsellino (moderato da Antonella Camalleri), che con grande passione e lucidità ha evidenziato le problematiche della giustizia e della lotta alla mafia da parte di un sistema politico, di un governo, che non dà segni di discontinuità rispetto al precedente. Berlusconi era “l’uomo nero”, rappresentava la corruzione e lo sprezzo per la legalità. Ma ora che questi è dietro le quinte, i protagonisti del nuovo governo non danno certo segnali incoraggianti rispetto ai problemi rimasti in campo immutati.
Sembra non interessi a nessuno parlare di giustizia, è inquietante che si respingano le intercettazioni nei confronti dei parlamentari. Quella del parlamento è una vera e propria invasione di campo, si è improvvisato giudice entrando nel merito dei fatti e delle inchieste, questo fa pensare che il clima politico non sia cambiato. Pure dal Csm assistiamo all’attivazione rispetto alle accuse nei confronti del Pm Antonio Ingroia che ha avrebbe il torto di essersi definito “partigiano della Costituzione”, come se questo costituisse un reato anziché un fatto naturale.
Il magistrato Nino Di Matteo giunto direttamente da Palermo, è stato accolto con grande entusiasmo e calore dal pubblico presente in sala; ha lungamente parlato della gravità della situazione e degli ostruzionismi che si continuano a perpetuare nella difficile lotta di un pugno di magistrati contro le mafie. Vi è una compressione dei magistrati, ha dichiarato; vi sono collateralismi al potere politico e imprenditoriale, e non di meno gravi comportamenti di alcuni magistrati, come la dichiarazione del sostituto  procuratore generale Francesco Iacovello sul fatto che il concorso esterno in associazione mafiosa sarebbe qualcosa in cui non crede più nessuno. Questo offende la memoria e il lavoro di Falcone e Borsellino, oltre a fare un regalo a chi interagisce con la mafia strumentalizzando le istituzioni. Troppe sono le “amnesie” sulla trattava Stato-mafia. Stranamente certi comportamenti di alcuni magistrati non interessano il Csm che però ritiene pericolosa una dichiarazione di Ingroia come partigiano della Costituzione.
Nino di Matteo ha ribadito l’importanza di aderire alla Convenzione europea di Strasburgo del 1999 in materia di corruzione, introducendo nuove figure di reato   per non lasciare zone di impunità.  Inoltre ha evidenziato la proposta di bloccare la prescrizione dal momento in cui inizia il processo, per agevolare il suo svolgimento e accertamento dei fatti. Poiché mafia e corruzione sono un processo integrato e interdipendente, è necessario insistere sull’abolizione della prescrizione.
Netto il giudizio negativo sulla responsabilità civile dei magistrati, che se entrasse in vigore, diverrebbe terreno di scontro che lascerebbe spazio ad azioni strumentali per liberarsi d’un giudice scomodo.
E’ necessario mantenere l’indipendenza della magistratura per far si che i magistrati siano liberi di accertare i fatti senza condizionamenti da parte di eventuali intimidazioni. Questo oltre oltre a creare situazioni di incompatibilità, consentirebbe di liberarsi di magistrati sgraditi.
Numerosi sono stati gli interventi e le domande del pubblico che ha sollevato i molti problemi che affliggono il sistema politico italiano, la partecipazione è stata intesa e numerosa, nonostante all’evento non sia stato dato molto risalto, che l’incontro sia stato relegato in un cinema-teatro di periferia, e non fosse presente nessuna figura politica e istituzionale. Probabilmente i cittadini sono migliori di chi li rappresenta.

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