Anche la democrazia europea, così come quella italiana, dipende da noi

05 Mar 2012

L’Appello firmato da Gustavo Zagrebelsky merita in pieno il consenso che sta raccogliendo; esso addita in modo chiaro e netto i rischi di una abdicazione della politica di fronte alla presunta neutralità di un governo dei “tecnici”…più democrazia in Italia è necessaria e ci farà indubbiamente piacere, ma non otterrà gli effetti desiderati se non vi sarà più democrazia in Europa

L’Appello firmato da Gustavo Zagrebelsky merita in pieno il consenso che sta raccogliendo; esso addita in modo chiaro e netto i rischi di una abdicazione della politica di fronte alla presunta neutralità di un governo dei “tecnici”, denuncia le responsabilità della classe dirigente italiana nel suo complesso -non solo dei governi e non solo di quelli di centro-destra-, e chiama i cittadini a mobilitarsi, in quanto la ripresa civile, prima ancora che economica, “dipende da noi”. A nostro parere, occorre però aggiungere che non vi sono sbocchi qualora ci si limiti a guardare all’interno del nostro Paese; più democrazia in Italia è necessaria e ci farà indubbiamente piacere, ma non otterrà gli effetti desiderati se non vi sarà più democrazia in Europa.

Al proposito, l’Appello rileva che il presente quadro politico è conseguenza anche “di eventi maturati altrove, in sedi democraticamente non controllabili”. Verissimo, ma sarebbe del tutto illusorio sperare che il destino di un Paese come il nostro possa non essere determinato, in larga parte, da decisioni prese “altrove”: attardarsi in difese della sovranità degli stati nazionali europei non può arrestare il loro progressivo declino che è sotto gli occhi di tutti, sicché non vi sono prospettive positive se non rendendo democratiche e controllabili, a differenza di ora, le sedi decisionali europee.

Una delle cause profonde della crisi che ha costretto alcuni paesi al ricorso a governi “tecnici”, capaci di sottrarsi al consenso elettorale immediato, consiste infatti nell’aver mantenuto la sovranità nella politica economica, e in particolare in materia fiscale, mentre cessava la sovranità in materia monetaria; da ciò il ricorso imponente al debito pubblico, finanziato in misura crescente sui mercati finanziari internazionali. Una moneta senza stato e senza una Banca Centrale dotata del potere di battere moneta può essere difesa solo da politiche selvaggiamente deflazionistiche, quali quelle che attualmente mettono in ginocchio la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e anche l’Italia. Se non si corregge questa stortura istituzionale assisteremo al ritorno di guerre commerciali, al protezionismo, alla difesa degli egoismi nazionali; e non solo U.S.A e Cina, ma India, Brasile e altri ci relegheranno ai margini del mondo.

Al proposito, Guido Rossi sul Sole-24 ore del 4 marzo scrive quanto segue. “Il vero problema europeo è esclusivamente di democrazia politica. Le disuguaglianze tra i vari popoli potranno essere superate solo se vi sarà la vocazione e il diritto concreto alla cittadinanza europea. Fino a quando italiani, tedeschi, francesi non si considereranno prima cittadini europei che cittadini dei singoli Stati, un’economia all’arrembaggio continuerà ad avere la prevalenza sulla politica. E’ per questo che è indispensabile e urgente che l’Europa affronti il suo problema costituzionale e dia legittimazione democratica alle varie istituzioni che ne fanno parte, sicché la lotta per il diritto europeo ritorni ad essere la priorità, come lo fu al momento dei fondatori. L’Unione deve ambire a diventare un’Europa del diritto caratterizzata da una propria Costituzione democratica; deve abbandonare gli attuali strumenti di poco trasparente decisione politica da parte di enti o istituzioni non legittimate e pertanto facilmente eludibili, come la storia dei debiti sovrani sta ancora ampiamente dimostrando.”
Guido Rossi è “garante” di Libertà e Giustizia, e questo ci sembra un ottimo completamento dell’Appello.

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