Fino a quando durerà la commedia degli inganni che Berlusconi ha messo in scena? Il Cavaliere sta cercando di sfruttare, in un crescendo propagandistico, il “sì” di Bruxelles alla lettera d’intenti del nostro governo. Prima “Porta e porta”, poi il Tg1, quindi Canale 5… Non passa giorno che non si veda in Tv il presidente del Consiglio. Ma la grinta non è quella di un tempo. Il tono è meno sicuro, il sorriso si trasforma in smorfia, gli occhi si stanno riducendo a due fessure. Usciamo dalla propaganda: la lettera mandata ai nostri partner europei si sta rivelando una mossa fatta per salvare le apparenze. Difficilmente gli organismi comunitari avrebbero potuta respingerla senza aprire un pericoloso processo a catena, destinato a far precipitare l’euro. Ma Berlusconi sa che l’avallo dato alla nostra missiva pone una serie di condizioni difficili. Che ora non bastano più le parole e i pezzi di carta, ma ci sono richiesti i fatti. L’azzardo è sempre più alto per un governo allo stremo, aggrappato a una maggioranza parlamentare frantumata. Sul centrodestra si moltiplicano gli indizi imbarazzanti. Buon ultimo il “giallo” del documento mandato da una pattuglia di parlamentari “dissidenti” (e poi smentito dai presunti firmatari), allo scopo di chiedere al premier di fare un passo indietro e consentire l’allargamento della maggioranza. Berlusconi è assai abile a cambiare le carte in tavola. Probabilmente, è il più grande tappetaro che mai sia apparso sulla nostra scena pubblica. Ma i giochi di prestigio non durano all’infinito.
Questa volta l’opposizione appare compatta. Bersani e Casini dicono le stesse cose quando denunciano il “libro dei sogni” che il governo ha trasmesso a Bruxelles per tentare di guadagnare un po’ di tempo. Denunciano l’accordo di potere tra Berlusconi e Bossi, che si è tradotto in un compromesso al ribasso per accontentare il “senatur” e al tempo stesso garantire la reciproca sopravvivenza. Tutto pur di durare. Di conseguenza, le pensioni di anzianità, che erano il punto discriminante ed emblematico, non sono state toccate, non potendosi mettere a rischio il serbatoio elettorale del Carroccio nelle aree del Nord. In cambio, porte aperte ai “licenziamenti facili”: la “dolorosa riforma” che, a questo punto, è stata indicata dalla Bce, passa senza neppure pensare a introdurre, contestualmente, un sistema di assicurazione della disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro. Ecco, il “patto scellerato” (come lo ha definito Casini) tra il Cavaliere e il capo della Lega. Ma lungo questo programma gli ostacoli si moltiplicano. I sindacati si sono mobilitati e minacciano lo sciopero generale. Le opposizioni non faranno sconti. Che farà un governo senza coesione politica, che sta perdendo anche la sua base parlamentare, al cui interno si aprono continue faglie?
Per tradurre in fatti la lettera d’intenti, questa maggioranza dovrebbe lavorare ventre a terra, senza esitazioni, intoppi, fronde. Uno scenario al quale nessuno crede, anche se Berlusconi ha continuato a ripetere in tv che lui e Bossi hanno “un programma e un accordo per 18 mesi”, quanto manca alla naturale scadenza della legislatura. Il quesito principale piuttosto è un altro: non tanto se il governo farà le cose descritte nella lettera, ma quale sia il vero piano del premier e del suo alleato. L’obiettivo principale è giocare sui tempi, bruciare quella decina di giorni, o poco più, che ancora restano, per mettere in campo l’ipotesi alternativa di un esecutivo di salute pubblica o comunque di transizione. Mano a mano che il calendario scorre, la finestra, per questa opportunità, si restringe. Il Cavaliere conta di restare in piedi almeno fino a quando non sarà definitivamente chiusa. Poi, potrebbe giocare la carta delle elezioni anticipate a marzo.. E’ vero: tanto lui, quanto Bossi, non godono di sondaggi favorevoli. Avrebbero, però, il vantaggio di mandare a monte il referendum e di votare con la legge attuale, l’orrendo Porcellum, così da potersi nominare le proprie liste elettorali e da regolare i vari conti interni.
Altro elemento da non trascurare. Stando a questo itinerario, il premier avrebbe comunque il tempo per sistemare qualcuna delle sue faccende giudiziarie, grazie alla prescrizione breve e ad altre possibili leggi ad personam. Finchè si è sul ponte di comando, è meglio approfittarne. Vi pare davvero troppo? Ma il sistema di potere berlusconiano non ha mai avuto come obiettivo un serio programma. Ha sempre puntato a conservare e promuovere quel che gli giova. “Lui non ha idee, ha interessi”, diceva Montanelli. Così dovrebbero, dunque, andare le cose. A meno che un improvviso “incidente parlamentare non rimetta tutto in discussione. Formalizzando, finalmente, la crisi. E facendo franare questo progetto come un castello di sabbia.
Non bisogna perdere mai la speranza, senza farsi troppe illusioni, che qualcuno nel centrodestra trovi il coraggio di far cessare questo teatrino. Se non ho interpretato male certe espressioni facciali, ieri, a Piazzapulita sulla 7, un parlamentare del Pdl mi sembrava piuttosto sconcertato mentre assisteva alle immagini della sceneggiata di Scilipoti o alla solita polemica di Sallusti contro Fini, in presenza di una fortissima, e sempre più trasversale, protesta sociale. E allora perché non trarre le logiche conseguenze di tutto questo? Resta poi da chiedersi perché l’Europa, consapevole della situazione del governo, si sia prestata in qualche modo a una farsa annunciata, che finora ha avuto come unico vero risultato collaterale (per Berlusconi) lo slittamento del processo Mills. Non sarebbe stato meglio dire chiaro e tondo al governo che il tempo era ormai scaduto, anziché lanciare un ultimatum che non poteva che partorire promesse di carta per prender tempo? In questo scenario assurdo e surreale, le elezioni restano una delle ipotesi più accreditate ed è un appuntamento che bisogna comunque cominciare a preparare, a prescindere dalla possibilità che si formi un governo tecnico, se questo dovesse cadere.
Sembra di assistere ad una commedia di teatro del surreale, dell’assurdo. Un commento all’articolo dice che non bisogna perdere le speranze, che il governo, “a giudicare da certe espressioni facciali”, probabilmente cadrà per suoi problemi interni. L’Autore dell’articolo parla de “l’orrendo Porcellum” come se il PD non portasse la oscena responsabilità di non averlo cancellato – quando doveva e poteva – insieme a tutte le leggi vergogna e tutti i patti delle crostate di questo quasi ventennio.
Né, tanto meno, ci dice l’Autore cosa si proporrebbero di fare i prossimi soci Bersani & Casini una volta al governo. Perché, forse, non sarebbe male avere una pallida idea di quale inferno ci verrebbe proposto in alternativa a quella del Mostro.
E poi, non sarebbe forse il caso che qualcuno cominciasse a proporre di aprire un vero dibattito per avviare una sorta di analisi collettiva sul come e sul perchè sia stato possibile un simile genocidio di valori etici, sociali, economici e politici, con una fattiva collaborazione delle forze che istituzionalmente dovevano impedire che ciò avvenisse?
O dobbiamo prepararci all’arrivo del prossimo Godot?
Per rispondere a Palinuro, è chiaro che un governo non cade per le “espressioni facciali”: della mia frase si è proposta, con virgolette che non corrispondono alle mie precise parole come ognuno può verificare, una versione caricaturale. Citavo quell’episodio come esempio sintomatico che la consapevolezza dello sfascio si è ormai diffusa nella stessa maggioranza, ma nessuno ha ancora la forza di trarne le conseguenze. E’ altrettanto chiaro che la caduta di Berlusconi non risolverebbe tutti i problemi e che la crisi italiana, anche etica, ha radici profonde che ci interrogano drammaticamente. La storia ci insegna, però, a non sottovalutare mai quali brusche accelerazioni verso il baratro possano arrivare da un solo uomo. Ritengo, quindi, che iniziare a sgombrare il campo da questo governo sia il passo fondamentale per affrontare tutti gli altri problemi.
Touché, nel senso che le virgolette erano mal posizionate. Mi dispiace e me ne scuso. Rimane il fatto – ingombrante come una montagna e che Antonio non sembra rilevare – che coloro che si propongono come alternativa al Mostro sono proprio coloro che il Mostro hanno creato.
E’ un fatto che nel corso dei diciotto anni passati questa sedicente sinistra ha legittimato il piduista, ha “normato” accordi di ogni tipo con lo stesso, senza mandato elettorale e, ovviamente, non ha mai cancellato – quando poteva – una sola delle innumerevoli leggi vergogna. Per contro, la “nuova” legge sul conflitto d’interessi (assolutamente inutile, in vigenza della 361/57, in barba alla quale D’Alema e i suoi sodali avevano legittimato il caimano in Giunta per le elezioni nel 1994 e nel 1996), inserita in più vaniloqui programmatici, è rimasta nella penna di Violante. In panne d’inchiostro, I suppose.
Intendo dire che non è pensabile un autentico cambiamento senza un cambio di livello di pensiero. Il pensiero, e il suo livello, è l’unica cosa che conta e non la parossistica ricerca di un leader. Renzi, per esempio, riesce ad esprimere solo il nulla, sé compreso, come quelli che vorrebbe rottamare.
Chiedo venia per l’involontario siparietto.
La gestione Tremonti – Berlusconi dei conti pubblici durante questo governo (dal maggio 2008 al settembre 2011) ha comportato l’accumulo di NUOVO DEBITO PUBBLICO per 250 Miliardi di Euro.
E’ un dato persino peggiore del Nuovo Debito Cumulato dal precedente governo Berlusconi 2 (dal giu 2001 al maggio 2006) durante il quale il Debito Pubblico incrementò di 223,8 miliardi di euro.
Le due tragiche performances del duo Berlusconi-Tremonti sono le uniche paragonabili nella storia recente della Repubblica Italiana alla disastrosa gestione finanziaria dei governi Andreotti 6° e 7° che dal luglio 1989 al giugno 1992 cumularono nuovo debito per 254 miliardi di Euro e alla terrificante gestione dei governi Craxi 1° e 2° che dall’agosto 1983 all’aprile 1987 aggiunsero nuovo debito pubblico per 213,8 miliardi di euro.
Chiunque conosca l’ammontare complessivo del debito pubblico italiano, pari a circa 1.900 miliardi di euro può dunque facilmente calcolare che questi 6 governi (i 2 Berlusconi, i 2 Andreotti ed i 2 Craxi) hanno cumulato, in un periodo relativamente breve, circa quindici anni, nuovo debito per 941 miliardi, cioè il 50% del debito complessivo.
Per cumulare l’altro 50% del Debito Pubblico Italiano ci sono voluti 53 governi e oltre 40 anni, dei quali nessuno è riuscito a performare, in termini di crescita percentuale e assoluta del debito, in modo nemmeno paragonabile al disastro dei governi Craxi, Andreotti e Berlusconi.
Forse i mercati più che speculare contro l’Italia stanno semplicemente indicando che non è più possibile lasciare la gestione agli sprovveduti, incompetenti e in altre faccende affaccendati personaggi che guidano questo governo.
Per una verifica consiglio di consultare i dati storici mensili di crescita del Debito Pubblico presso il sito BancaItalia, Base Informativa Pubblica TCCE0175.
Carlo Grezio
La gestione Berlusconi è stata, e purtroppo è ancora, catastrofica.
Da ogni punto di vista.
Ci lascerà un ultimo amaro frutto: l’impossibilità di scegliere chi dovrà governarci dopo di lui.
L’Europa ci ha dettato la strada del risanamento: dovremo intraprenderla al più presto.
Se B. si dimetterà (come speriamo), non avremo tempo sufficiente per andare alle elezioni: ci sarà bisogno di un “governo tecnico”, presieduto da una persona che gli italiani NON avranno scelto, e sorretto da un Parlamento composto da “figuri” che gli italiani NON hanno scelto.
Allora, ci sarà presto bisogno di ancora maggiore “vigilanza civile” e partecipazione diretta.
Se vi saranno, esse rappresenteranno l’unico vero “dolce frutto” di questa tristissima e, purtroppo, lunghissima parentesi berlusconiana……..
Le responsabilità dell’opposizione nel legittimare Berlusconi, rilevate da Palinuro, sono in effetti gigantesche e tutti ne dobbiamo essere consapevoli. Credo che realtà come L&G si siano sempre impegnate proprio in questo: non solo denunciare il regime, ma favorire la nascita di una politica trasparente, credibile, ricca di nuove energie. E’ una sfida difficilissima, ma indispensabile, per garantire un futuro alla nostra Italia. Oggi, però, siamo davanti a un’emergenza e le circostanze forse richiederanno una fase di transizione che vedrà in prima linea anche vecchie conoscenze della politica e dell’economia che, in un modo o nell’altro, molto hanno spartito con B. Non è il massimo, lo so, e c’è di che turarsi “montanellianamente” il naso, ma è sempre meglio, per un breve periodo, di questa interminabile e pericolossissima supremazia berlusconiana.