Intercettazioni, le modifiche non cambiano la sostanza

04 Giu 2010

Nessuno dei punti sostanziali che rendono il decreto sulle intercettazioni pericoloso per le libertà dei cittadini è in discussione: LeG con le associazioni culturali, Cgil, Fnsi si prepara alla grande mobilitazione nazionale

Trattano, mediano, riscrivono. Ma nessuno dei punti sostanziali che rendono il decreto sulle intercettazioni pericoloso per le libertà dei cittadini è in discussione. I nove degli 11 emendamenti che hanno in parte rivisto il testo fin qui, allungano – con rinnovi di 48 ore ratificati dal Gip collegiale – il tetto massimo dei 75 giorni consentito ai magistrati per poter intercettare; evitano che il ddl si applichi ai processi già in corso e quindi retroattivamente, e consentono di fare riprese visive e radiofoniche di un procedimento penale anche senza il consenso di tutti gli interessati, purché il presidente della Corte d’Appello ne dia autorizzazione. I pm che abbiano violato il segreto su uno dei loro fascicoli non saranno automaticamente sostituiti, come prevedeva la norma transitoria, ma deferiti al Capo della Procura che deciderà di volta in volta. Per le intercettazioni ambientali, infine, si studia una soluzione non ancora definita: si potranno disporre anche se “non ci sarà la certezza che nel luogo che si intende controllare si stia compiendo un reato”, secondo quanto anticipano dalla Commissione Giustizia al Senato.

Su altri temi, pure all’ordine del giorno, come quello che riguarda il no all’obbligo dell’arresto in flagranza per chi commette atti sessuali con minori, si tira dritto. L’emendamento del governo sugli “007”, infine, potrebbe diventare oggetto di una legge ‘ad hoc’.

Tutto questo però nulla cambia alla sostanza del ddl. Il diritto dei cittadini ad essere informati non è nemmeno preso in considerazione: con questo ddl, pur modificato, sarà comunque impossibile conoscere le notizie oltre che diffonderle. Proprio come prevedeva il testo licenziato alla Camera, contro il quale Libertà e Giustizia con la Federazione nazionale della stampa e un cartello di movimenti e organizzazioni della società civile ha manifestato il 3 ottobre in Piazza del Popolo a Roma.

Per questo LeG è pronta a una nuova mobilitazione. Contro il bavaglio e contro ogni forma di oscuramento della pubblica opinione, l’associazione che ha come presidente onorario Gustavo Zagrebelsky ha partecipato giovedì 3 giugno, all’assemblea dell’associazionismo civile e culturale organizzata dalla Fnsi. Una riunione aperta a tutti i movimenti e i comitati che in questi mesi hanno promosso le più diverse iniziative contro il ddl Alfano sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria. Si è deciso di promuovere un cartello di associazioni, aperto all’adesione di qualsiasi organizzazione, a prescindere da vincoli di schieramento e di appartenenza, che avrà come punto di riferimento la Carta costituzionale e il no ad ogni forma di bavaglio e di censura, allo scopo di assicurare ai cittadini il loro diritto di conoscere e di sapere. Le associazioni riunite, fra le altre iniziative, hanno deciso di:

  1. presentare insieme, alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, l’esposto che sarà condiviso da tutte le sigle e sottoposto su una molteplicità di siti alla firma dei cittadini;
  2. rivolgere un appello ai giuristi e ai costituzionalisti italiani, affinché formino un collegio di difesa per sostenere in tribunale e alla Corte costituzionale chiunque sarà colpito per aver disobbedito ad una legge ingiusta ed incivile;
  3. aderire al documento sottoscritto dai direttori di testata insieme alla Fnsi;
  4. aderire a tutte le iniziative che ciascuna organizzazione promuoverà, a partire dalle manifestazioni già programmate per il 7 giugno contro i tagli alla cultura e per il 15 giugno contro le drastiche riduzioni dell’intervento pubblico per l’editoria, l’emittenza e la stampa italiana all’estero;
  5. di promuovere una grande manifestazione nazionale, nei tempi e nei modi che si renderanno necessari qualora questo scellerato ddl dovesse andare all’approvazione.

Quanto al disegno di legge, che torna in aula al Senato l’8 giugno, resta ancora da sciogliere il nodo “007”, l’emendamento del governo che di fatto impedisce di intercettare quanti parlano di attività legate ai Servizi. Potrebbe diventare oggetto di una legge ‘ad hoc’, ma si teme possa estendere a dismisura il segreto di Stato.

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