Perché non sia #LultimogiornodiGaza

06 Maggio 2025

Francesco Pallante Costituzionalista

L’ultimo giorno di Gaza. Quando, qualche settimana fa, assieme a Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari e Evelina Santangelo, ci siamo riuniti per chiederci come interrompere l’inerzia – complice – che grava su Gaza, ed è nata l’idea di promuovere, per via telematica, una mobilitazione della società civile attraverso cui reagire, ciascuno a modo suo, all’orrore in atto, eravamo consci dell’urgenza della situazione, ma non pensavamo che avremmo anticipato l’evoluzione dei fatti sul terreno.

Qualcuno avrà forse storto il naso rispetto al nome prescelto, “L’ultimo giorno di Gaza”, ritenendolo una drammatizzazione degli eventi, un’accelerazione eccessivamente precipitosa.

E, invece, a pochi giorni da quella scelta, eccoci qui: all’invasione totale, alla colonizzazione, alla pulizia etnica decisa – e rivendicata – dal Governo israeliano. A quella che ha tutta l’aria di voler essere la soluzione finale del problema palestinese.

Reagire diventa ancora più urgente.

Sappiamo già che non lo faranno le istituzioni: non l’Unione europea, non i governi occidentali, nel silenzio del sistema dei media che contano. Il 9 maggio, la giornata che dovrebbe celebrare i tanto sbandierati “valori europei”, a Gaza sarà un giorno di guerra, violenza, crimini, morte. Persino – come ha denunciato Paola Caridi – di morte per fame e per sete, come al tempo degli assedi medioevali.

Ebbene: dimostriamo che questa Europa, che questi governi non ci rappresentano; che i cittadini europei credono nella pace e nella giustizia tra i popoli, così come proclama l’articolo 11 della nostra Costituzione. Reagiamo come riteniamo e come possiamo: organizzando una iniziativa in presenza o postando un testo, una foto, un video. In tutti i casi, dandone notizia sul web, tramite gli hashtag: #ultimogiornodigaza e #gazalastday

Altrimenti, il 9 maggio, con Gaza, a morire sarà anche l’Europa.

La lettera appello Ultimo giorno di Gaza

9 maggio – L’Europa contro il genocidio
#ultimogiornodigaza#gazalastday

Il 9 maggio è la Giornata dell’Europa: ma è anche l’ultimo giorno di Gaza. Perché il tempo sta finendo, per questa terra nostra. Questa terra del Mediterraneo, il mare che ci unisce.

Per questo, in quella giornata in cui ci chiediamo chi siamo, vi chiediamo di parlare di Gaza, di farlo ovunque vorrete. E di farlo, tutte e tutti, sulla rete: su siti, canali video, social. E sempre con l’hashtag #GazaLastDay#UltimogiornodiGaza.

Senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani.

Per rompere il silenzio colpevole useremo la rete, che è il solo mezzo attraverso cui possiamo vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza. Perché possano partecipare tutte e tutti, anche solo per pochi minuti. Anche chi è prigioniero della sua casa, e della sua condizione: come i palestinesi, i palestinesi di Gaza lo sono. Perché almeno stavolta nessuna autorità e nessun commentatore allineato possa inventarsi violenze che occultino la violenza: quella fatta a Gaza.

Sulla rete, e non solo. Per chi vuole mettere in rete ciò che succede nelle piazze e nelle comunità che si interrogano, assieme, su come fermare la strage.

Con la consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi – italiani ed europei – verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro alleato, Israele. Per ripudiare l’Europa delle guerre antiche e contemporanee, per proteggere l’Europa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionale. E soprattutto guardarci negli occhi, e guardarci come la sola cosa che siamo. Umani.

Aggiungiamo tutte le parole che vorremo usare all’hashtag #ultimogiornodigaza #gazalastday

Senza scomunicarne nessuna, senza renderne obbligatoria nessuna. Per chiamare le cose con il loro nome.

Ora è il momento di costruire una rete di senza-potere determinati a prendere la parola. E il 9 maggio è la prima tappa di una strada assieme.

Perché la strage, perché il genocidio, abbiano fine. Ora.

Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Evelina Santangelo

Francesco Pallante è professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Torino.
Tra le sue pubblicazioni: con Gustavo Zagrebelsky, Loro diranno, noi diciamo; Vademecum sulle riforme istituzionali (Laterza 2016); Per scelta o per destino? La Costituzione tra individuo e comunità (Giappichelli editore Torino 2018), Contro la democrazia diretta (Einaudi 2020), Elogio delle tasse (Edizioni Gruppo Abele 2021).

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