Striscioni, musica, cartelli e bandiere per dire basta al caporalato e alle morti sul lavoro. “Stop caporalato”, “Leggi Bossi-Fini causa dello sfruttamento, cancellatela”, alcuni degli slogan: lo sfruttamento della manodopera soprattutto straniera e irregolare è strettamente collegato alla legge sull’immigrazione che di fatto obbliga all’irregolarità decine di migliaia di persone che arrivano da tutto il mondo. Lo ha confermato, non che ce ne fosse bisogno, anche un’ispezione di massa eseguita nei giorni scorsi.
La manifestazione nazionale che si è tenuta oggi a Latina era indetta dalla Cgil e ha chiamato in piazza lavoratori, politica, associazioni tra cui anche noi di Libertà e Giustizia.
Numerosi sono stati i riferimenti a Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni deceduto il 19 giugno scorso in seguito a un grave incidente sul lavoro nel capoluogo pontino e “scaricato” come un sacco davanti casa dal datore di lavoro, Antonello Lovato. L’imprenditore agricolo, 37 anni, è stato arrestato, e si trova nel carcere di Latina, con l’accusa di omicidio con dolo eventuale. L’autopsia sul corpo di Singh ha dichiarato la morte come conseguenza di dissanguamento: se fosse stato soccorso subito dopo che un macchinario gli aveva tranciato il braccio, forse si sarebbe potuto salvare.