Voto europeo: un’occasione da non perdere per dare forza alla democrazia rappresentativa e partecipativa

10 Giugno 2024

Questo contenuto fa parte di un osservatorio Autoritarismi

Open Days at the European Parliament in Strasbourg

All’ondata nera c’è un’alternativa, da costruire. E un ruolo importante è affidato al Parlamento europeo e a come si schiereranno le forze politiche dell’area progressista.

Le elezioni appena avvenute sono un’occasione per dare nuovo slancio alla democrazia europea.

Abbiamo finalmente assistito a una campagna elettorale in cui – in molti Paesi, anche se purtroppo non in Italia – si è parlato di Europa. La crisi pandemica, il piano di rilancio economico – con il primo caso di “debito” europeo – e la crisi innescata dall’invasione russa dell’Ucraina hanno fatto capire a chiunque non sia pregiudizialmente contrario all’Unione europea che questo genere di sfide non si possono affrontare da soli. 

Nonostante l’enfasi posta dal nostro Paese sull’avanzata delle destre nel continente, i rapporti di forza usciti dalle urne non sono, per ora, molto diversi dalle previsioni della vigilia. Anche se alcuni aggiustamenti si renderanno necessari nei prossimi giorni –  quando sapremo dove andranno gli eletti italiani eletti con Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle e, fuori d’Italia, gli eletti in Ungheria pro e contro Viktor Orbán – sembra probabile la ricostituzione di una Grosse Koalition con la conferma di Ursula von der Leyen a capo della futura Commissione. Così come è possibile, visti i nuovi equilibri, che il socialista Antonio Costa, già Primo ministro del Portogallo, assuma il ruolo di Presidente del Consiglio europeo. Altrettanto probabile è che un rappresentante del gruppo politico liberale Renew Europe (forse la Prima ministra estone Kaja Kallas) diventi il nuovo Alto Rappresentante dell’Ue al posto dello spagnolo Josep Borrell. Una cosa comunque è certa: a livello europeo, una volta definiti i nuovi assetti istituzionali, i giochi si riapriranno solo tra cinque anni, dal momento che il Trattato non prevede ipotesi di fine anticipata della legislatura, e che quanti sono posti al vertice delle istituzioni vi restano per l’intera durata del mandato, salvo casi eccezionali di palese inadeguatezza, ad esempio per una mozione di censura della Commissione.

Se dall’analisi degli schieramenti passiamo all’analisi dei contenuti, vediamo che, sulla carta, a fine mese – dunque prima della Presidenza ungherese – il Consiglio europeo adotterà l’Agenda Strategica 2024-29, che potrebbe essere tuttavia poco più di un esercizio di stile, sia perché maturata in assenza di consultazione e partecipazione, sia perché il vero programma politico sarà, inevitabilmente, quello che verrà concluso nell’inizio di legislatura con le forze politiche del nuovo Parlamento europeo: non un contratto di programma, come nell’esperienza tedesca, ma certamente qualcosa che darà alle forze politiche la possibilità di orientare le scelte della Commissione e persino la definizione dei “portafogli” dei diversi commissari. 

Importante è una stretta sinergia con le commissioni parlamentari e commissari competenti e motivati, ma anche una partecipazione attiva e costante della società civile

E qui sarà fondamentale un chiarimento sul ruolo del gruppo Socialista, che nella scorsa legislatura (e in quella che l’ha preceduta) si è dimostrato fin troppo cedevole nei confronti della destra su temi fondamentali come quelli dei diritti e delle politiche di migrazione e asilo. Non dimentichiamo che si deve a figure come l’ex Vicepresidente Timmermans, sotto la Commissione Juncker 2014-2019, una “orbanizzazione” di fatto della politica europea in materia di migrazione e asilo, confermata e rafforzata con il voto sul “Patto europeo” che solo in extremis gli eurodeputati del PD hanno deciso di respingere. 

Altrettanta chiarezza occorrerà in materia di politica di difesa che, pur non rientrando fra le competenze operative dell’Unione, ne viene condizionata sotto diversi profili e deve svolgersi nel rispetto di quanto previsto dall’art. 3 del Trattato, secondo il quale «nelle relazioni con il resto del mondo, l’Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione dei suoi cittadini; contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite».

Il raggiungimento di questi obiettivi richiede non solo una stretta sinergia con le commissioni parlamentari e commissari competenti e motivati, ma anche una partecipazione attiva e costante della società civile, come è potuto avvenire nella scorsa legislatura con il lussemburghese Nicolas Shmit, Commissario per il lavoro e i diritti sociali, o l’italiana Elisabetta Gualmini, relatrice parlamentare che ha portato a buon fine dossier fondamentali, a cominciare da quelli sul salario minimo e sulla tutela dei lavoratori su piattaforma informatica.

Il cammino della legislatura deve ancora iniziare e già si allunga l’elenco di sfide da affrontare nei prossimi mesi. Sfide che la società civile dovrà seguire – dossier per dossier – verificando che il nuovo Parlamento tenga fede ai propri impegni, a cominciare da quello di farsi rispettare da Commissione e Consiglio come luogo prioritario della democratica rappresentativa: solo così, infatti, verrà fatta valere la volontà di quanti hanno espresso il proprio voto, e solo così si potrà iniziare a recuperare la fiducia della metà dell’elettorato europeo che ha disertato le urne. Se pure i votanti si sono mantenuti, infatti, al 51% degli aventi diritto – a differenza che in Italia, dove si è registrato un ulteriore e preoccupante calo del 7% – l’astensionsimo nei Paesi europei è forte e chiede di dimostrare concretamente che l’Europa ci riguarda, che è una sponda di democrazia contro gli autoritarismi, per la difesa della giustizia, della libertà, dello stato di diritto.

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