Il 2 febbraio 2019 è stato annunciato un evento luttuoso per l’umanità, specialmente per i popoli europei, però in Italia non ci abbiamo fatto caso. Mi riferisco all’annuncio del segretario di stato americano, Mike Pompeo, del ritiro degli USA dallo storico trattato INF: firmato da Reagan e Gorbaciov l’8 dicembre 1987 che proibisce le armi nucleari di medio raggio (dai 500 ai 5.500 km) basate a terra. Per effetto del trattato furono distrutti tutti i cosiddetti “Euromissili”, i missili nucleari a media gittata: gli SS20 sovietici e i missili Persing II e Cruise installati nel 1984 dagli USA in Germania, Italia, Belgio, Olanda e Regno Unito. I popoli europei furono liberati dal ricatto della distruzione atomica incombente sul loro territorio e si pose fine alla guerra fredda che aveva diviso l’Europa lungo i confini tracciati dalle armate russe ed angloamericane alla fine della seconda guerra mondiale.
Nella seconda metà del secolo scorso, il rischio di una guerra nucleare per errore era elevatissimo e molto forte era l’inquietudine che agitava l’opinione pubblica mondiale al punto che alcuni ritenevano che, dopo Hiroshima, si fosse formato un vero e proprio tabù dell’arma atomica. Di qui la nascita di robusti movimenti per la pace che, specialmente in Europa, si batterono strenuamente contro lo schieramento degli euromissili.
Anche in Italia si sviluppò un forte movimento contro lo schieramento dei missili Cruise nella base di Comiso. In Sicilia, nel 1982, una petizione contro lo schieramento dei Cruise promossa dall’allora segretario regionale Pio La Torre, raccolse in poco tempo oltre un milione di firme.
Com’è noto Pio La Torre fu ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982.
Il sentimento di angoscia dell’umanità di fronte al pericolo della distruzione nucleare è magistralmente condensato in uno splendido film di Stanley Kubrik, girato nel 1964, il dr. Stranamore. Nel film si confrontano la paranoia politica della guerra fredda e quella personale dei vertici militari, che, combinate con una giusta dose di fatalità, alla fine portano allo scoppio della guerra per errore. In seguito i fatti hanno dimostrato che la profezia della guerra nucleare per errore non era campata in aria. Nel settembre del 1983, per un errore dei sistemi di sorveglianza dell’Unione sovietica, fu segnalato un attacco missilistico americano contro Mosca. Fu solo il sangue freddo del colonnello Stanislav Petrov che impedì che i russi reagissero ad un attacco immaginario, scatenando l’inferno nucleare per errore.
Adesso questa miserabile condizione di pericolo di olocausto nucleare è diventata di nuovo attuale e concreta. “Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare che potrebbe condurre alla fine della civiltà umana,” ha affermato il presidente russo Putin nella conferenza stampa di fine anno, in cui conferma la sua consapevolezza che l’apocalisse atomica potrebbe essere scatenata persino per caso o per errore. Come ha osservato padre Zanotelli, in un appello diffuso pochi giorni fa, questo avviene anche per due nuovi elementi: “Il primo, è rappresentato dalla “tendenza ad abbassare la soglia per l’uso di armi nucleari, creando cariche nucleari tattiche a basso impatto che possono portare a un disastro nucleare globale.” Purtroppo, a questa categoria, appartengono le nuove bombe nucleari B61-12 che il prossimo anno gli USA piazzeranno in Italia, in sostituzione di una settantina di vecchie ogive atomiche. L’altro pericolo viene dalla “disintegrazione del sistema internazionale di controllo degli armamenti,” espresso dal ritiro degli USA dal Trattato INF (1987) che permette a Trump di schierare in Europa missili a raggio intermedio con base a terra.”
Sarebbe interessante capire se, fra un litigio e l’altro delle sue componenti, il Governo italiano è disposto ad accettare lo schieramento di nuovi missili nucleari in Italia e in Europa e se la nostra latitante opposizione è favorevole o è contraria a quest’ulteriore passo nella corsa agli armamenti nucleari. Con tutti i guai che abbiamo, l’ultima cosa che dobbiamo aspettarci è il ritorno del dottor Stranamore.
Corriere dell’Irpinia, 8 febbraio 2019