Abbiamo già parlato sulle colonne di questo giornale (9 giugno) dell’appassionata iniziativa promossa da Anna Falcone e Tomaso Montanari ad una mobilitazione di base per costruire un’alleanza popolare per la democrazia e l’eguaglianza. Migliaia di singoli cittadini e moltissime associazioni e comitati hanno risposto all’appello e si incontreranno domenica prossima, 18 giugno, al Teatro Brancaccio di Roma, con l’obiettivo di creare dal basso una lista nazionale unitaria che abbia nel proprio DNA l’attuazione del programma prefigurato dalla Costituzione.
È evidente che, senza la molecolare mobilitazione politica e civica che si è sviluppata nella seconda metà dell’anno passato per la difesa e l’attuazione della nostra Costituzione, oggetto del tentativo regressivo della riforma Renzi/ Boschi, sarebbe stato impossibile dare le ali al progetto. Domenica parte la fase costituente per un movimento di popolo orientato dai principi fondativi della Costituzione. Un movimento plurale, consapevole delle sue differenze, incardinato sul riconoscimento del nesso inscindibile tra questione sociale e questione democratica. C’è forte l’esigenza di qualcosa di nuovo, e di qualcosa di più grande.
Come rilevato da Gustavo Zagrebelsky: è necessaria la “più vasta possibile unione che sorga fuori dei confini dei partiti tradizionali tra persone che avvertano l’urgenza del momento e non siano mosse da interessi, né tantomeno, da risentimenti personali: come servizio nei confronti dei tanti sfiduciati nella politica e nella democrazia”. La proposta abbozzata da Montanari e Falcone si misura con i percorsi in atto in tutte le democrazie occidentali dove si è chiusa una lunga fase storica di “pensiero unico” e di subalternità culturale e politica della variegata famiglia socialista europea
Come ha osservato Stefano Fassina: “La scommessa di fondo è rianimare nel contesto del XXI secolo la soggettività sociale e politica del lavoro per rivitalizzare la democrazia e promuovere la conversione ecologica dell’economia e della società. Svuotamento della democrazia e regressione delle condizioni sociali e economiche alla fase prewelfare State sono, infatti, conseguenze della svalutazione del lavoro determinata, a sua volta, dalla deregolazione dei movimenti di capitali, di merci e servizi, dall’innovazione tecnologica giocata contro il lavoro, dal rattrappimento dell’intervento pubblico e dalla rinuncia alle leve monetarie e di bilancio dello Stato nazionale, dall’egemonia dell’individualismo proprietario”.
È una scommessa ambiziosa che nel nostro paese può essere guidata dal patriottismo costituzionale. Lo svuotamento della democrazia costituzionale va di pari passo con la svalutazione del lavoro, la destabilizzazione degli equilibri della natura, il crescente caos internazionale, la rilegittimazione della guerra.
Sono evidenti le contraddizioni tra i principi incardinati nella nostra Costituzione e nelle “Carte” nate dopo la II Guerra mondiale e i Trattati europei, il mercato unico e l’ordine economico e sociale dell’euro-zona. Nei mesi che ci separano dalle elezioni si può attivare un percorso che porti alla nascita di una cosa nuova, che possa modificare profondamente il clima politico nel nostro Paese e rinnovare le istituzioni.
Il Quotidiano del Sud, Corriere dell’Irpinia, 16 giugno 2017