A Firenze la Questura vieta una manifestazione in programma per domani (da settimane) contro la riforma costituzionale. Secondo la Questura la concomitanza della Leopolda renziana rappresenterebbe un eventuale rischio di “convergenza di elementi esterni con fini delittuosi” e così, “per la prima volta dal 1978 e appellandosi a norme del regio decreto e del testo unico sulla sicurezza del periodo fascista – dicono gli organizzatori – viene vietata una pratica democratica”. Ma nessuno ha intenzione di fare un passo indietro.
Non succedeva dal 1978, dopo l’assassinio di Aldo Moro e ora succede per volere di Renzi»: è una serata tesa quella che si sta consumando a Firenze dopo la decisione della Questura di vietare una manifestazione programmata per domani dal Comitato Firenze dice No (che raggruppa diverse associazioni della città come Mamme No inceneritore e Movimento Lotta per la Casa) in piazza San Marco alle ore 15.00 con relativo corteo per dichiarare il proprio no alla riforma costituzionale. Secondo la Questura di Firenze la manifestazione non può essere autorizzata per la contemporanea presenza di “massimi esponenti del Governo Italiano” alla stazione Leopolda dove Matteo Renzi e i suoi si sono radunati per l’abituale evento fiorentino. La Questura ha deciso che un assembramento è possibile nella piccola piazza Santissima Annunziata, senza nessuna possibilità di corteo.
Durissime le reazioni: il comitato nel suo comunicato stampa parla di “una scelta che non solo non ha precedenti, ma viola completamente il diritto costituzionale a manifestare” e aggiunge che “la responsabilità politica è tutta da attribuire alla prepotenza che contraddistingue da sempre il governo Renzi”. “Nel paese di Renzi, e ancora di più nella “sua” città, – scrive Firenze che dice No – anche la libertà di espressione sembra valere solo per i suoi sostenitori. Come interpretare diversamente quanto accaduto mercoledì, quando la polizia è intervenuta per impedire una semplice conferenza stampa davanti ai cancelli della Leopolda? Renzi parla di “Leopolda del popolo”, ma utilizza metodi dittatoriali per impedire al popolo del NO di manifestare liberamente. La “gente normale” di cui Renzi parla sono – aggiungono – le famiglie vittime della crisi, gli studenti a cui crollano i soffitti della scuola (e che presto verranno mandati a lavorare gratis da McDonald’s), gli inquilini sotto sfratto, i precari e i disoccupati di questo paese, chi è stufo di una politica asservita ai poteri forti. Le stesse persone che sabato scenderanno in piazza per portare le proprie ragioni alla Leopolda del Sì. Ragioni con cui Renzi deve confrontarsi. Perché questo è il paese reale, che non si può nascondere né zittire”.
Durante la giornata si è pensato anche di provare una mediazione oppure a ottenere una sospensiva ma, come ci conferma l’avvocato Paolo Solimeno (dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici) non ci sarebbero i tempi tecnici. “Non ci sono comprovate ragioni di pericolo – ci dice Solimeno raggiunto telefonicamente – per l’ordine pubblico come stabilisce la giurisprudenza. Qui il questore dice che c’è la concomitanza di altre manifestazioni e dice che c’è il rischio che convergano nella manifestazione “elementi esterni che possano compiere diritti”. Siamo di fronte a una compressione ingiustificata di un diritto senza un concreto pericolo. Si torna al testo unico per la sicurezza fascista”.
Anche il vicepresidente di Libertà e Giustizia Tomaso Montanari è intervenuto: “Mi sembra davvero insensato e grave – dice Montanari – che si probisca una manifestazione pacifica che si chiama ‘Firenze dice no’, e che lo si faccia mentre il Presidente del Consiglio abusa del suo ruolo istituzionale mescolando le celebrazioni dell’Alluvione del 1966 alla Leopolda del Si. Si sarebbe ascoltata volentieri la voce del sindaco Nardella: Firenze non può essere ridotta alla scenografia plaudente di una corte. Non tutti i fiorentini sono felici di fare le comparse nella fiction del buon governo renziano”.
Bruno Paladini, l’organizzatore della manifestazione, però non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro. “La nostra intenzione è fare la manifestazione – ci dice – e certo non ottemperiamo alle prescrizioni e faremo il corteo. Il comportamento della Questura è inaccettabile: i due articoli citati dalla Questura nel documento che ci impedisce di manifestare sono roba da regio decreto. Di fatto c’è un regime: dove c’è Renzi non si può disturbare. Il nostro è un No che scende in piazza, un No sociale, è il no di chi subisce il jobs act, la buona scuola e tutto il resto. Per loro è un banco di prova per capire quanto possano agire contro il conflitto sociale”. Paladini conferma che non c’è nessuna trattativa con la Questura: “abbiamo presentato regolare domanda il 25 ottobre. Questa è una decisione che arriva da Roma. Il Questore esegue gli ordini del governo. Noi domani saremo lì.”
FanPage.it, 4 Novembre 2016