Dalla Chiesa: Colombo non è scelta «contro» Esprime un’ idea di città

03 Marzo 2016

«C’ è rischio astensione. Serve un altro candidato». Nando Dalla Chiesa sostiene la discesa in campo di Gherardo Colombo. Il patto delle primarie? «Non si possono vincolare gli elettori se si contrappongono identità diverse. A me è una candidatura che piacerebbe, molto». Nando Dalla Chiesa è uno dei sostenitori della discesa in campo di Gherardo Colombo: «Ho visto crescere questa ipotesi in una settimana. All’ inizio uno buttava lì il nome e l’ altro diceva “Ma figurati, non accetterebbe mai”. Poi però quando te lo senti ripetere dall’amico, dalla collega, da un professionista, dai tuoi studenti… Beh, allora vuole dire che bisogna provarci».


Colombo ci sta pensando?
«Ha chiesto un po’ di tempo, sì. Mi risulta che in tanti si stiano dando da fare per raccogliere firme e convincerlo».

Vero che non accetterebbe se ci fosse Francesca Balzani capolista degli arancioni?
«Sì ed è una prova ulteriore della sua correttezza. Non è un problema di bacini che si sovrappongono, ma di amicizia fra loro due».

E Balzani cosa farà?
«Deciderà lei. Io alle primarie l’ho sostenuta con molta convinzione e ora dico che deve stare attenta: ammesso le promettano che farà il vicesindaco, io non mi fiderei».

Ma il problema è la poltrona di vicesindaco?
«Il problema è la riconoscibilità di una identità che Francesca non chiede per lei ma per chi le ha dato fiducia».

Il nemico è Giuseppe Sala?
«Qui non si tratta di essere contro uno o l’ altro, qui parliamo di idee di città. Per questo io mi riconoscerei nella candidatura di Gherardo, con cui ho fondato Società Civile e abbiamo fatto tante iniziative anche fuori Milano».

Perché questa candidatura può avere successo?
«Per la sua storia personale, che non è banale ma importante per la città. Chi legge la realtà di oggi con gli occhiali di 20 anni fa pensa a Mani Pulite; gli studenti universitari dicono che è quello che è venuto a scuola a parlare di regole o di educazione civile: è un uomo di grande dirittura morale, un intellettuale molto disponibile al confronto e ha costruito un rapporto importante con il mondo cattolico».

E la politica e l’ amministrazione?
«Beh, non si può dire che non conosca le leggi. Dal suo punto di vista, si è dovuto occupare anche di amministrazione: è sicuramente un uomo con un senso delle istituzioni molto alto e ben provato nella sua vita».

Non teme la spaccatura del centrosinistra?
«La frattura avviene nel momento in cui una parte di elettorato decide di votare scheda bianca, nulla o di non votare. Questo candidato non arriverebbe contro Sala ma a rappresentare chi non si sente adeguatamente rappresentato».

Come accadde a Genova?
«Avevano scelto un candidato sbagliato. Puoi comandare i tuoi militanti e nemmeno tanto e sono meno di una volta: ma non puoi comandare l’ elettorato».
Anche lei si candidò sindaco nel ’94 e il centrosinistra non riuscì a stare unito.
«Era la prima volta con l’ elezione diretta e c’ era l’ onda forte della Lega. Forse Sala subisce ora sulla sinistra quello che io avevo subito sul centro che non si era fidato».

Ma le primarie a cosa servono se poi arriva un altro candidato?
«Se alle primarie si contrappongono identità diverse non può esserci una regola vincolante: sto sentendo tanti amici che, dopo aver visto i casi di Liguria e Milano, ora non vorrebbero primarie a Roma per evitare vincoli».

E se il centrodestra tornerà al governo di Milano?
«Ma ci può tornare anche con l’ astensione. Per questo serve un altro nome».

Corriere della Sera, 2 marzo 2016

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