Raccomandati/L’Italia da Sordi a “Quo Vado?” Vannucci: “Transparency ci dà al 1° posto della lista nera in Europa. Occorre investire sull’istruzione pubblica”

09 Gennaio 2016

“Né corruzione, né concussione: è solo educazione”. Nel film di cui tutti parlano, Checco Zalone interpreta un dipendente pubblico che mette timbri nell’ufficio caccia del suo paesino. L’amico che ha bisogno del lascia-passare, lo ricompensa portandogli in dono una bella quaglia  fresca. E Zalone non si tira indietro: non è mica corruzione, spiega, solo “educazione ”, appunto. Se è vero che Zalone è l’ultima maschera di successo della commedia italiana e che i suoi personaggi sono uno specchio caricaturale dei nostri vizi, una scena così nel suo film non poteva mancare. Ieri il Fatto ha pubblicato il racconto di un politico, Carmine Nardone, che in dodici anni di attività parlamentare ha ricevuto e catalogato circa 20 mila richieste di raccomandazione.

Parliamo davvero di un carattere permanente, immutabile, del nostro spirito nazionale?

“Il familismo amorale”,   per citare Edward Banfield, fa parte della nostra storia da secoli. Però il discorso è più complesso di come viene trattato in genere. Credo che in fondo non sia il caso di piangersi troppo addosso”.

A rispondere è Alberto Vannucci, docente di Scienze Politiche all’Università di Pisa. La corruzione politica è il tema centrale del suo lavoro di ricerca e delle sue pubblicazioni. Non sarà il caso di piangersi addosso, professore, ma è lecito ridere di una natura tanto odiosa?

“Il cinema ha catturato e raccontato una parte della realtà culturale del nostro Paese. Prima di Zalone, c’era Alberto Sordi. Un super italiano, campione di raccomandazione, familismo, avidità. Ci si ride, e forse è una reazione un po’ autoassolutoria. Siamo fatti così, ma non siamo solo quello. In fondo l’ultima scena di Una vita difficile di Sordi, è quella dello schiaffo in piscina, della reazione”.

Per la ong Transparency International dal 2014 l’Italia è il primo Paese in Europa per corruzione. Ha superato Bulgaria e Grecia.

“È un problema storico almeno dall’epoca dei Comuni. Ma ripeto, la realtà è più complessa: esiste una parte consistente della cittadinanza che ha  valori diversi. Secondo una ricerca svedese, l’Italia è lo Stato con la variazione maggiore, in tutta Europa, tra regioni ad alto livello di  corruzione e quelle con il più ampio tasso di capitale sociale e di integrità civica. Ancora prima che corrotta, l’Italia è lacerata, condannata a un divario enorme tra i suoi territori. In molte delle nostre regioni, nel corso della storia, l’unico modo di intendere i rapporti con il pubblico è stato rivolgersi al potere col capo chino, implorando favori. Scambiare i diritti con le opportunità.

Familismo, opportunismo, raccomandazione, corruzione. Colpa di chi chiede o di chi concede; di burocrati e politici o di chi li sceglie?

“Impossibile dirlo. Alla base c’è l’incontro tra una domanda e un’offerta. La disponibilità a concedere un favore, da una parte, e a gratificare quella concessione, dall’altra. I due fenomeni si alimentano a vicenda. La selezione della classe dirigente è inquinata, ma la visione della classe politica corrotta è limitante. Ovviamente lo è, ma il discorso non si esaurisce lì. Nei grandi casi di corruzione, da Tangentopoli a Mafia Capitale, se si va a vedere, la quota maggiore di profitto se la prendono i privati, gli imprenditori. Spesso guadagna più chi domanda. Però, insisto, l’Italia non è un monolite. È il Paese di chi ruba e raccomanda, delle maschere stile Sordi e Zalone, ma pure dell’eroismo civile e di chi dedica la vita a combattere mafie e ingiustizie. Non siamo spacciati”.

Però siamo usciti dal più grande scandalo politico della nostra storia, Mani Pulite, come se non avessimo imparato nessuna lezione.

“È vero, ma oggi in Italia il problema non è più rimosso, come durante il ventennio berlusconiano. Il tema dell’integrità della classe dirigente è diventato centrale, ed è la battaglia principale di una forza politica in ascesa. Cominciamo anche ad avere gli strumenti per rendere le  pubbliche amministrazioni un po’ più trasparenti, bisogna imparare a usarli”.

Non moriremo da corrotti, insomma.

“Non moriremo zaloniani, o sordiani. Nanni Moretti diceva: ‘Ve lo meritate Alberto Sordi’. In senso buono, forse oggi ci meritiamo Zalone e quella parodia lì. Ma i cambiamenti richiedono una lotta di lunga durata. Nei Paesi scandinavi, che oggi guidano le classifiche di etica pubblica, fino a qualche decennio fa la corruzione era un fenomeno pervasivo. Servono cambiamenti normativi, ma soprattutto investimenti nell’istruzione pubblica. Bisogna alzare l’asticella. Io forse non farò in tempo, ma i miei figli e nipoti spero di sì”

Il Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2016

 

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