Rinasce il nazionalismo tracotante tedesco

14 Luglio 2015

La vicenda greca e l’evoluzione interna del qua­dro poli­tico tede­sco ci stanno mostrando sem­pre più chia­ra­mente la rina­scita di un nazio­na­li­smo ger­ma­nico sem­pre più tra­co­tante. Il 70 per cento di con­sensi di cui godrebbe — secondo i son­daggi — il mini­stro delle finanze Schau­ble, non è tanto da attri­buire alle con­vin­zioni libe­ri­ste della mag­gio­ranza dei cit­ta­dini tede­schi quanto a quella «prio­rità dell’interesse nazio­nale» che è la for­mula con la quale il nazio­na­li­smo si pre­senta al giorno d’oggi in società, e di cui il «tec­nico» Schau­ble è l’impeccabile inter­prete politico.

SCHAUBLE, DOBBIAMO ARRIVARE PRESTO A UNIONE BANCARIADopo ben cin­que mesi di nego­ziato tra il nuovo governo di Atene e l’Unione euro­pea due cose sono ormai chiare. La prima è che non si è trat­tato di un nego­ziato, ma di una guerra. Una guerra pre­ven­tiva per il raf­for­za­mento dell’egemonia tede­sca in Europa.

La seconda, del tutto con­se­guente, è che il pro­blema non è la Gre­cia ma la Germania.

Fino a che punto può essere sop­por­tata da diversi part­ner euro­pei, in primo luogo la Fran­cia, la poli­tica di potenza che Ber­lino sta con­du­cendo all’interno dell’Unione? E fino a che punto gli Stati Uniti potranno per­met­tere alla Ger­ma­nia di por­tare scom­pi­glio in quel campo atlan­tico che pure qual­che obbligo com­porta?

Il lungo brac­cio di ferro con Atene non inter­roga tanto la com­pa­ti­bi­lità dell’economia greca con le regole dell’Unione, quanto la com­pa­ti­bi­lità degli inte­ressi tede­schi con la tenuta e la soste­ni­bi­lità di una comu­nità euro­pea in gene­rale. A Ber­lino, in nome dell’Europa e della Nato, sta pren­dendo forma nelle tor­bide acque della crisi greca, una poli­tica anti­eu­ro­pea e ten­den­zial­mente antiatlantica.

Pochi lo nomi­nano per­ché è un argo­mento di quelli che fanno rab­bri­vi­dire. Ma la vicenda greca e l’evoluzione interna del qua­dro poli­tico tede­sco ci stanno mostrando sem­pre più chia­ra­mente la rina­scita di un nazio­na­li­smo ger­ma­nico sem­pre più disi­ni­bito e tra­co­tante. Non­ché visi­bil­mente ten­tato di spin­gersi ben oltre i con­fini dell’etica mer­can­ti­li­sta nella cui ombra è andato fino ad oggi sviluppandosi.

Nella mar­tel­lante cam­pa­gna di stampa con­tro Atene, ma anche nelle prese di posi­zione e nel lin­guag­gio dei prin­ci­pali espo­nenti poli­tici della Repub­blica fede­rale (dagli ultra­con­ser­va­tori della bava­rese Csu ai social­de­mo­cra­tici) va ormai sedi­men­tan­dosi una «cul­tura della supe­rio­rità tede­sca» dai tratti sem­pre più mar­cati. Il suc­cesso eco­no­mico (con­se­guito anche sfrut­tando, a suo tempo, la comu­nità euro­pea al ser­vi­zio di pro­pri biso­gni e ambi­zioni) viene esclu­si­va­mente attri­buito al merito del Modell Deu­tschland e a un cata­logo di «virtù nazio­nali» del popolo tede­sco in netto con­tra­sto con i «vizi nazio­nali» di altri popoli d’Europa.

Tra cui, per esem­pio, l’«inaffidabilità greca», un argo­mento che, secondo logica, esclu­de­rebbe in via pre­ven­tiva qua­lun­que ipo­tesi di nego­ziato, essendo un certo grado di fidu­cia la con­di­zione neces­sa­ria di ogni trattativa.

Qual­cuno si è per­fino para­dos­sal­mente spinto a giu­di­care il cedi­mento di Tsi­pras nei con­fronti del dik­tat euro­peo come una per­so­nale incli­na­zione del lea­der di Syriza al «tra­di­mento».

Quell’opinione pub­blica che oggi farebbe da osta­colo a ogni forma di fles­si­bi­lità nei con­fronti di Atene è stata meto­di­ca­mente costruita entro que­sta pro­spet­tiva cul­tu­rale. A par­tire dalla con­vin­zione che men­tre i debiti pub­blici di alcuni stati sono e devono restare ine­stin­gui­bili, il debito sto­rico della Ger­ma­nia nei con­fronti dell’Europa e del mondo è ormai ampia­mente estinto.

Il 70 per cento di con­sensi di cui godrebbe — secondo i son­daggi — il mini­stro delle finanze Schau­ble, non è tanto da attri­buire alle con­vin­zioni libe­ri­ste della mag­gio­ranza dei cit­ta­dini tede­schi quanto a quella «prio­rità dell’interesse nazio­nale» che è la for­mula con la quale il nazio­na­li­smo si pre­senta al giorno d’oggi in società, e di cui il «tec­nico» Schau­ble è l’impeccabile inter­prete politico.

il manifesto 14 Luglio 2015

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