«Non merita davvero soffermarsi sulla macchina del fango che deve tenere oliati i propri ingranaggi». Sandra Bonsanti, la giornalista presidente (dal 2002) di Libertà e giustizia, liquida in due parole e una definizione molto netta il giro di mail finite sui giornali che hanno raccontato in questi giorni il malessere, talvolta anche la rabbia, di alcuni circoli di L&G (almeno tre, Roma, Pisa e Val di Cecina) contro il proprio vertice accusato di «scarsa democrazia interna». Non è piaciuto, a qualcuno, il modo («poco democratico») e i contenuti («sappiamo sempre solo dire dei no,ma noi cosa proponiamo? »). Ad altri invece, a giudicare dai commenti sul web e dal numero di
nuovi iscritti («stiamo ricevendo molte richieste» dice la segreteria dell’associazione) l’appello contro le riforme costituzionali del governo Renzi è piaciuto moltissimo. «In ogni caso – si aggiunge – si è aperta al nostro interno una discussione e un dibattito molto stimolanti, non si capisce perchè trasformarle subito in “fronda tra i parrucconi” o in “rivolta dentro Libertà e Giustizia”».
Bonsanti chiama in causa la «macchina del fango» per via dell’uso improprio di documentazione interna che invece che essere mandata in giro per «regalare qualche titolo a qualche giornale», sarebbe dovuta servire al dibattito interno. Cosa che è successa. Sul sito, accanto al post di Bonsanti viene pubblicata l’intervista pubblicata martedì su La Stampa in cui Zagrebelsky ammette che forse l’appello «Contro la svolta autoritaria » è stato un po’ «tranchant» e raccoglie la sfida della proposta.
Il Professore il Senato lo vorrebbe così: «Dimezzamento dei deputati, due senatori per regione eletti direttamente tra persone dal cursus honorum rispettabile; durata fissa e lunga senza rieleggibilità; poteri rivolti a contrastare la tendenza allo spreco di risorse comuni; controllo sulle nomine pubbliche e di indagine sui fatti e sulle strutture della corruzione… un organo che abbia lo sguardo lungo e, perciò, non sia sotto la pressione o il ricatto delle nuove elezioni». Per Bonsanti la proposta è «affascinante». Il cuore dell’appello di L&G, però, resta invariato. «Mi chiedo – scrive il presidente dell’associazione – cosa farebbero gli americani se un bel giorno Obama si svegliasse e dicesse loro: sapete cosa? Ho pensato di imporvi una nuova Costituzione, perché quella di George Washington non va più bene. È vecchia, crea troppi intralci all’azione del governo e non basta emendarla. Con la maggioranza
che ho vi impongo di abolire il Senato: e se non vi piace, me ne vado a casa…Non voglio pensare a come la prenderebbero laggiù». Ecco, il punto su cui si dibatte in queste ore tra gli iscritti a Libertà e Giustizia resta il modo. Ovverosia «la presunzione » come la chiama Zagrebelsky, «cioè la chiusura a ogni discussione, un atteggiamento che presuppone il possesso del criterio del bene e del male. Se ci fossero canali aperti di confronto, si farebbe
tutti più strade: tutti, come si conviene in materia di Costituzione. Ma questo presupporrebbe una cosa che manca, come ha detto Massimo Cacciari: la chiarezza d’un disegno generale del quale discutere».
È presto per dire se lo scontro nell’associazione possa considerarsi risolto o, invece, sia destinato ad allargarsi. Per ora i Professoroni, come li ha chiamati il premier, hanno fatto ammenda e hanno avanzato una loro proposta. Saprà ascoltarli Renzi?
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