Le primarie a Messina

07 Gennaio 2013

Ho seguito purtroppo da lontano – questioni personali  mi tengono ancora adesso lontana da Messina – la vicenda messinese delle primarie per la selezione delle candidature nel PD per le prossime elezioni nazionali. Ho sottoscritto, convinta, l’appello a sostenere la candidatura di Antonio Saitta e di Lucia Tarro Celi. L’ho sottoscritto soprattutto perché consapevole che Lucia Tarro è un valore di esperienza, di onestà e di passione politica, ma anche di maturità culturale e di sguardo aperto al futuro riguardo alle questioni sociali: il lavoro, l’ istruzione, le donne, i giovani.
Non mi aspettavo una “rivoluzione”;  che Messina  è tenuta in ostaggio da potentati familistici  e clientelari  di vecchia deprecabile scuola, non  è un mistero per nessuno (Bersani dovrebbe pur saperlo!). L’arroganza delle dichiarazioni di Franco Rinaldi (vedi “vicenda” Report), a cui fanno da  perfetto specchio le affermazioni pubbliche di Francantonio Genovese sulle “virtù” politiche di Maria Tindara Gullo , parla da sé.
Eppure Messina ha risposto all’appello a favore di Lucia Tarro  dando una precisa indicazione di senso: ci sono duemilaquattrocentonovantaquattro persone di area del PD o più ampiamente di area di centro sinistra (molti più sarebbero stati se il voto fosse stato aperto a tutta la società civile) che credono in Lucia. I quasi duemila e cinquecento, che votando Lucia non vogliono che vada smarrita la tradizione che almeno dal dopoguerra in poi ha segnato la speranza di un rinnovamento sociale fatto all’insegna dei valori della Costituzione; la speranza che dal sacrificio dei Padri prendesse avvio un mondo più giusto e più uguale, dove lo Stato fosse garante del diritto a una vita dignitosa per tutti. Più di duemila  persone che credono che Lucia possa  essere il punto di avvio di  una stagione di  “giovinezza” politica progressista per Messina.
Io credo in quelli che l’hanno votata; credo in quelli che hanno sottoscritto l’appello; credo che il coraggio di Lucia nel raccontare soprusi, opacità, grave ma insulsa mafiosità di  qualche “piccolo personaggio”  vada raccolto come  monito per tutti i messinesi che chiedono di essere cittadini; che sia patrimonio da valorizzare e spendere a favore di Messina, dei suoi giovani, delle donne, degli uomini;  in favore  della dignità della nostra intera comunità. Ma anche e non ultimo, l’azione di Lucia è portatrice di una importante via di metodo affinché i partiti  possano uscire dal vuoto politico, dalla  “corruzione” di senso, dai pericolosi personalismi in cui indulgono, impauriti e incapaci come sono di “grandi gesta”.
Pur non avendo un colore politico, perché altra è la sua “missione” – che è quello di essere laboratorio di riflessione, di incontro, di dibattito politico-civile ispirato ai valori della Costituzione- pur nutrendo i soci differenti  orientamenti politici, credo di poter dire a nome mio personale ma anche a nome di LeG  Messina che l’azione di Lucia Tarro, il suo coraggio,  la sua volontà di parlare in maniera diretta alla gente e di smascherare senza nascondersi dietro paraventi  la difficile situazione della democrazia a Messina, merita totale solidarietà. Personalmente posso dire: non la lascerò sola e cercherò di dare il mio contributo di incitamento alla responsabilità civile (forse è poco, ma giuro di farlo in onestà) nella speranza di poter lasciare a quanti verranno dopo di noi un mondo migliore.

* Giusi Furnari è coordinatrice di LeG Messina

“Lucia…tanto lo sai com’è”. Parto da qui. Da questa rassegnazione. Da quello che sento dire in giro in questi giorni. E’ incredibile questo modo di dire, questo modo di fare.

La mia indignazione sull’andamento e sui risultati delle primarie a Messina è nota.
Meno noto è, forse, il fatto che non c’è alcun risentimento personale per non aver ottenuto una quantità industriale di voti. Sono contenta dei risultati e continuo a ringraziare gli amici e i cittadini che hanno creduto nella mia persona.
L’indignazione mi ha invece spinta verso una rinnovata testimonianza di militanza politica e civile, una sorta di dovere nei confronti dello smarrimento e della generale sfiducia verso la politica che tutto può sopportare oggi tranne spettacoli di apparente democrazia.

Ma soprattutto un dovere nei confronti di quei tanti giovani che sperimentano percorsi e linguaggi nuovi e che ereditano giornalmente l’idea di un Partito padrone a cui affidare il proprio destino.

Nessuno può meritarsi questo futuro, da chi si occupa della città con coraggio e capacità, a chi attende da anni riconoscimento senza necessariamente essere un frammento dell’enorme apparato con cui il PD di Genovese ottiene i propri consensi.

Quanta distanza da quella questione morale indicata da Enrico Berlinguer e che oggi risulta l’unico modo per salvare l’azione politica e la vita stessa dei Partiti. Ma quanta distanza ancora dalla storia del movimento delle donne, proveniente anche dalla lezione cattolica, che ritiene la donna e la differenza di genere un valore aggiunto per il governo delle Istituzioni e della società.

Mi chiedo come sia possibile che l’On. Genovese, nelle sue recenti interviste, abbia parlato della giovane Gullo (che si è affermata con ben undici mila voti) come “una ragazza senza esperienza”, ma “figlia di”, “cugina di”, “componente di una famiglia di”. Personalmente rimango senza parole.

Faccio solo i miei auguri a Maria Tindara Gullo perché trovi la strada per un riconoscimento autonomo e libero da logiche familistiche e di appartenenza.

Chiudo qui il capitolo primarie, chiarendo per l’ultima volta che la mia non è una polemica personale. Sarebbe troppo facile, troppo superficiale. Purtroppo la mia è osservazione pura, che affonda le radici in un’esperienza politica fin troppo radicata. Basta guardare e basta sentire.

Non so che strada prenderà questo mio senso del dovere. Se continuare la mia battaglia dentro o fuori il partito oppure dedicarmi ad altro.

In questo momento voglio farvi riflettere su un dato molto semplice: se in una settimana, raccontando in maniera concreta come stanno le cose, io sono riuscita ad attirare l’attenzione dei media su di me, se tantissima gente mi ferma per strada per testimoniarmi solidarietà e rabbia, se un sacco di ragazzi mi tempestano di mail e domande, significa che la ferita c’è, esiste ed è molto profonda.

A prescindere dalle scelte che prenderò, voglio che questo sia un esempio per chi si trincera dietro i luoghi comuni di un linguaggio finito, morto, che non ha senso di esistere.

Per questo chiudo questo capitolo e ne apro uno nuovo. E mi rivolgo alle persone che hanno la giusta “fame” per ribaltare quanto ho denunciato.

E per non sentire più nemmeno una sola volta quanto ho sentito in questi giorni da amici impauriti e passanti conniventi: “Ma tanto Lucia…lo sai com’è…”
E io invece non lo so “com’è”, ma so bene come non dovrà più essere.

Fuori da ogni retorica.

Grazie

* Lucia Tarro Celi era candidata alle parlamentarie del Pd e socia di LeG Messina

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