“Ora la crescita”, scandisce la voce suadente nell’aula e dai televisori del Transatlantico. Fuori il palazzo è assediato: pomodori, uova marce e petardi e ambulanze e polizia.
Ma i ponti levatoi sono stati alzati e qua dentro filtrano soltanto raggi di sole cocente. È il Palazzo del Paese che non c’è (se non nelle parole del Cavaliere), il Paese dei numeri, dei parlamentari comprati e venduti. Il Paese che finge di credere ancora che la crescita sia dietro l’angolo e che “nei mesi più bui della crisi i lavarotari nelle aziende non sono mai, mai stati lasciati soli”.
Fuori l’assedio continua, fuori c’è un’Italia disperata che è corsa a votare i referendum per riprendersi un poco del proprio destino. Ma le elezioni sono ancora lontane. Deve passare una lunghissima estate. Per ora tutto ciò che è sembrato nuovo, il vento, le parole e gli italiani, qua dentro non arrivano. finirà anche l’assedio dei Cobas. Ma il palazzo resterà blindato e la politica un enigma indecifrabile e ostile.
Il consulente Bisignani tornerà presto al suo ufficio di Palazzo Chigi, assicurano i ben informati.