All’indomani della conferenza stampa in cui Berlusconi attacca scuola pubblica, unioni gay e adozioni per single, la lezione di Chiara Saraceno ai corsi di formazione di Pavia, sembra rispondere direttamente al premier e alle sue dichiarazioni. Già professore ordinario di sociologia della famiglia presso la facoltà di scienze politiche di Torino, attualmente professore di ricerca al Wissenschaftszentrum für Sozialforschung di Berlino, la Saraceno mette a confronto i modelli di welfare italiani con quelli europei e soprattutto dei paesi scandinavi.
Quanto fa lo Stato italiano per venire incontro alle famiglie nella cura dei minori, degli anziani, dall’offerta degli asili, alle scuole, ai centri per la terza età, qual è il grado di parità tra uomini e donne in tema di congedi parentali? Le politiche che dovrebbero essere a sostegno della famiglia sono di fatto politiche normative che non entrano nel merito degli effettivi bisogni, delle vere emergenze. La sociologa distingue in seno alla UE i paesi che privilegiano politiche esplicite, in genere quelli francofoni (primi in ordine di tempo nell’erogazione degli assegni famigliari) e quelli che invece pur non legiferando in modo diretto a favore della famiglia mettono in campo servizi e agevolazioni. Agevolazioni che, anche nella civilissima Germania, riguardano solo le coppie sposate mentre i conviventi pagano tassazioni altissime. È proprio il concetto di “famiglia” e la sua strutturazione a diventare, oltre che merce di scambio con le gerarchie ecclesiastiche, campo di battaglia tra le forze politiche. Ma le posizioni conservatrici e arretrate non sono solo appannaggio della destra, anche il documento del Pd in materia, sottolinea la Saraceno, è deludente, elusivo, e il perimetro famiglia è assai limitato. Nei paesi scandinavi, oltre ad avere una legislazione molto avanzata sul tema generale dei diritti civili, la madre che lavora viene incentivata per i costi di tempo e mancato guadagno, e le politiche di “conciliazione”, oltre a salvaguardare un’effettiva parità uomo-donna, privilegiano le pari opportunità tra bambini (bambini di diverse etnie vengono messi in grado di essere allo stesso livello di bambini autoctoni). Ma, nel nuovo millennio, con la diminuzione delle nascite e l’aumento della speranza di vita è la cura degli anziani a pesare sia economicamente che socialmente sulla famiglia, sempre più sola nell’affrontare i problemi. Problemi ingigantiti dalla propensione del governo italiano a privilegiare la scuola privata anzi “confessionale” a dispetto di quella pubblica, la famiglia tradizionale (meglio se consacrata in chiesa) rispetto a quella di fatto, e la donna che rimane in casa, a vita, a curare figli e vecchi genitori.
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