Livelli di Governance / Relazioni Internazionali

29 Marzo 2011

Una panoramica sul mercato internazionale e il rapporto tra politica ed economia a livello mondiale chiudono la quinta edizione della Scuola di formazione politica di Pavia

In aula

Una panoramica sul mercato internazionale e il rapporto tra politica ed economia a livello mondiale chiudono la quinta edizione della Scuola di formazione politica di Pavia.

L’economista Innocenzo Cipolletta ripercorre l’andamento economico occidentale a partire dalla crisi statunitense degli anni ’70. A seguito delle ingenti spese sostenute per la guerra del Vietnam, gli Stati Uniti raggiungono una forte instabilità economica che porta il presidente Richard Nixon alla svalutazione del dollaro, seguita poi dallo “sganciamento” delle altre monete (in Italia la svalutazione della lira tocca il 20%). Nel 1975 gli USA devono fronteggiare una difficile situazione di scarsa produttività, diminuzione della domanda, caduta dei redditi e conseguente inflazione che raggiunge il 15%. Grazie ad una strategia finanziaria che include l’indebitamento pubblico e ad una spinta verso l’innovazione tecnologica incentrata soprattutto a scoprire nuove fonti di petrolio, l’equilibrio viene recuperato, anche se a fronte di una forte deregolamentazione finanziaria e non.

Con l’attentato alle Torri Gemelle di New York del 2001, si apre una nuova epoca di crisi per l’occidente che continua ancora oggi, anche se la produttività tra il 2000 e il 2010 è stata la più alta (4,5%) dal dopoguerra, soprattutto grazie all’entrata di nuove potenze nel mercato economico mondiale (come la Cina). Per quanto riguarda il futuro, Cipolletta auspica un risanamento degli squilibri mondiali per recuperare l’instabilità attuale, nella speranza che la continua crescita degli organismi internazionali eviti o perlomeno riduca i rischi di guerra nel mondo, affermando poi che l’innovazione è alla base della crescita di ogni paese e allo stesso tempo un diritto di ogni popolo.

La governace globale è il tema dominante della discussione dei professori Alessandro Colombo e Alberto Martinelli che animano il pomeriggio della Scuola pavese.

La governance globale dovrebbe esprimere un concetto più ampio rispetto al government, presupponendo una mancanza di una dimensione gerarchica tra i paesi coinvolti; in realtà anch’essa richiede la presenza di una figura leader, ricoperta attualmente dagli Stati Uniti, unico attore globale presente in aree di crisi (basti pensare alle portaerei americane in territorio libico e giapponese in questo ultimo periodo). Nonostante ciò, gli USA si trovano in una profonda crisi della loro egemonia politica: la recessione economica avanza, il debito pubblico americano è alto, il paese si è trasformato da produttore a consumatore e soprattutto ci sono nuove potenze come la Cina che avanzano sempre di più sul mercato internazionale. Ad oggi siamo ancora però lontani dal poter affermare che il ruolo degli Stati Uniti possa essere sostituito da altri, in quanto la Cina è fortemente penalizzata da un governo autoritario e l’Unione Europea si trova in una fase di stallo a causa della crisi tra Francia e Germania ed ancora più problematico ed irrisolto resta il ruolo della NATO.

Il corrispondente per Bloomberg News a Roma, l’americano Steve Scherer, conclude la giornata con un intervento sul potere dei media in Italia. Scherer ricorda come la comunicazione abbia distinto l’uomo dalle altre specie viventi 40.000 anni fa, epoca in cui comincia a formarsi l’uomo moderno, con la nascita delle arti figurative, della musica e di un linguaggio sviluppato.

Oggi, questa stessa comunicazione che un tempo ci ha distinti, ci sta rendendo schiavi di pochi che la governano e la manipolano, non consentendoci di conoscere ciò che vorremmo: l’informazione sta diventando una pura forma di spettacolo ed intrattenimento che addomestica le menti delle persone. Inevitabile il riferimento a Silvio Berlusconi e al suo potere mediatico (Scherer riporta la notizia della permanenza di Berlusconi nei TG degli ultimi 10 anni, tre volte superiore a quella dei suoi oppositori), icona dei nostri tempi, celebrità dello spettacolo (e non della politica) che in quanto tale può permettersi di non seguire alcuna regola morale.

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