Pubblichiamo uno stralcio del contributo di Vittorio Grevi, l’orazione pronunciata per il 25 aprile dal professore, l’ultima prima della sua improvvisa scomparsa, pubblicata nella raccolta 25 Aprile. Una memoria consegnata (Ibis, 2011, pp.160, € 7). Curato dall’Anpi lombarda, il volume raccoglie anche le orazioni per il 25 aprile di Ernesto Bettinelli, Giulia Rossolino, Bruno Ziglioli e Marina Tesoro.
Vittorio Grevi era un punto di riferimento per le attività di Libertà e Giustizia a Pavia. Ha aiutato il Circolo a costruire la Scuola di Politica nel 2005 e ne ha animato tutte le edizioni con la sua verve e la sua intelligenza. Libertà e Giustizia regalerà una copia del volume agli allievi dell’edizione di quest’anno della Scuola “Giovanni Ferrara” di Pavia, dove pure insegna Ernesto Bettinelli. La nascita dell’Italia repubblicana e democratica – si legge nella quarta di copertina – è il momento fondativo della nostra vita sociale. Ritornare alla Costituzione non è solo un fatto retorico e rituale, ma significa ritrovare e ravvivare i principi alti che la informano. Il volume contiene anche il testo completo e aggiornato della Costituzione Italiana.
Ecco il brano di Vittorio Grevi.
Occorre resistere e reagire, anzitutto, contro il venir meno della memoria dei valori di libertà, di eguaglianza e di democrazia per cui i nostri Padri hanno combattuto; contro l’erronea presunzione che questi valori ci siano stati donati una volta per tutte, e non debbano invece essere alimentati e riconquistati ogni giorno.
Occorre resistere e reagire contro la perdita di senso dello Stato, inteso precisamente con riferimento a quello Stato democratico che si è potuta edificare proprio grazie alla lotta di Liberazione; e quindi contro la perdita della consapevolezza che lo Stato siamo noi, che la Repubblica si chiama così perché è “Res Rublica“, cioè “cosa di tutti” e, dunque casa comune di tutti i cittadini.
Occorre resistere e reagire contro l’eclissi del senso della legalità, contro l’offuscamento della “questione morale”, contro il diffondersi di una certa squallida abitudine a considerare “nemici” se non addirittura “persecutori”, gli organi che, uno Stato democratico come il nostro, e nel rispetto di tutte le garanzie costituzionali, sono legittimamente preposti a contrastare il delitto e le varie consorterie criminali, assicurando così l’applicazione della legge.