Lettera aperta al cardinal Scola

03 Settembre 2010

Proprio mentre si discute di questione morale, sotto le insegne del meeting di Cl a Rimini, il cardinale elogia Renato Farina, deputato Pdl, ex giornalista, collaboratore dei servizi segreti con il nome in codice “Betulla”.

Signor cardinale Angelo Scola, questa lettera aperta è giustificata dalla lettura, in ritardo, di un articolo su Repubblica in cui Gad Lerner, riferisce alcune Sue sorprendenti affermazioni sulla morale rese al recente meeting di Comunione e Liberazione; ed in particolare un suo elogio (“sono pochi i giornalisti bravi come lui”) formulato nei confronti del signor Renato Farina, oggi deputato del Pdl, già spia prezzolata dei servizi segreti sotto il nome di copertura “Betulla”. Con questo elogio, Lei ha offeso la giurisdizione, l’ordine dei giornalisti, il sottoscritto e, soprattutto, la morale. Vorrei spiegarLe perché, ammesso ma poco concesso che Lei non sapesse.

Il signor Farina è stato condannato a sei mesi di reclusione (pena patteggiata dall’imputato e convertita in multa) dal tribunale di Milano nel 2007. La condanna è stata confermata due anni dopo dalla Corte d’appello di Milano, e sempre con la stessa motivazione. Questa: avere, dietro pagamento, aiutato personale del Sismi ad eludere le investigazioni dell’autorità giudiziaria anche mediante diffusione di false informazioni e mediante il tentativo di acquisire illecitamente (con pretestuose interviste a magistrati) notizie sul procedere delle indagini penali sul rapimento di Abu Omar. In conseguenza di questa attività e a seguito dal procedimento penale, il signor Farina, alias spia Betulla, è stato radiato dall’ordine dei giornalisti. In sostanza non lo si può più chiamare giornalista, men che mai “bravo come pochi”.

Non bastasse, il signor Farina ha avuto l’impudenza di promuovere causa civile contro di me, pretendendo un risarcimento di 250mila euro. La mia “colpa”? Aver definito, in un commento sul sito dei Democratici di Sinistra, questo signore come “spione”, come “poco onorevole” e infine come “faccia di tolla” (la stessa espressione che Farina-Betulla aveva adoperato qualche tempo prima nei confronti degli autori di Annozero: Michele Santoro, Marco Travaglio e Vauro. Quando si dice la pena del contrappasso). Ma anche con la causa gli è andata male, anzi malissimo: non solo l’ha persa come aveva già perso una analoga con l’Espresso; non solo ha dovuto pagare immediatamente (“sentenza esecutiva”) le spese di giudizio e gli onorari dei miei avvocati; ma – umiliazione inedita – il giudice Laura Bertoli ha deciso di condannare Renato Farina “a rifondere a Giorgio Frasca Polara le spese di lite” (non esigue ma mai paragonabili all’esosa richiesta di risarcimento pretesa dal presunto diffamato), spese che naturalmente e immediatamente ho girato al tribunale e ai legali dello studio Tarsitano, avv. Antonella Bruno-Bossio e Raffaele Losardo.

Può essere di qualche interesse per l’Eminenza Vostra conoscere qualche dettaglio della sentenza. Che Farina sia definibile spione è per il giudice un “fatto storico”, assolutamente indubitabile per due organi giurisdizionali, e persino ammesso dall’interessato: “Confesso. Ho dato una mano ai nostri servizi segreti militari” (intervista a Libero, 8.7.2006). Che costui sia dunque anche “poco onorevole”, si deduce non solo dal fatto che la sua successiva elezione a deputato voluta dall’on. Berlusconi si qualifica come un premio di consolazione, ma soprattutto dalla constatazione del giudice che l’epiteto “pare voler ribadire quella che è, nella stampa di opposizione, una critica ricorrente indirizzata alla maggioranza di governo e che riguarda i criteri di selezione dei candidati e, più in generale, il tema noto all’opinione pubblica come ‘questione morale’ nella politica”.

E qui, proprio con la morale, siamo al dunque: il tema del meeting di Cl era proprio questo, la questione morale, come e che cosa si intende per moralità in politica (e il subitaneo attacco a Famiglia cristiana l’aveva già detta lunga su come l’intendesse Cl). Bene, Lei ha dato una sconfortante ma significativa risposta onorando la poco onorevole spia Farina, e lo ha fatto proprio sulla questione cruciale – la morale – che era alla base del contenzioso liquidato severamente dal giudice Bertoli. All’origine del contenzioso tra questo signore e il sottoscritto c’è infatti un’intervista al Corriere della Sera in cui il signor Farina aveva rivelato che cosa pensano “i teologi di cui ho stima” della ignobile proposta del governo di incarcerare, in barba alla Costituzione e al buonsenso, gli immigrati che si trovino nel nostro paese in condizione di clandestinità. Vero è che l’Onu e la Chiesa cattolica avevano appena detto no a questo obbrobrio. Ma Farina non si era dato per vinto ed aveva chiesto ai teologi suoi amici “se c’erano contraddizioni con la morale cristiana”, se insomma proposta governativa e morale cattolica fossero incompatibili. “Mi è stato risposto di no, che non è paragonabile ai Dico”, disse Farina al Corriere. Io ribattei, da qui la causa.

Francamente non immaginavo che, quanto a morale, il cardinale e patriarca di Venezia, non solo la pensasse come il signor Farina, ma portasse costui ad esempio di come deve essere un bravo giornalista. Di ottima moralità, soprattutto. Ora lo so.

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