L’Unione Europea riporta alla ribalta la questione dell’aumento dell’età pensionabile delle donne. Questione che il governo pensava di aver risolto con un provvedimento «graduale» da realizzarsi da qui al 2018. Talmente graduale da sembrare non sufficiente all’Ue a risolvere la situazione iniqua e anomala dell’Italia, dove le donne possono andare in pensione ben 5 anni prima degli uomini (pur avendo, tra l’altro, un’aspettativa di vita superiore di 6 anni).
Può sembrare strano che il governo, che da quando è in carica si è mostrato così deciso su tagli assai più critici (da quelli all’istruzione, alla ricerca, fino a quelli ai Comuni e alle Regioni), sia stato e sia ancora così cauto nell’implementare una misura che in fondo allineerebbe l’Italia agli altri Paesi europei e che porterebbe peraltro grossi benefici economici.
Ma non è poi così strano se si pensa allo scontro quasi ideologico che per molto tempo ha caratterizzato questo argomento. E’ uno dei pochissimi temi su cui non solo sono d’accordo tutti i sindacati, ma persino significativi pezzi di maggioranza e opposizione.