Giù le mani da via Tasso

27 Maggio 2010

La scure della Finanziaria si abbatte sul Museo storico della Liberazione. Libertà e Giustizia si rivolge a tutte le forze politiche che in Parlamento sono in grado di bloccare questa volgare offesa a uno dei monumenti della Resistenza più significativi della nostra storia: la palazzina di via Tasso, durante l’occupazione nazista di Roma era il carcere del Comando della Polizia di sicurezza.

“Chiuderemo, non abbiamo alcuna possibilità di resistere”. Antonio Parisella, presidente del Museo storico della Resistenza di via Tasso, lancia il suo grido d’allarme. Finito nella lista dei 72 enti cui la Finanziaria blocca i fondi, il museo, luogo simbolo della sofferenza estrema inflitta dagli aguzzini nazi-fascista, scomparirà, perché il governo ritiene che non abbia “risposto agli obblighi informativi previsti in passato”, come si legge nell’allegato alla bozza di Manovra.

“Il contributo garantito al nostro museo è di 50 mila euro, la traduzione in moneta corrente di quei 100 milioni di lire che nel 2000 ci permettevano di sopravvivere”, spiega ancora Parisella che è ordinario di  Storia contemporanea e Storia dei movimenti e dei partiti politici all’Università degli studi di Parma. “Eppure con noi lo Stato ci guadagna – dice il presidente – qui siamo tutti volontari e in 25 facciamo fronte a 14 mila visitatori all’anno, quasi tutti studenti, molti dei quali stranieri”. Non una telefonata; Parisella scopre del taglio dei fondi leggendo le cronache locali dei quotidiani. “Poche righe per dire che eravamo nella lista”. Ora non resta che la mobilitazione. “Faremo come per la biblioteca di Lovanio, completamente ricostruita dopo la prima guerra mondiale grazie a donazioni e fondi di beneficenza. Lanceremo appelli alle istituzioni culturali nel mondo, perché questo museo e la menmoria che conserva non muoiano”.

Il Museo Storico della Liberazione è allestito nei locali dell’edificio che, durante l’occupazione nazista di Roma, dall’11 settembre 1943 al 4 giugno 1944, venne utilizzato come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza. Le celle di detenzione, allora, occupavano l’intero stabile. Le stanze della tortura sono oggi così come furono lasciate dai tedeschi in fuga.

Libertà e Giustizia si rivolge a tutte le forze politiche che in Parlamento sono in grado di bloccare questa volgare offesa a uno dei monumenti della Resistenza più sacri a tutto il popolo italiano e si mobilita da subito per raccogliere le firme contro questo taglio insensato e blasfemo.

– 7 novembre 2010, dalle pagine del Corriere della Sera, si alza di nuovo l’allarme: “Senza soldi né finanziamenti, chiuderemo”.

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